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Altro che auto elettriche per tutti: per far fronte alla crisi energetica stanno riaprendo le centrali a carbone

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

20 dicembre 2021

Altro che auto elettriche per tutti: per far fronte alla crisi energetica stanno riaprendo le centrali a carbone
Mentre è stato formalizzato l’obiettivo di vietare la vendita di auto a motore termico dal 2035, puntando sulla conversione al 100% elettrica, siamo già in piena crisi energetica nonostante al momento i veicoli a batteria siano pochissimi. Per questo paradossalmente si stanno addirittura riattivando le centrali a carbone, le più inquinanti di tutte. Altro che transizione ecologica…

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Mentre è stato deciso che dal 2035 sarà vietata la vendita di auto a benzina, diesel, gpl e pure ibride (e mentre si sta decidendo di mettere al bando praticamente da subito le vetture Euro 4 nelle grandi città, a partire dal Lazio), per far fronte alla crisi energetica che già senza la conversione elettrica di massa stiamo vivendo in Europa si stanno riattivando le centrali più inquinanti, quelle a carbone. Anche in Italia. È tra i paradossi della (presunta) transizione ecologica.

“La situazione – riferisce Libero – è grave per tutti i Paesi europei: i metri cubi di gas e i chilowattora scarseggiano e dunque il loro prezzo aumenta. La tassazione a carico delle fonti fossili, introdotta per penalizzare chi «sporca» l’atmosfera, fa il resto”.

L’Italia rispetto ad altri è messa anche peggio, perché non ha il nucleare e “preferisce” non estrarre metano dall’Adriatico (e la Croazia ringrazia): “Già nel 2022 l’impatto sui costi sarà più doloroso del previsto. Dal primo gennaio, a regole invariate, è previsto che nelle nostre bollette il prezzo del gas al metro cubo aumenti di un ulteriore 61%, e quello di ogni chilowattora del 48%. […] Nel disperato tentativo di limitare i danni, allora, non resta che aggrapparsi al carbone: fonte inquinante, ma comunque relativamente conveniente, e capace di differenziare la produzione di elettricità. Lo sta facendo la Germania, che ha deciso di chiudere le centrali atomiche nel 2022 e anche per questo, da mesi, ha iniziato ad ampliare le proprie miniere di carbone. Combustibile il cui uso nelle centrali tedesche, nei primi undici mesi dell’anno, è già aumentato del 26%”. In sordina, sta facendo così anche l’Italia: “Da gennaio a novembre […] la produzione elettrica da carbone è cresciuta del 20%. E non è finita qui. Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, nei giorni scorsi ha chiesto alla società A2A la riapertura urgente della centrale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, alimentata a carbone […]. Storia simile a La Spezia: la centrale Enel a carbone era stata chiusa da due settimane e Terna ha appena chiesto di riattivarla per «garantire la continuità del servizio e della sicurezza del sistema elettrico»”.  

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Per Fausto Carioti “sono scelte imposte dall’urgenza, che non dovrebbe esistere in presenza di una seria strategia energetica nazionale”, ma, a parte in qualche misura il ministro Cingolani, il Governo, “Draghi incluso, continua a ignorare l’argomento energia, se non per confermare la propria fede nel dogma europeo della decarbonizzazione”.

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