È mai possibile non accorgersi che un uomo come David Beckham, considerato da intere generazioni un vero e proprio sex symbol, abbia compiuto cinquant’anni? Ebbene sì, perché dentro la redazione di MOW SUCCEDE ANCHE QUESTO E A RICORDARCELO (ASSURDO!) SONO STATI GLI UOMINI. Siamo quattro donne e ce n’è una che, come chiodo fisso, ha Emanuela Orlandi (oramai è parte della nostra family) o, in alternativa, Lino Guanciale, un’altra in preda solo alle ultime recensioni dei film, ossessionata (in senso buono eh, mica che poi mi si offende) dal cinema, nonché grande Stachanov del femminismo, poi c’è quella in fissa con la musica, con un humor che definirlo black è dire poco, amante di alcuni cantanti (molto sui generis) che conosce solo lei e in cerca di uno sugar daddy (MI DISSOCIO). Infine, una che si definisce sapiosessuale e che ritiene sexy Matteo Renzi (sì, le critiche per questa affermazione sono state molte, ma lei non ha mai indietreggiato).
Ecco, può sembrare una banalità il fatto che nessuna di noi quattro si sia ricordata un avvenimento ritenuto quasi “storico” nel mondo del gossip, dei lustrini e delle paillettes. Il punto è che i bellocci non per forza ci devono piacere, non per forza il muscolo corrisponde a rilascio di dopamina o endorfine. Non per forza tutte le donne sono attratte dal banale cliché del bello e muscoloso. E il caso Beckham lo dimostra: primo calciatore-brand della storia, ha cambiato le regole del gioco molto prima che qualcuno iniziasse a chiamarlo marketing. In campo ha vinto, parecchio. Fuori, ha fatto esplodere le copertine tra look rasati e tatuaggi, mutande griffate e Victoria by his side. Ha fatto il modello, lo sportivo, il marito, l’imprenditore, lo Spice Boy, il testimonial, il padre della patria calcistica. Ma oggi, nel 2025, tutto questo non smuove più nessuno. O almeno, non noi. Non siamo più nel 2002, quando bastava un addominale lucido e un calcio di punizione per entrare nelle fantasie erotiche collettive. Oggi, quello stesso David Beckham può anche compiere cinquant’anni ma, parliamoci chiaro, il fascino va molto oltre le mutande Armani e la mascella scolpita. In redazione ci siamo dimenticate di lui semplicemente perché non ci interessa. Non è snobismo, è che ci vogliono altri stimoli.
La bellezza patinata, levigata, infiocchettata da stylist e filtri, ci ha stufate. E con lei anche i simboli eterni della virilità da vetrina. Noi non siamo quelle che sbavavano su Beckham smutandato. Non lo siamo mai state. Non perché non riconosciamo il suo impatto (ha davvero rivoluzionato un certo immaginario), ma perché ci sono corpi e volti che non ci raccontano più niente. Ci interessa chi pensa, chi sa parlare, chi ci stimola sinapsi prima ancora che ormoni (anche perché spesso le due cose sono biologicamente correlate). Il cervello è il nuovo sex symbol. Il pensiero critico, la visione politica, l’ironia, il dubbio. Sì, pure il dubbio. Altro che tatuaggi simmetrici. Auguri, David. Ti sei costruito un impero con il sudore e lo stile. Hai lasciato il segno. Ma se il giorno del tuo cinquantesimo, nessuna di noi ha sentito il bisogno di celebrarti, forse è perché essere belli non basta più. E forse non è mai bastato davvero.
