Che la transizione ecologica non sarebbe stata una passeggiata lo avevamo capito, certo è che negli ultimi tempi le prospettive sembrano più fosche di quel che ci si potesse immaginare. In particolare per il settore dell’automotive, che sta andando incontro a una trasformazione i cui contorni non sono ancora ben chiari. In particolare per il mondo del lavoro, come testimonia anche uno studio pubblicato proprio oggi sul Corriere della sera che segnala quanti posti sono a rischio con il passaggio all’elettrico. A farsi portavoce di questi timori uno dei simboli del giornalismo legato ai motori (e non solo) come Giorgio Terruzzi, che su Twitter ha scritto: “Questa corsa all'auto elettrica è colma di contraddizioni, di rischi, di complicazioni. Anche sul tema-ambiente. Dopo i no vax avremo i no watt”. A parte l’aver trovato un accostamento fortissimo visto il periodo, Terruzzi coglie nel segno per descrivere l’incertezza che ruota intorno a questo cambiamento epocale. Nei commenti, c’è chi scherza segnalando che un veicolo super sostenibile per le città lo abbiamo già, la bicicletta. Oppure, chi dice “finalmente qualcuno che ha il coraggio di parlare”, come se non si potesse neppure mettere in dubbio che qualcosa non va. Fatto sta che, come detto, oggi il Corsera ha pubblicato alcuni dati: “Auto elettrica, a rischio 60 mila posti di lavoro in Italia entro il 2035”. Già il titolo non è per niente rassicurante. In buona sostanza, si legge, molte aziende “in assenza di un piano di riconversione rischiano di essere spazzate via dal mercato. Prendiamo un’eccellenza italiana: la filiera dell’automotive. Non ci sono solo Stellantis, Ferrari e Lamborghini, ma ben 2.200 imprese della componentistica, che forniscono tutti i più noti marchi dell’auto, dove lavorano 161 mila persone. Per fare un esempio: circa il 30% delle auto tedesche è fatto con parti prodotte in Italia. Se il Parlamento ratificherà la proposta della Commissione, in Europa i produttori di auto devono dire addio al motore endotermico (benzina, diesel) entro il 2035. E il 67% delle nostre esportazioni è diretto proprio ai Paesi dell’Unione”. Ecco perché la “profezia” di Giorgio Terruzzi rischia di diventare tristemente una realtà.
Auto elettriche,
la stoccata di Giorgio Terruzzi:
“Dopo i no vax avremo i no watt”
Il grande giornalista e scrittore, in un tweet riesce a sintetizzare tutti i timori e le perplessità di un settore come l’automotive per un cambiamento epocale i cui contorni sembrano ancora molto incerti