Un’assessore regionale di Fratelli d’Italia, il siciliano Manlio Messina, ha denunciato un tentativo di corruzione dopo aver rifutato una mazzetta da 50 mila euro, il 10% del contributo richiesto per un evento con musiche di Morricone. Mentre abbondano paginate e trasmissioni sui cattivi della “Lobby nera”, la notizia del “buono” è stata quasi ignorata, riportata solo dai quotidiani locali, eccezion fatta per il Messaggero e il Corriere, dove comunque si ritrova a “distanza di sicurezza” dalla prima pagina e senza Fdi nel titolo. È ben vero che un politico che rifiuta di farsi corrompere dovrebbe essere la norma, un esempio da manuale di #graziearcazzo, ma si sa che non è proprio così e inchieste come “Lobby nera” mirano proprio a dimostrare il contrario (anche con un certo margine di successo). Per questo l’assessore (nel caso particolare pure coordinatore regionale del partito) che fa la cosa giusta potrebbe rappresentare l’omologo dell’uomo che morde il cane, dovrebbe fare notizia. E invece ne ha fatta molto poca.
Certo, a fare i dietrologi il fatto che la cosa, risalente ad aprile, esca proprio ora può far pensare a una sorta di reazione di “damage control” all’inchiesta di Fanpage, ma ciononostante l’eco mediatica non è stata minimamente comparabile. Ed è stata inferiore anche alla notizia, un paio di anni fa, della prescrizione (l’ipotesi era quella di truffa ai danni dello Stato, oggettivamente non proprio il massimo) per quello stesso Messina che immediatamente era stato dipinto come “il fedelissimo della Meloni”. Si può obiettare che anche sul fronte opposto le dinamiche siano simili, ma il fronte opposto mediaticamente è minoritario. Poi di solito quando si va a votare i rapporti di forza si ribaltano.
Quel che è sicuro è che quello mediatico è davvero un circo, un circo dal quale sempre più persone preferiscono tenersi alla larga: frequentandolo si scopre che i pagliacci non mancano, ma raramente ci si diverte.
Venendo al fatto in sé, qualora interessasse, il capo della segretaria politica dell’assessore, Raoul Russo, ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno di essere stato “contattato prima al telefono per un evento che doveva essere svolto in varie città dell’isola. […] All’inizio della chiacchierata sembrava anche un evento interessante ma i costi erano fuori budget, quindi decliniamo. Di fronte a questa difficoltà che si era frapposta, una sera dopo il nostro primo colloquio mi arriva questo messaggio con «un’offerta» di 50mila euro per Fratelli d’Italia. In un primo momento resto interdetto, non ci potevo credere. In maniera così esplicita, con un messaggio scritto. Devo dire che non ci ho dormito la notte”. Un’offerta rifiutata da Russo, che di comune accordo con l’assessore decide di far scattare la denuncia ai carabinieri.
“Si sono mossi – il commento di Manlio Messina sul Corriere – quasi ritenendo prassi consolidata che un amministratore possa intascare una tangente. […] Di qui lo stupore degli stessi carabinieri. Speriamo di avere incoraggiato tanti a denunciare ogni tentativo di corruzione”. E ancora: “Dovrebbe essere considerata una notizia il contrario. Ma in questo Paese va tutto al contrario. Fino a tarda sera tutti zitti. […] Mi ha fatto piacere un messaggio di Davide Faraone (Italia Viva, ndr). Per il resto calma piatta. Chissà, se avessi ceduto, magari tutti avrebbero parlato di me, massacrandomi…”