La provocazione potrebbe essere: Borgonovo fatti una canna. Qui si parla di legalizzazione della cannabis, di un giornalista de La Verità, Francesco Borgonovo, appunto, che se la prende con la delega all’antidroga data a Fabiana Dadone, nota antiproibizionista e ministro delle Politiche Giovanile (quota 5 Stelle).
Passo indietro: chi è Borgonovo. Non potendo affidarci a Wikipedia (Borgonovo non è censito), dobbiamo affidarci alla memoria: ex giornalista di Libero, ora a La Verità, giacchetta di velluto più da radical chic alla Repubblica anni 80 che da manettaro 2021, barbetta curata, postura rigida, parlantina spigolosa e sarcastica, perfetto insomma per i talk alla Piazza Pulita.
A sto giro, su La Verità di oggi, se la prende con la Dadone e la legalizzazione ma il suo ragionamento non torna. Dice tutto e il contrario di tutto facendo emergere soltanto un astio verso ciò che è il suo vero obiettivo: sparare sui 5 Stelle. Che, per carità, può essere cosa anche buona e saggia ma fatta con una certa lucidità, non come fa lui in questo caso.
Borgonovo spippola i dati: dice che i sequestri di coca sono triplicati, che il consumo di canne riguarda il 18,92 percento tra gli Over 40, il 16,8 tra i 25-29enni, il 25,3 tra i 20 e i 24 e solo il 6,33 tra i minorenni. La prima domanda quindi è: cosa c’entra la coca o altro con l’uso delle canne?
Essere superficiali è un peccato.
Poi Borgonovo, sempre seguendo i dati, tira fuori un’altra evidenza: un terzo degli arresti per spaccio sono immigrati. Non sa Borgonovo o finge di non sapere che legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati è proprio un modo per evitare che a commettere dei reati siano degli immigrati (e non solo loro) e che tutta la filiera venga gestita dalle mafie che sicuramente sapranno come riciclarsi ma che si troverebbero costretti a non poter contare sugli ingenti guadagni derivati da questa attività.
Cosa che invece potrebbe fare finalmente lo Stato, dedicando i profitti delle tasse per la lotta alle stesse mafie (nel suo pezzo Borgonovo cita quella che va più di moda adesso, la nigeriana) o per contrastare e regolarizzare l’immigrazione clandestina.
Dai dati, poi, Borgonovo passa all’attacco della Dadone: ne commenta il suo modo di vestire (salvo poi dire che ognuno può vestirsi come vuole, ma intanto due righe di scherno le ha buttate lì), e la taccia di inesperienza perché “gggiovane” con tre g, come se essere giovane sia di per sé un problema (e infatti lui anche se lo è fa di tutto per apparire vvvecchio).
Sulla conclusione però sono d’accordo con lui: “Della droga non frega niente a nessuno”. Vero. Quello che anche in questo caso Borgonovo non sa o finge di non sapere (propendo sempre per la seconda ipotesi) è che della droga non fotte niente a nessuno perché ci sono troppi interessi in ballo, troppi guadagni che si diramano in tanti altri settori, traffici che arrivano a persone insospettabili per coinvolgimento diretto o indiretto di secondo terzo o quarto grado. E quindi sì la provocazione ci sta: magari facendosi una canna Borgonovo potrebbe vedere tutta la questione con una lucidità che almeno su questo argomento a lui manca.