La reazione più furiosa avviene nel programma Ore14, condotto da Milo Infante, che apre la trasmissione definendo MOW «un settimanale più o meno patinato», quando in realtà siamo un magazine online che viene aggiornato più volte al giorno (sorvolo sul «più o meno patinato»). Subito dopo è partita la prof. Balducci che, coincidenza, l'ho ritrovata citata varie volte nel libro che ho cominciato a leggere proprio in questi giorni, che consiglio a tutti e che svela i segreti della magistratura, Il Sistema (di Luca Palamara). Balducci ha detto testualmente: «La copertina di quel giornale è vergognoso» (video e loop sotto), e ha tirato in ballo la deontologia, dicendo che non è corretto diffondere delle notizie che «creino spirito emulativo». Mi sono chiesto: quale sarebbe lo spirito emulativo, quello di denunciare gli abusi subiti? Perché sarebbe un atteggiamento da scoraggiare? La Balducci ci rimprovera anche di aver fatto domande troppo private e che non va bene parlare di droga. Davvero? Quindi Saviano che scrive le serie sullo spaccio internazionale dell'ndrangheta, che facciamo, lo censuriamo?
Per fortuna che a Ore14 c'era anche Roberto Alessi, direttore di Novella 2000 e grande esperto della storie del Costume del nostro Paese, che ha citato un caso di 60 anni fa, quello di Franca Viola: la prima a mostrare la propria faccia su un giornale dopo una violenza, rifiutando il "matrimonio riparatore" come soluzione e portandone così all'abolizione in Italia. In collegamento Roberto Alessi ha difeso il sacrosanto diritto di fare i giornalisti e di fare cronaca. Noi questo abbiamo fatto. Con delicatezza e attenzione. Sapevamo che la nostra cover sarebbe stata criticabile, che poteva essere capita o no, ma anche che attiene a un compito primario della stampa: dare voce alle protagoniste di una storia. Esattamente come fa Milo Infante quando invita in studio Daniele Leali, l'amico del cuore di Genovese. Leali, ecco: Leali. Leali si è chiesto: «Chi ha aiutato queste ragazze? Chi c'è dietro?». Facendo intendere che fossero state «spinte» a esibirsi per pubblicità, un messaggio diretto al loro avvocato Ivano Chiesa e soprattutto a Fabrizio Corona, che attraverso l'agenzia Atena le ha seguite nella comunicazione. Ma su questo è stato lo stesso avvocato Chiesa a rispondere e a precisare il ruolo di Corona.
Alla fine, cosa si evince da tutto questo? L'ha spiegato meglio di come potrei fare io Anna Piscopo, una sceneggiatrice, che dopo aver visto la puntata sul suo profilo instagram ha scritto: Si evince che 1) Una vittima non deve esporsi, gli amici dello stupratore sì (come Daniele Leali) 2) Una vittima che ha avuto una brevissima relazione col suo stupratore non può dire di volergli ancora bene (come ci ha raccontato Ylenia). 3) Una vittima non si può truccare e abbellire per una copertina. 4) Una vittima non può essere pagata per le interviste né avere un agente, ma gli amici dello stupratore sì. 5) Una vittima perde di credibilità se piange in diretta tv portando soldi e pubblico al programma che l'ha ospitata 6) Una vittima deve stare a piangere nascosta, preferibilmente in pigiama.
Sarà la magistratura a definire i contorni e i dettagli di tutta questa storia. Però quello che è stato lampante in questa settimana è che l'opinione pubblica ha smesso di concentrarsi sul fulcro della vicenda e si è scelto di parlare dello sfondo, di accusare la nostra copertina e di continuare a incolpare le due ragazze di aver voluto raccontare semplicemente chi sono, rinunciando all'anonimato e illustrando la loro versione di questa storia. Per quanto riguarda MOW, quello che continueremo a fare, è: cercare notizie, raccontarle, senza avere la pretesa di conoscere la verità, ma preservando l'intenzione di non essere mai banali e sempre indipendenti. Che, credetemi, è merce rara in Italia oggi.