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Pisto is Free

«La copertina di quel giornale è "vergognoso"»

Moreno Pisto

14 febbraio 2021

Breve storia di una settimana vissuta pericolosamente a causa della cover che abbiamo fatto con le due ragazze che hanno accusato Alberto Genovese. Una settimana che ha avuto il suo apice nella trasmissione Ore14, su Rai Due

di Moreno Pisto Moreno Pisto

Secondo l'avvocato e professoressa Paola Balducci la nostra copertina è «vergognosa». Secondo Milo Infante, conduttore Rai, le nostre foto sono «orribili». Secondo Azzurra Barbuto, giornalista di Libero, sulle cover dei giornali ci dovrebbero andare solo le attrici e non chi sostiene di essere stata vittima di uno stupro. Questo si è sentito su Rai Due, durante la trasmissione Ore14, apice di una settimana in cui sui social, in tv, su tanti giornali cartacei e online è andato in scena un processo a MOW. La nostra colpa? Aver messo in copertina Ylenia e Martina. La colpa di Ylenia e Martina? Averci messo la faccia. Ma andiamo per ordine. Una settimana fa usciamo con un servizio di copertina che sapevamo avrebbe fatto discutere: un'intervista a due delle giovani che hanno accusato di violenza sessuale Alberto Genovese, oltretutto fotografate non come due (presunte) vittime ma nella loro naturalezza, un filo di trucco e via. Il titolo è: Può succedere anche a te. Apriti cielo. La notizia è notevole, tutti la riprendono, molti ci criticano.

 

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L'articolo su Repubblica.it (Il Corriere della Sera ha dedicato anche una pagina sul cartaceo)
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Immancabile, l'apertura di Dago

La reazione più furiosa avviene nel programma Ore14, condotto da Milo Infante, che apre la trasmissione definendo MOW «un settimanale più o meno patinato», quando in realtà siamo un magazine online che viene aggiornato più volte al giorno (sorvolo sul «più o meno patinato»). Subito dopo è partita la prof. Balducci che, coincidenza, l'ho ritrovata citata varie volte nel libro che ho cominciato a leggere proprio in questi giorni, che consiglio a tutti e che svela i segreti della magistratura, Il Sistema (di Luca Palamara). Balducci ha detto testualmente: «La copertina di quel giornale è vergognoso» (video e loop sotto), e ha tirato in ballo la deontologia, dicendo che non è corretto diffondere delle notizie che «creino spirito emulativo». Mi sono chiesto: quale sarebbe lo spirito emulativo, quello di denunciare gli abusi subiti? Perché sarebbe un atteggiamento da scoraggiare? La Balducci ci rimprovera anche di aver fatto domande troppo private e che non va bene parlare di droga. Davvero? Quindi Saviano che scrive le serie sullo spaccio internazionale dell'ndrangheta, che facciamo, lo censuriamo?

In studio, però, il carico pesante ce lo mettono Caterina Collovati, opinionista, e la già citata Azzurra Barbuto. La Collovati dice: «Non si può finire in copertina se stuprata». E aggiunge: «Le famiglie di queste ragazze non le hanno mai curate». Sulla prima frase siamo ovviamente in disaccordo e chiediamo: sulla base di quale regola una presunta vittima di stupro si deve per forza nascondere, soprattutto se è lei stessa a voler dire la propria opinione? In base a cosa questo diritto le deve essere negato? Siccome ha subito una violenza sessuale non ha diritto di parola? Sulla seconda abbiamo spiegato nell'intervista che non era così, bastava leggerla meglio. 
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Caterina Collovati
Ma la più scatenata è stata la collega Azzurra Barbuto di Libero. Si rifiuta di chiamare Ylenia e Martina vittime, per lei - insiste - vanno chiamate presunte parti offese. Avete letto bene, presunte parte offese. Mi piacerebbe sapere cosa pensa il suo direttore Vittorio Feltri di questa espressione così complessa. In ogni articolo risulterebbe illeggibile. Si spinge oltre, Azzurra. E dice: «Dovrebbero parlare con gli inquirenti queste ragazze, non con i giornali». Lo ripeto: Azzurra Barbuto è una giornalista. La prima giornalista in Italia che dice che con i giornalisti non si deve parlare. Meraviglioso. Oltretutto ignorando che prima di parlare a MOW le ragazze avevano già raccontato la loro versione dei fatti agli inquirenti. Poi persevera: «Queste ragazze vogliono diventare famose grazie a uno strupro». Infine le incolpa addirittura di essersi truccate e pettinate per la cover. Anche qui: qual è il problema? Siccome sono presunte parti offese (illeggibile, scusate) non possono né truccarsi né mettersi a posto i capelli?

 

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Azzurra Barbuto

Per fortuna che a Ore14 c'era anche Roberto Alessi, direttore di Novella 2000 e grande esperto della storie del Costume del nostro Paese, che ha citato un caso di 60 anni fa, quello di Franca Viola: la prima a mostrare la propria faccia su un giornale dopo una violenza, rifiutando il "matrimonio riparatore" come soluzione e portandone così all'abolizione in Italia. In collegamento Roberto Alessi ha difeso il sacrosanto diritto di fare i giornalisti e di fare cronaca. Noi questo abbiamo fatto. Con delicatezza e attenzione. Sapevamo che la nostra cover sarebbe stata criticabile, che poteva essere capita o no, ma anche che attiene a un compito primario della stampa: dare voce alle protagoniste di una storia. Esattamente come fa Milo Infante quando invita in studio Daniele Leali, l'amico del cuore di Genovese. Leali, ecco: Leali. Leali si è chiesto: «Chi ha aiutato queste ragazze? Chi c'è dietro?». Facendo intendere che fossero state «spinte» a esibirsi per pubblicità, un messaggio diretto al loro avvocato Ivano Chiesa e soprattutto a Fabrizio Corona, che attraverso l'agenzia Atena le ha seguite nella comunicazione. Ma su questo è stato lo stesso avvocato Chiesa a rispondere e a precisare il ruolo di Corona. 

Alla fine, cosa si evince da tutto questo? L'ha spiegato meglio di come potrei fare io Anna Piscopo, una sceneggiatrice, che dopo aver visto la puntata sul suo profilo instagram ha scritto: Si evince che 1) Una vittima non deve esporsi, gli amici dello stupratore sì (come Daniele Leali) 2) Una vittima che ha avuto una brevissima relazione col suo stupratore non può dire di volergli ancora bene (come ci ha raccontato Ylenia). 3) Una vittima non si può truccare e abbellire per una copertina. 4) Una vittima non può essere pagata per le interviste né avere un agente, ma gli amici dello stupratore sì. 5) Una vittima perde di credibilità se piange in diretta tv portando soldi e pubblico al programma che l'ha ospitata 6) Una vittima deve stare a piangere nascosta, preferibilmente in pigiama.

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Un post condiviso da ANNA PISCOPO (@annapiscopoanna)

Sarà la magistratura a definire i contorni e i dettagli di tutta questa storia. Però quello che è stato lampante in questa settimana è che l'opinione pubblica ha smesso di concentrarsi sul fulcro della vicenda e si è scelto di parlare dello sfondo, di accusare la nostra copertina e di continuare a incolpare le due ragazze di aver voluto raccontare semplicemente chi sono, rinunciando all'anonimato e illustrando la loro versione di questa storia. Per quanto riguarda MOW, quello che continueremo a fare, è: cercare notizie, raccontarle, senza avere la pretesa di conoscere la verità, ma preservando l'intenzione di non essere mai banali e sempre indipendenti. Che, credetemi, è merce rara in Italia oggi. 

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