Era il 2014 quando Whitney Wolfe Herd, co-fondatrice di Tinder, lasciava l’azienda dopo aver fatto causa all’ex capo (ed ex compagno) per molestie sessuali e discriminazioni. E con quel milione di dollari di risarcimento in tasca, la Wolfe Herd ha deciso di pianificare la sua vendetta creando Bumble, un’app di incontri che assomiglia più ad un manifesto femminista, e che in men che non si dica è diventata la rivale numero uno di Tinder. L’interfaccia e le funzionalità sono pressoché identiche a Tinder, ma il concept stabilisce che siano le donne a fare la prima mossa, dopo il fatidico “match”. In questo modo diminuirebbero i messaggi non richiesti dei classici utenti arrapati che tutte, almeno una volta nella vita, abbiamo condiviso in chat con le nostre amiche. Bumble è in pratica la versione meno cattiva di “Adotta Un Ragazzo”, la dating app del 2013 che funziona come un supermarket e ti fa letteralmente inserire gli uomini nel carrello, come se fossero prodotti. Divertente ma un po’ maligna. Su Bumble invece l’obbiettivo fondamentale è sempre stato quello di creare un ambiente positivo, in cui uomini e donne possano conoscersi in un’atmosfera rispettosa e confortevole. Ma qual è, nello specifico, il margine di “rispetto” da non oltrepassare?
Nel 2016 le linee guida della dating app statunitense sono diventate rigide e poco permissive, vietando agli utenti, sia uomini che donne, di pubblicare selfie in bikini o biancheria intima dentro casa. Se invece la foto viene scattata all’aperto allora via libera, perché in tal caso non verrebbe considerata volgare o inappropriata. Quindi in pratica, se ti scatti un selfie a pecorina in giardino va bene, se lo fai in cantina non va più bene. Cali Rockowitz è una delle vittime del proibizionismo di Bumble, e la sua vicenda controversa sta facendo il giro del web proprio in questi giorni. L'artista trentunenne di Los Angeles, probabilmente ignara della severa guideline dell’app, ha postato una foto in cui indossa una bralette e dei pantaloni della tuta, carponi, con un sorriso da agnellino mentre sta dipingendo. Una foto innocua e dall’atmosfera casalinga, che è stata prontamente cancellata dal team di Bumble. Non contenta, la Rockowitz ha provato a caricare un’altra foto di quel set, in cui i capelli le nascondono quasi interamente il reggiseno, ma anche quella è stata subito eliminata. Dopo varie email di contestazione, il team della dating app ha sottolineato nuovamente che è possibile caricare delle foto in intimo, ma solamente se vengono scattate all’aperto. E non solo, dopo aver esaminato il profilo della ragazza, ha ritenuto necessario eliminare anche una foto di qualche mese prima, in cui mostra il reggiseno di pizzo nero sotto la giacca aperta. Ovviamente sul web la vicissitudine è diventata virale e i followers di Cali Rockowitz hanno proposto delle soluzioni divertenti al problema, photoshoppando la ragazza “all’aperto” in svariate location in giro per il mondo. Ma niente da fare, evidentemente ai piani alti di Bumble sono irremovibili e anche poco ironici.
È necessario che un’app protegga la propria community, bandendo prontamente i materiali pornografici e offensivi, ma su Bumble perfino un reggiseno sportivo o i mutandoni della nonna diventano un contenuto inaudito. Di questi passi, tanto vale che la gente faccia conoscenza su una piattaforma mentalmente più aperta come Instagram, dove un pixel è più che valido per coprire un capezzolo e mascherare la nudità. Dal suo canto, l’app sostiene che i mirror selfie senza maglietta o in biancheria intima siano quelli meno desiderati sulla piattaforma, e che la maggior parte degli utenti che ha pubblicato questo genere di contenuto si è beccata uno swipe a sinistra, quindi un rifiuto. Da qui la decisione di bannare tutto, appuntando fieramente nella guideline l’esempio dell’appuntamento al ristorante, sottolineando che non è buon costume mostrare tutta la mercanzia al pubblico e in modo non consensuale. Chi si iscrive a Bumble d’altronde sa che la filosofia è ben distante da quella di Tinder o altre applicazioni che premiano gli incontri occasionali, che non si evolvono in relazioni, per cui spesso è “necessario” mostrare anche gli attributi fisici. Bumble porta un velo di romanticismo un po’ atipico che di questi tempi può anche piacere, ma che spesso purtroppo scade nel bigottismo.
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