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Cadaveri ritrovati nei trolley,
ecco tutte le ipotesi. E non sono rassicuranti

  • di Marco Ciotola Marco Ciotola

16 dicembre 2020

Cadaveri ritrovati nei trolley, ecco tutte le ipotesi. E non sono rassicuranti
I resti di una donna sono stati ritrovati in una terza valigia. Duplice omicidio, setta satanica, serial killer: tutte le piste del mistero sono ancora aperte. Di certo non è accaduto niente di tranquillizzante

di Marco Ciotola Marco Ciotola

C’è un serial killer di ferocia e freddezza spropositate, che agisce con tutta la calma del mondo nella zona del fiorentino – la calma sufficiente a fare a piccoli pezzi persone e infilarle in delle valigie. È l’ipotesi, forse la peggiore, innescata dai tre diversi ritrovamenti di parti di cadaveri all’interno di altrettanti trolley nel giro di pochi giorni, in un bosco di Sollicciano, provincia di Firenze. A formularla – corredata da molte altre tesi visto lo stato embrionale dei fatti – è il Corriere Fiorentino, ricostruendo una vicenda contorta che ha avuto inizio lo scorso 9 dicembre, ma che potrebbe trascinarsi anche da diversi anni stando a molte circostanze che sembrano finora caratterizzarla.

Ultime evidenze scientifiche potrebbero portare a una coppia scomparsa nel 2015, ma questo non sembra affatto esaurire una questione che di fatto spinge a setacciare ancora l’area interessata e tutte quelle limitrofe. In queste ore unità specializzate in ricerca cadaveri arrivate direttamente dal nucleo carabinieri di Bologna stanno esaminando ettari di boscaglia, segno che si cerca una possibile quarta valigia. In più, già da domani potrebbe partire una massiccia opera di disboscamento per agevolare le ricerche.

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I fatti

È mercoledì 9 dicembre, quartiere di Sollicciano, pochi passi dall’omonimo carcere che costeggia la superstrada Firenze-Pisa-Livorno. L’uomo che sta rimuovendo le sterpaglie dall’orto sociale decide di rendere calpestabile anche la zona di solito dimenticata del luogo, ma appena sfoltita la matassa più ingombrante di rovi nota una valigia. La apre e pensa inizialmente a un manichino, poi mette a fuoco e gli cedono le gambe: sono resti umani – un busto parzialmente saponificato e una gamba maschile – avvolti in una coperta. Intervenuti sul luogo i carabinieri, si trovano di fronte a un altro trolley – ad appena 50 metri di distanza dal primo – che contiene stavolta gli arti inferiori di quella che, secondo primi esami autoptici, sarebbe una donna di oltre 40 anni.

Potrebbe essere la definizione completa del mistero sul quale cominciare a lavorare, e invece passano appena 5 giorni ed ecco comparire una terza valigia: è distante 100 metri dalla prima e 150 dalla seconda, e contiene parti di un corpo femminile, nello specifico il busto e la testa della stessa donna della seconda valigia. I primi esami concordano infatti su un unico punto cruciale: i resti contenuti nella seconda e nella terza valigia sono della stessa persona.

Le evidenze scientifiche

Partono 24 ore dopo – e proseguono tuttora - le ricerche nella fitta boscaglia attorno con i cani molecolari, mentre le evidenze autoptiche gradualmente rivelano circostanze sempre più macabre: parti del corpo parzialmente saponificate, donna “picchiata brutalmente” con diversi colpi alla testa, frattura dell'osso ioide e di diverse costole e morte sarebbe sopraggiunta “per asfissia”. L’uomo sarebbe invece morto a seguito di una coltellata inferta all’altezza della gola e – elemento che potrebbe rivelarsi cruciale alle indagini – ha un tatuaggio su un avanbraccio che ritrae un’àncora e sotto il nome di una città albanese.

Uccisi quindi e, successivamente, ore ed ore di quella che i medici legali descrivono come una “notevole cura” nel fare a pezzi i corpi, saponificarne alcune parti, imballarle con cellophane e nylon legati con nastro adesivo e sistemarle nelle valigie. Poi un probabile viaggio su un furgone o comunque un mezzo dall’assetto molto alto per – ipotesi ancora al vaglio ma tuttora la più plausibile – lanciare entrambi i bagagli dalla superstrada.

Le ipotesi

L’indizio cruciale è il tatuaggio: da lì gli investigatori sono immediatamente risaliti ai fascicoli sulle persone scomparse, fermandosi alla cartella riguardante i coniugi Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie di origini albanesi scomparsi nell’area di Scandicci nel 2015. Una storia con risvolti se possibile ancora più oscuri perché i due, di 54 e 52 anni, si erano trasferiti stabilmente nel fiorentino, proprio presso il quartiere di Sollicciano, per stare vicino al figlio arrestato e detenuto in quel periodo nell’omonimo carcere per reati legati alla droga. La loro vicenda finì anche alla trasmissione di Federica Sciarelli Chi l’ha visto?, quando la figlia della coppia, Dorina, ne denunciò la scomparsa accennando anche a una telefonata sospetta ricevuta pochi giorni prima di perdere le tracce dei genitori.

Se la vicenda può permettere di accantonare l’ipotesi serial killer, sono decine gli aspetti che restano oscuri al momento e che tengono lontani da qualsiasi certezza. In primis, quello più macabro: nell’inquietante puzzle dei corpi mancano molte parti, motivo principale che spinge in queste stesse ore a cercare una quarta valigia. Lascia poi pensare la questione relativa al figlio della coppia, all’epoca della scomparsa in carcere per reati legati alla droga e con possibili “conti in sospeso” che potrebbero essersi riversati sui genitori; eventualità quest’ultima paventata dalla circostanza relativa alla telefonata sospetta ricevuta poche ore prima della scomparsa, che potrebbe risalire al periodo invernale, almeno stando ai brandelli di abiti in lana rinvenuti sui cadaveri.

Come evidenziato dal Corriere Fiorentino, nel caso per il momento potrebbe esserci “tutto e il contrario di tutto”:  se può risultare più facile pensare a un duplice omicidio di interesse, vale a dire di due persone legate tra loro all’assassino, non si può escludere il “serial killer che colpisce a caso, la setta satanica o un regolamento di conti tra criminali feroci che potrebbero aver scelto quel luogo come discarica per i cadaveri, per qualche oscuro motivo ma anche solo per caso”.

 

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