“Quest’anno sono più appassionato che mai di Superbike, ma non perché ci sono le sprint race, ma perché ci sono tre piloti che se le danno di santa ragione” – Lo ha detto ieri Luca Marini, rispondendo all’ormai immancabile domanda su cosa pensasse circa l’introduzione di una gara in più nei fine settimana di gp del prossimo anno. Il pilota del Team VR46 ha provato a giocarsela alla diplomatica, dando la classica botta sia al cerchio che alla botte, ma s’è ritrovato col fornire una chiave per spiegare la novità buttata là in fretta e furia da Dorna. Perché in qualche modo il fratello di Valentino Rossi ha ammesso che in MotoGP non ci sono più i personaggi. Qualcosa che si dice da un pezzo e che anche Danilo Petrucci, nel salutare definitivamente la classe Regina, aveva sottolineato: “Non si può dire niente, bisogna stare attenti a tutto e non c’è parola che non viene condivisa e calibrata prima di essere pronunciata”.
Insomma, in MotoGP sono venuti meno gli attori capaci di fare teatro, sostituiti da quelli che invece fanno solo cinema e che non devo improvvisare nulla, potendosi permettere di ripetere la scena tutte le volte che vogliono. Le scazzottate tra Biaggi e Rossi, le dichiarazioni al veleno dopo le gare, i vaffa strillati senza troppi complimenti sono qualcosa che ormai attiene a un passato che è destinato a non tornare. Figuriamoci se ci mettiamo a ripensare a Marco Lucchinelli e ai tempi dei piloti matti da legare. Solo che adesso si sono livellate pure le motociclette, molto simili nelle prestazioni, con quelli che ci stanno sopra che sono a tutti gli effetti atleti e non più mezzi squilibrati che se ne sbattevano le palle di giocarsi la pelle. Per questo ci viene da dire che se i piloti, che hanno accettato così tristemente di stare fedelissimi al copione, oggi si lamentano, dovrebbero prima di tutto guardarsi allo specchio. Se avessero detto una volta in più quello che pensavano davvero, se avessero lasciato che il sangue gli bollisse anche a tiro di telecamera, se si fossero comportati da piloti piuttosto che da impiegati dell’Inps, probabilmente a nessuno sarebbe venuto in mente di andare a cambiare il format del motomondiale.
Però Valentino Rossi non c’è più, Marc Marquez potrebbe non essere più lo stesso e a guardarsi intorno non si scorge nessuno che potrebbe raccogliere l’eredità umana e emotiva di due così. E la gente ha bisogno di spettacolo, perché i numeri dicono chiaramente che la MotoGP perde colpi ogni domenica. Così, mentre i piloti sembrano essersi arresi alla nuova faccia che hanno scelto di indossare, c’è rimasto uno che invece non s’è arreso manco per il cavolo. Si chiama Carmelo Ezpeleta e ha provato a inventarsi una soluzione. Realistica e cinica. E che probabilmente muove da una considerazione semplice semplice: se gli attori non sanno improvvisare, serve un copione più avvincente. Ok, la sprint race magari non sarà la panacea di tutti i mali, ma è qualcosa che inevitabilmente farà aumentare l’interesse. E è triste che si vada a tirare in ballo la sicurezza solo per non ammettere che quando si sta tutti seduti ogni novità finisce per far storcere il naso. La formula potrebbe essere vincente, al di là di tutte le considerazioni tradizionalistiche , e Carmelo Ezpeleta ancora una volta ha dimostrato che alla vecchia maniera c’è rimasto solo lui. Che non molla mai, ci prova sempre e quando deve imporsi non ha alcuna paura di passare da prepotente.