Gliene hanno dette di tutti i colori. L’hanno accusata di essere in cerca di popolarità, di non sapere di cosa stesse parlando, di essere lei, con il suo comportamento e con le sue parole, la testimonianza dell’arretratezza culturale in cui versa il nostro Paese, quando si parla di diritti delle donne. Eppure, eppure, le frasi rilasciate da Paolina Salulino sulle nostre pagine, in merito all’affaire Genovese, sembrano ricalcare fedelmente quanto affermato nientemeno che dall’Avv. Annamaria Bernardini De Pace, lo scorso 9 dicembre, a Mattino Cinque. Anzi, a onor del vero, è ciò che ha detto la Bernardini De Pace che sembra ricalcare quanto affermato, con settimane di anticipo, dalla nostra Paolina. Ma andiamo con ordine.
Qualche tempo fa abbiamo chiesto a Paolina di dirci quale fosse la sua opinione circa un certo atteggiamento commiserevole mostrato da una parte della stampa nei confronti della vittima del presunto stupro (presunto, naturalmente, perché non siamo ancora in presenza di una sentenza definitiva). Attenzione, non stiamo parlando dell’atteggiamento di umana e comprensibile pietà che chiunque dovrebbe provare nei confronti di chi sia stato vittima di una violenza, ma, piuttosto, di quella forma di paternalismo che è stato espresso per l’appartenenza all’insieme intersezione delle categorie “donna” e “diciottenne”. Un modo di inquadrare la vittima o le vittime di questa vicenda che porta a sottendere sempre che, a quell’età, non sei in grado di capire cosa accada attorno a te, che devi essere protetta. In virtù della sommessa considerazione in base alla quale, a diciott’anni, banalmente, uomini e donne votano, possono finire in galera e, almeno per l’ordinamento italiano, sono considerati perfettamente responsabili delle proprie azioni, ci siamo interrogati su chi potesse portarci una testimonianza diversa dal coro, sui propri diciott’anni. E così ci è venuta in mente Paolina. Com’era Paolina a quella età? Era così ingenua da dover essere protetta o era forse lei a dettare le regole, in contesti borderline di quel genere? Glielo abbiamo chiesto, certi di avere una risposta onesta. Ciò che è emerso è che la Paolina di quegli anni era, probabilmente, meno smaliziata di quanto ci potessimo immaginare, ma anche che è stata la Paolina degli anni a seguire ad assumersi i rischi maggiori. Nessuna necessità, dunque, di avere un atteggiamento tanto protettivo, ma, anzi, la convinzione, da parte sua, che sia necessario “armare” ogni donna della consapevolezza dei rischi che esistono là fuori. Un’intervista che ha indignato molti, in particolare, per un passaggio:
Ma cosa ha detto, in proposito, l’Avv. Bernardini De Pace, la donna che ha difeso generazioni di donne dai soprusi dei propri compagni, la matrimonialista più arrembante dei fori italici, la donna più temuta dai mariti fedifraghi di questo Paese? Intervenuta per chiarire il contenuto di un’intervista rilasciata a Libero, in cui, fra le altre, ha affermato che “se fai jogging la mattina al parco e ti violentano non puoi rimproverarti nulla, se vai ai droga party, assumi stupefacenti e ti fai sequestrare il telefonino, ti sei messa a rischio o per ingenuità o perché ti interessava stare lì”, la Bernardini De Pace ha sostenuto che:
“una donna di 18 anni, che vota, deve essere in grado di capire se andarci o no. Chi ci va o è scemo oppure ha un interesse specifico e gli interessi c'erano. Uno non si deve mettere in una situazione a rischio. Forse dietro queste ragazze mancano gli insegnamenti dei genitori. In queste feste c'è droga in cambio di sesso. Sono pronte a dare sesso come prezzo della droga, poi succedono questi orrori perché ci sono uomini ancora più distrutti dalla droga. Ma se non vai lì non ti succede”.
Se non vai lì non ti succede, chi va per certi mari certi pesci trova. Ovviamente, dopo queste affermazioni, è venuto giù di tutto. Federica Panicucci e Carmelo Abbate, presenti in studio, si sono opposti strenuamente a queste affermazioni, ma la Bernardini De Pace ha proseguito:
“[…] Le donne non sono una specie protetta, devono essere in grado di difendersi da sole. […] Non capite che io ho fatto una valutazione di tipo giuridico. Per il diritto un conto è la responsabilità e un conto è la colpa. Come quando attraverso sulle strisce pedonali e quando attraverso con la testa per aria in mezzo alla strada. La responsabilità dell'investitore è diversa. Non ho detto che è un'attenuante per Genovese, lui mi fa schifo e orrore, lo stupro è ignobile, meriterebbe le stesse torture però la donna ha grandissime responsabilità per se stessa. Non ha responsabilità nello stupro, ma per essere andata lì!”.
E quindi? Come la mettiamo adesso? Il contenuto delle affermazioni della Bernardini De Pace è meno criticabile perché a sostenere questo punto di vista è una donna maggiormente aderente, nei suoi comportamenti, alla morale comune? Perché David Parenzo, nella puntata di ieri de La Zanzara, non ha utilizzato gli stessi toni irrisori impiegati contro Paola Saulino, in risposta alla Bernardini De Pace, intervenuta in diretta per spiegare ulteriormente le proprie ragioni? Ovviamente tutto tace. Ma, in attesa che il prossimo solone ci spieghi da che parte sta la ragione, l’impressione è che la colpa di questo differente trattamento sia da ricercare davvero, per una volta, nella famigerata cultura patriarcale.