Dopo ogni manifestazione, quando queste finiscono in scontri con le forze dell’ordine, o quando accadono episodi come i pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua a Vetere, si torna a parlare di codice identificativo. Un tema ricorrente, ma che in Italia non riesce a trovare un vero movimento di opinione in grado di sostenere le proposte di legge che giacciono alla Camera. A parte la campagna condotta da Amnesty Internazional.
Il quotidiano Domani è tornato sull’argomento, ricordando che due di queste sono state presentate dal deputato Riccardo Magi (+Europa) e da Giuditta Pini (Pd), ma in commissione affari costituzionali da due anni e mezzo non vengono discusse. E se nello schieramento di centrodestra l’ipotesi non solo non appassiona, ma spesso viene apertamente osteggiata, anche nel centrosinistra in pochi sembrano pronti a stracciarsi le vesti per tramutare la proposta in realtà. Forza Italia, attraverso il deputato Paolo Sisto, ha manifestato la sua profonda contrarietà. Ma anche Debora Serrachiani, capogruppo dei democratici alla Camera ha dichiarato: «Cosa penso dei codici identificativi? Non abbiamo preso alcuna decisione e non ho visto quella proposta di legge, non le saprei dire». Tra i partiti meno favorevoli, c’è poi Fratelli d’Italia che in passato ha detto di considerare l’eventualità una vera e propria «schedatura» delle autorità. Abbiamo chiesto a uno dei suoi esponenti più autorevoli, l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, il quale non si è detto contrario a prescindere, ma che molto dipende da un processo culturale che, però, vede ancora molto lontano dal realizzarsi.
Senatore, l’Italia è uno dei pochi Paesi europei a non aver predisposto i codici identificativi per le forze dell’ordine. Come mai?
Intanto, solo in Italia abbiamo una legge che si definisce “contro la tortura” e che invece è un modo per mettere alla berlina gli appartenenti alle forze dell’ordine. Credo che finché non ci sarà più questo atteggiamento ideologico da parte di molti, una parte dei quali al governo come per esempio Leu (Liberi e Uguali), non potremo immaginare una norma del genere e di carattere europeo.
Quindi, in linea di principio sarebbe d’accordo sull’introdurla?
Sì, ma finché persistono questi atteggiamenti culturale e ideologico di preventiva e ipocrita condanna delle forze dell’ordine qualunque cosa facciano, credo sia un bene non approvarla.
Almeno è una apertura, rispetto alla linea blindata di Fratelli d’Italia sull’argomento.
Il mio partito ha una posizione ancora più rigida rispetto a queste proposte, ma io credo che una possibilità ci potrebbe essere, sempre che sia una norma europea, ma che arrivi al termine di un processo culturale che vedo ancora molto lontano.