Green pass sì, Green pass no? Il dibattito è aperto e divide, non solo i cittadini ma anche gli esperti e il mondo della politica. Chi è nettamente contrario di certo è Paolo Becchi, filosofo e professore ordinario del diritto presso l'Università di Genova, che quando lo contattiamo sbotta: «L’unica differenza è che con la stella degli ebrei finivi nel campo di concentramento, con la stella di non vaccinato nel ghetto di casa tua». Su questo, si dice d’accordo con la posizione di Matteo Salvini, leader della Lega, che ha rigettato la proposta del presidente francese Macron, e anche sull’inutilità dei vaccini per i più giovani: «Nei confronti dei giovani, come le donne gravide o chi ha avuto il Covid sono controindicati». Infine, dopo aver salutato con favore il movimento “Io Apro”, formato dagli esercenti contrari al Green pass e alle restrizioni dovute al Covid, ci ha spiegato che il modello al quale dovrebbe guardare l’Italia è la Svezia.
È un tema di grande attualità, ma che divide sia gli italiani che gli esperti. Parlo del Green pass. Lei sarebbe a favore o contro questa misura per contenere il Covid?
Il passaporto vaccinale porta alla prima grande discriminazione nel secondo dopoguerra dopo quella degli ebrei. I vaccinati hanno il Green pass come segno di riconoscimento i non vaccinati una stella gialla sulla giacca. L’unica differenza è che con la stella degli ebrei finivi nel campo di concentramento, con la stella di non vaccinato nel ghetto di casa tua. È una iperbole, ok, ma ci sta.
Matteo Salvini sul Green pass si è detto contrario alla proposta che arriva dalla Francia. Lei è d’accordo con il leader della Lega e perché?
Salvini ha detto che è contrario alla proposta di Macron e ha ragione. Ora però vediamo cosa ottiene dal governo. Si parte dalla tazzina di caffè vietata al bar per arrivare al divieto di lavorare e andare a scuola senza il pass. Vediamo sino a che punto vuole spingersi Draghi.
È d’accordo con Salvini anche sul fatto che ai giovani il vaccino non serve?
I vaccini servono per le persone che abbiano più di 65 anni e per i soggetti fragili. Nei confronti dei giovani, come le donne gravide o chi ha avuto il Covid sono controindicati e non perché lo dico io, ma perché la letteratura più accredita va in questa direzione.
Chi è particolarmente contrario al Green pass sono i ristoratori o gli esercenti in generale, che dicono di non avere gli strumenti per poter effettivamente controllare gli avventori. Una parte di loro si sta riorganizzando sotto la sigla “Io apro”, che già nei mesi scorsi portò in piazza a Roma migliaia di persone. Lei come valuta questi movimenti dal basso?
I Movimenti dal basso incontrano sempre il mio favore, e spero trovino ascolto anche in alto.
Quale Paese nel mondo secondo lei andrebbe preso a modello e perché?
La Svezia, di cui oggi più nessuno parla, noi invece grazie al tentativo di una vaccinazione di massa rischiamo di far moltiplicare le varianti.