Provare un nuovo piatto è sempre emozionante, provarlo all'estero ancora di più. In questo caso il piatto che ho assaggiato è una cosa nuovissima, e per questo non compare nei ricettari argentini. Ha un nome simpatico e al contempo inquietante: pizzanesa. È una varienate della tipica milanesa, rimane ancora parallelo alla tradizione, non è presente nemmeno nel più grande atlante del cibo mai creato. Taste Atlas, l'atlante del cibo mondiale che sto studiando da mesi e utilizzo quotidianamente come guida per la mia performance culinaria qui a Buenos Aires. Sto tentando un'impresa apparentemente impossibile, almeno per un giovane poeta: sto cercando di assaggiare ogni singolo piatto catalogato come tipico argentino da Taste Atlas. Sono più di 90 (in totale 122 se includiamo anche le tecniche di cottura come la griglia o il rarissimo asador criollo, o alcuni prodotti particolari come il cetriolo della foresta). A me però interessano principalmente i piatti tipici: mi muovo tra zuppe regionali, secondi di pesce, e dolci che, se li tagli, sono come alberi che raccontano gli anni, testimoniano incroci gastronomici legati all'influenza italiana, spagnola, francese e araba. La cucina argentina è tra le più curiose; non posso ancora dire se sia la migliore dopo aver assaggiato ben 60 piatti (alcuni più volte).
Ma cos'è il buono? Per gli argentini, che sono orgogliosi dei propri piatti, il buono è giustamente quello che hanno a disposizione. Paradossalmente, non è solo il gusto il parametro che più mi interessa, ma anche l'ibridazione, la storia del piatto e l'empatia. Mi piace immaginare (e immangiare) l'infanzia vissuta nei luoghi che non conosco. Infatti, da un lato mi sento come se avessi trasformato la mia passione fanciullesca per i Pokemon in una ricerca dei piatti; nella mia mente e in base alle ricerche che faccio, proprio come coi Pokemon, ci sono ricette più rare di altre. Ad esempio, certe zuppe stagionali come il Locro (zuppa di zucca, mais, manzo, fagioli ecc.) e i pesci specifici alla griglia, come la Boga, sono da fare alla griglia ma non li pescano facilmente. Altra rarità è il Pacù, da fare alle braci; solo che questo, oltre ad essere un parente molto stretto dei piranha, in pescheria pesa anche 20 kg. Riuscirò nei prossimi mesi a completare la mia miss? Il più raro di tutti è il filetto di Lama. Ma mi sto già organizzando per fare una spedizione nell'hinterland con alcuni contatti del tango. Sì, sto prendendo lezioni di tango, soprattutto per fare questi contatti che mi portino a mangiare prima o dopo essere andati a ballare nelle milonghe. E poi perché mi affascinano i testi di molte canzoni, sono in Lunfardo, quell'ibrido italo-argentino; talvolta sono testi geniali di poesia e oralità. Mi piacerebbe tradurli più spesso e magari farci un libro di poesie.
Comunque, perché per un argentino un piatto è buono e per un italiano sarebbe un'aberrazione? Invece, per uno statunitense abituato a piatti di derivazione italiana ben diversi dagli "originali" o meglio "brevettati", sono sicuro che troverebbe davvero buoni questi piatti argentini, che hanno tutti un denominatore comune: sono grassi, formaggiosi, cremosi, come se derivassero da italo-americani. Noi italiani abbiamo abbandonato, diciamo, questo dopoguerra di pietanze arricchite e ingrassate e preferiamo le cose più semplici, dove i sapori si distinguano. Ci siamo lasciati influenzare dai francesi, creando un discorso di cucina contemporanea internazionale, personalistico perché legato a certi ristoranti e chef famosi. Forse il fattore economico incide anche qui: andare al ristorante per un argentino è un evento importante, collettivo, sociale, un sacrificio probabilmente più impegnativo del nostro; perché quindi mangiare "leggero", anche se leggera fosse solo l'apparenza? Anche gli occhi vogliono guardare; cibi laidi e carichi si riconoscono dalla strada. Colate di salsa blanca e copiose quantità di muzzarela e reggianito sciolte sopra canelones e ravioles... allora ha tutto più senso. Il senso di farsi una scorpacciata e dimenticare per una sera i problemi della vita!
Ma forse la mia è una visione di chi ancora non si è (e forse non potrà mai) mescolato bene con il popolo argentino. E forse nemmeno mi importa più di tanto; io mi muovo come un flâneur del cibo, tenere la distanza è importante per la salute mentale, soprattutto se si ha la tendenza ad abbandonarsi e incolparsi di problemi fuori dal proprio controllo. È capitato infatti che qualcuno mi abbia scritto su Facebook di come potessi parlare di cibo e mangiare in un posto con problemi politici ed economici come l'Argentina. Allora penso alla mia missione. Sono un artista; devo assaggiare tutti i piatti, non per golosità, anzi per combatterla. Si assaggia per mestiere, come uno scienziato, uno scrittore, uno che attraverso il cibo, con l'innocuo e stolto desiderio di mangiare, poi lo trasforma in poesia. Ma come si fa oggi a spiegare una cosa del genere a chiunque? In un'epoca in cui essere poeta è spesso considerato una posa (e potrei fare degli esempi di grande successo sui social media) e si cerca l'approvazione veloce, l’attenzione di 4 secondi, l'unica cosa buona rimasta, vera, è il cibo, l'unico linguaggio che unisce veramente, non solo gli uni agli altri, ma anche se stessi con la propria interiorità.
Grazie a Taste Atlas che motiva un nuovo approccio da cacciatori di ricette, mi domando allora se si possano aggiungere piatti nuovi nel "pokedex”. E questa domanda apre altri scenari, ma allora i piatti tipici possono essere nuovi, al netto dell’invenzione della tradizione? Rifletterò su questo e tornerò a scriverne in queste pagine. Ho trovato un piatto che si chiama pizzanesa. In Taste Atlas non c’è, l'ho trovato su Instagram, detto da un food influencer argentino quasi per caso mentre era con amici, e visto che nel frattempo mi ero preso una storta alla caviglia e non potevo uscire, l’ho cercato nei menù delivery dei ristoranti, solo due hanno la pizzanesa. L'ho assaggiata per la prima volta nel reel di oggi, una combinazione tra pizza e milanesa. Alcuni la chiamano anche milapizza, nell'enorme elenco di ristoranti di Buenos Aires solo un paio la chiamano così. Mi ricorda un altro piatto che ho assaggiato in Argentina, il matambre a la pizza, un taglio di carne tipico, cotto lentamente col calore delle braci, e similmente alla carne alla pizzaiola che si mangia da noi, viene arricchito di copiosa mozzarella, pomodori tagliati a fettone, origano a pioggia. Quindi la pizzanesa ha un suo contesto di possibile accettazione, solo che in alcuni subreddit che seguo ne parlano come di un azzardo, qualcosa legato a gusti non veramente argentini. Eppure mi sembra che tutto combaci, mozzarella, griglia, pomodoro, origano, peperone e paprika… i gusti argentini, cosa mi sfugge?