Niente vaccino, niente lavoro e niente stipendio. È la linea dura sottoscritta da Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria, in una lettera che porta la sua firma. Con questa presa di posizione, quindi, gli Industriali italiani lanciano la linea dura in nome della sicurezza. «Il quadro pandemico – è la premessa – torna a registrare in questi giorni un incremento dei contagi, associato al diffondersi, in Europa e in Italia, di varianti del virus particolarmente aggressive», per questo «gli strumenti di contenimento della pandemia più evoluti - in primis la vaccinazione - risulteranno fondamentali per evitare la reintroduzione di misure restrittive delle libertà personali e per lo svolgimento delle attività economiche».
Ma non tutti sono d’accordo, anche all’interno di Confindustria. A farsene rappresentante è stato Giuseppe Cruciani, che alla Zanzara su Radio24 (proprio la radio di Confindustria) ha aperto ieri la trasmissione con una lunga tirata contro questa visione da parte dei vertici della sua azienda: «Siamo qui con la ghigliottina pronta. È pronto il patibolo in questo studio. Ma io non mollerò di un millimetro. Un importante dirigente di questa azienda, ha detto che in alcuni casi si potrebbe pensare a niente vaccino, niente lavoro e zero stipendio. Ed eccoci con il patibolo… Mi permetto di dire, in maniera molto pacata, giusto un c***o. Questo equivale a dire, la solita boiata, non vaccinato e quindi contagioso. Io faccio il tampone ogni settimana e non c’è mai stato nessun problema. Questa è una str****ta».
Il suo collega in studio David Parenzo, invece, ha espresso un parere diametralmente opposto: «Una proposta molto responsabile. I tuoi colleghi hanno il diritto di essere tutelati» ha replicato. E non è il solo, perché anche Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio24, nella sua trasmissione Focus economia ha replicato a Cruciani: «I non vaccinati rischiano di più, di finire in ospedale più facilmente. Se uno ha paura di vaccinarsi va bene, ma spesso è anche chi negava le morti da Covid. È la paura di aver paura. Io che sono un fumatore, non ho nessun problema ad accettare di non poter fumare nei luoghi pubblici, al chiuso e persino nei parchi, perché rischio di danneggiare la salute di chi mi sta vicino. Non l’ho mai vista come una dittatura. Vuoi fumare? A parte che non contagi come con il virus, però hai un insieme di limitazioni. Fine».