David Quammen, autore famoso per avere predetto, con il suo saggio “Spillover”, il Covid-19, ci avverte adesso che la prossima pandemia potrebbe venire dall’aviaria. Il problema è il “salto della specie”, ossia il momento in cui un virus, il virus dell’aviaria, in questo caso, potrebbe fare il “salto della specie”, o, trattandosi dell’aviaria, “il salto della quaglia”. Quammen è celebre per i suoi libri che hanno come titolo: “Spillover, l’evoluzione della pandemia”, “Perché non eravamo pronti”, “Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale”, “Moriremo tutti, moriremo male”, quest’ultimo titolo è inventato, ma secondo me potrebbe essere un bestseller in quest’epoca avida di pandemia, dal batterio antropofago alla dengue.
Non so bene se sia solo un’operazione editoriale che attecchisce su un trauma come quello del lockdown e della pandemia del Covid; fatto sta che l’umanità, in questo momento, è molto affascinata dallo sterminio che viene dal piccolo: dal batterio al virus. Non si capisce bene neanche se questo sia un atteggiamento apocalittico o distopico: l’apocalisse vuole la morte, è un desiderio di annullamento a fronte di una mancanza di senso, un memento mori anche abbastanza metafisico che trova nella distruzione finale del genere umano il trionfo del regno dei cieli, e credo che il libro che più rappresenti questa corrente di pensiero sia “Il potere che frena”, di Massimo Cacciari, che ci invita a lasciare perdere, in questa epoca finale, il “katechon”, il potere che frena il male, poiché per avere il Regno di Cristo, la post-Apocalisse (non come Resident Evil, ma come Regno dei Cieli) bisogna che l’Anticristo dilaghi. Se vogliamo il Bene, ci spiega Cacciari, dobbiamo fare dilagare il male. E’ un concetto che appassionava tutta la mia gioventù, negli anni Ottanta e Novanta: il Capitale doveva esplodere, nelle contraddizioni del Capitale noi vedevamo la luce in fondo al tunnel, eravamo “Cyberpunk”, la digitalizzazione del denaro e la conseguente implosione di esso (tenuto in piedi soltanto attraverso la finzione delle banche, da quando il Capitale è divenuto, come diceva George Simmel, “puro spirito”, ossia non più legato alle riserve auree bensì pura invenzione) era il nostro sogno distopico e tifavamo tutti per il “Big Reset”, un evento apocalittico che azzerasse le storture del Capitale, ci proiettasse in un nuovo medioevo di esaltante sopravvivenza (altro che “regredire felicemente”, noi volevamo una splendida e scintillante apocalisse Zombie), mentre invece, a quanto pare, i rivoluzionari, complottisti (e No-Vax) di oggi vedono il Big Reset come il demonio, dimostrandosi in questo testardi “conservatori”. Fatto sta che, nonostante i venti di guerra, nonostante la perpetua possibilità di svariati “Big One” (terremoti devastanti che statisticamente si avvicinano), l’umanità sta manifestando un istinto di morte dedicato al piccolissimo.
Una sorta di distopia (aberrante e spaventosa) in cui sopravviveranno solo gli “eletti”, quelli dal “sangue puro” non contaminato dai vaccini. C’è molto nazismo in questa visione del mondo, e come ogni distopia da “elezione” è il “sangue” che comanda: i “puri”, i “non vaccinati”, coloro che per disegno divino e Dna sopravviveranno a un azzeramento umano dovuto al microscopico. Mai, come in questa era, l’uomo ha odiato il suo simile. Lo vuole morto per cause “minuscole” (la goduria del “no vax” quando spammano la morte “misteriosa” di qualcuno attribuendola ai vaccini).
Che poi le case farmaceutiche nascondano effetti collaterali dei farmaci è cosa nota, ma proprio per questo ci vorrebbe un “Big Reset” globale ma “democratico”, senza nuove classi di “eletti”. E’ una strana epoca da psicanalizzare e studiare, quella che, appassionandosi a questo “sterminio che proviene dal piccolo, dall’infinitesimale, dall’invisibile” si dimostra, insieme (per parafrasare Umberto Eco) “Apocalittica e Disintegrata”. Siamo nell’epoca del gossip della Dengue, della paparazzata del batterio antropofago, della dietrologia dell’aviaria (come i compulsatori delle celebrità che fanno ipotesi su chi ha fatto le corna a chi). Ecco: siamo nell’epoca del microbo-celebrità. Con i virologi come tanti Roberto D’Agostino. Benvenuti nel delirio spielberghiano del Microbo-Park.