András István Arató sorride in modo un po' compulsivo alla telecamera e alza lo sguardo dal suo laptop, restituendo attenzione al giornalista inglese di Wired. Forse ha notato un nuovo commento negativo – l’ennesimo – che lo riguarda, nell’ingestibile e spesso crudele mare magnum di internet. Ma quel commento non riguarda lui: è indirizzato ad “Hide the Pain Harold”. Letteralmente traducibile con “Harold che nasconde il dolore”, è diventato quello il nome del suo meme, per via di quel modo poco spontaneo e anzi un po’ forzato di sorridere, che lascia appunto pensare che lo stia facendo per nascondere un disagio, una sofferenza.
Ma quella è semplicemente l’idea che suggerisce Harlod, non necessariamente vera o comunque trasferibile ad András Arató. András è infatti un sereno 75enne ungherese, ingegnere in pensione che ha inconsapevolmente dato vita ad Harold nel 2010. Fu allora che accettò di posare per un fotografo in cerca delle cosiddette foto stock, vale a dire quelle fotografie poi rivendute online, al bisogno di pubblicitari e grafici per i loro contenuti. Quel fotografo era stato attirato dalla figura rassicurante dell’ex-ingegnere, ritratta in alcuni selfie vacanzieri che l’uomo aveva postato sui suoi social. Quel suo strano e sofferente modo di sorridere diventa però presto un meme. Detto in soldoni, una caricatura che cavalca proprio quel risolino imbarazzato per la più vasta moltitudine di argomenti e scenari.
Presto Harold è protagonista di immagini che, in tutti i casi, lo ritraggono come l’inconsapevole anziano che nasconde il dolore di vivere in un’epoca non più sua: il pretendente rifiutato dalle donne, il follower di Dan Bilzerian che si chiede come sia finito a seguire quel profilo, l’ingenuo utente del web che crede a ogni mail spam ricevuta, e si dice fiducioso dell’eredità in arrivo ora che ha appena inviato 10mila dollari a un principe nigeriano. Tutti tratti che András, chiamato a raccontare la sua storia, non ha dubbi nel riassumere come una inconsapevole trasformazione in un meme: “Mi ha contattato nel 2010 un fotografo in cerca di modelli per le sue foto stock e successivamente ho posato per una serie di scatti. Mesi dopo, navigando sul web, ho capito che ero accidentalmente diventato un meme. Molti pensavano che il mio sorriso e i miei occhi nascondessero un’enorme tristezza. È così che è nato Hide the Pain Harold”.
Ne è quindi valsa la pena? Sembra anche se indirettamente chiederselo il povero András, quando ricorda che per quelle foto è stato pagato appena 80 euro al giorno, cosa che confermerà anche in una successiva conversazione con il settimanale tedesco Der Spiegel. Eppure, la sua storia non ha finali riassumibili in diatribe legali e disordinati tentativi di normare la natura indisciplinata del web. Non è, insomma, come la vicenda triste e in apparenza inimmaginabile dietro al cosiddetto “fidanzato distratto”, meme che ritrae un giovane mentre osserva un'altra donna in presenza della sua compagna. Diventata un fenomeno virale e incontrollabile, quella foto ha visto il fotografo che l’ha scattata, Antonio Guillem, tentare con scarso successo di agire in ogni modo contro l'uso incontrollato della sua opera. Mentre uno dei giovani in foto ha finito per cancellare tutti i suoi profili social, e non esita a definire la faccenda come un ‘vero incubo’ per lui e i suoi cari.
András invece – dopo un periodo di non facile accettazione – si è detto infine di non avere scelta. Ora si mostra nei panni di Harold per ragioni di vero e proprio business, tanto da averne fatto una nuova attività lavorativa e – assicura – averne tratto una “seconda giovinezza”. Appare in video musicali, pubblicità e interviene in conferenze ed eventi pubblici. È testimonial di Coca-Cola e, da quando ha accettato di essere anche un meme, racconta di veder circolare sul web barzellette meno meschine sul suo personaggio di Harold:
“È importante che le persone capiscano che ci sono persone reali dietro i meme”, conclude András.