C’era una volta Kanye West. O meglio, c’è ancora, ma forse non su Twitter, o X, o in qualunque modo si chiami oggi il parco giochi digitale di Elon Musk. L’uomo un tempo noto per rivoluzionare la musica, ora specializzato nel far detonare quel che rimane della propria reputazione anche tramite la miccia di Bianca Censori, ha (forse) chiuso il suo account dopo l’ennesima raffica di tweet che sembravano scritti da un algoritmo addestrato sulla base di pacchetti di paranoia, rabbia e sostanze psicoattive.
Il sipario, per ora, cala domenica sera, tra un touchdown e l’altro del Super Bowl. Kanye - pardon, Ye - scrive il suo commiato virtuale: "Sto facendo il logout da Twitter. Ringrazio Elon per avermi permesso di sfogarmi. È stato molto catartico usare il mondo come cassa di risonanza. È stato come un viaggio con l’Ayahuasca".
Se vi sembra un addio elegante, aspettate: nelle stesse ore, Ye riesce a tirare in ballo Taylor Swift, gli ebrei, Elon Musk e perfino Hitler, trasformando il suo feed in un incrocio tra un discorso di Kanye del 2009 ai Grammy, i deliri antisemiti del 2022 che gli sono costati innumerevoli milioni in partnership commerciali e una conferenza stampa post-apocalittica.
Taylor Swift, ancora tu?
"Se è una questione di cultura… perché permettiamo che Taylor Swift venga vista in tv mentre canta una canzone su come distruggere un uomo nero e accusarlo di cose che possono rovinarlo per tutta la vita?"
Sì, Kanye ci ricasca. Taylor Swift, il suo fantasma personale dal 2009, diventa di nuovo bersaglio. Il pretesto, stavolta? La popstar che balla durante il Super Bowl al ritmo di Not Like Us di Kendrick Lamar, brano interpretato da Ye come un attacco velato alla mascolinità nera. Perché nel mondo di Kanye West, anche una danza può essere indizio di un complotto globale.
E poi arriva il solito carico: "Kendrick viene usato da questi bianchi e dagli ebrei. E anch’io."
Eccolo lì, il puntale deragliamento. Mentre il pubblico mondiale guardava il Super Bowl per il football e le pubblicità da milioni di dollari, Kanye lanciava il suo spot personale per la paranoia. Non contento, sembra scagliarsi contro Elon Musk: "Tutti sono nazisti finché non arriva un vero nazista." E insinuando che il magnate gli stesse sabotando l’engagement:
"La mia visibilità su Twitter è stata limitata, quindi non mi è permesso diventare virale durante il Super Bowl."
Elon Musk risponde, ma con stile marziano: "Considerando quello che ha postato, il suo account è ora classificato come Nswf (non adatto a essere visto lavoro, ossia con contenuti espliciti, ndr). Non dovreste più vederlo."
Tradotto: “Non dovrebbe più apparirvi, ragazzi, a meno che non lo vogliate”. Un modo elegante per dire che Kanye è stato messo all’angolo del parco, quello dove i bambini non possono andare senza la supervisione di un adulto. E infatti inizialmente è apparsa un’avvertenza sui contenuti delicati, ma poi l’account di Ye è stato oscurato del tutto.
Chi ha spento la luce?
Ma la domanda rimane: Kanye è stato cacciato o si è autoesiliato? Il portavoce Milo Yiannopoulos ha dichiarato: "Ye ha disattivato il suo account X per il momento".
Addio definitivo? Se crediamo a "per il momento", è un po' difficile...
"Ho detto quello che pensavo; tutto qui. Ed è stato molto liberatorio per me. Ne è valsa la pena, totalmente", alcune delle parole di West prima di sparire.
Parole di chi sa (forse) di aver oltrepassato il limite, ma che lo rivendica con l’orgoglio di un artista convinto che il caos sia arte e l’insulto una forma di poesia.
E così, dopo una settimana in cui la sua compagna Bianca Censori faceva scalpore ai Grammy con outfit che definire minimal sarebbe riduttivo, Kanye chiude (forse) il sipario su Twitter. Ma chi conosce Ye sa che questo non è un addio. È solo l’inizio del prossimo atto.
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