Blanco Crash Bandicoot. Il vincitore della scorsa edizione del Festival, grazie ai Brividi live in tandem con Mahmood, è tornato sul palco dell'Ariston e ha spaccato. Tutto. In particolare la scenografia, un intero roseto posticcio messo a soqquadro fuoriosamente tra salti e cadute in un mirabile scatto d'ira funesta (nonché performante). Grandissime polemiche si elevano al cielo come ragli d'asino (o le stecche di alcuni Big che ci siamo dovuti subire iersera). Tanti, la netta maggioranza, stanno facendo esorbitanti paternali al giovane artista bresciano tenendo a precisare quanto loro, ai tempi in cui saltavano i fossi per il lungo, fossero molto più rispettosi e cherubinici rispetto al diciannovenne in questione, signora mia. E chissenefrega. Qui in qualità di avvocati del diavolo (e se il "diavolo" è Blanco, ci par chiaro che la situazione sia sfuggita di mano), non difendiamo il ragazzo d'oro della musica nostrana. Perché non ne ha bisogno. La sua sarà l'unica performance che tutti ricorderemo di questa prima serata del Festival, se non dell'intero Festival. Con buona pace di chi sta parlando di "carriera finita". Che, tra l'altro, si sbaglia di grosso.
Qual è stato il casus belli? Per chi ieri sera si trovasse casualmente su Marte, eccoci a spiegarlo in breve: Blanchitobebe aveva tre minuti tre per presentare il suo ultimo singolo, L'Isola delle Rose, quasi live, autotune e corsetto sul palco dell'Ariston. Già al primo verso, incappa in un problema tecnico: l'auricolare non funziona. Lui lo indica più volte, segnala il problema a ripetizione, i fonici dell'Ariston fingono di non sentire. O stavano al bar. Troviamo piuttosto grave che durante la kermesse musical-televisiva più importante e sacra dell'anno, trasmessa in mondovisione, possano capitare, puntualmente, orrori tecnici di questo tipo, soprattutto lato audio. Siamo oramai abituati a basi sparate altissime sopra le voci dei Big in gara, ai borbottii delle maestranze che commentano il Festival a microfono aperto durante la diretta. Un livello di sciatteria dalle parti dell'intollerabile. Ma quando il dito indica la luna, lo stolto vede Blanco. E si incazza pure.
Si incazza perché Blanchitobebe, dopo prima strofa e ritornello "sordi" per via di una manifesta incompetenza non certo imputabile a lui, il giovinastro comincia a distruggere la scenografia del palco, stile Taz Tazmania. E ben gli sta. La base prosegue imperterrita mentre lui salta, spacca tutto, strappa i bancali con le rose, sul palco dell'Ariston ci scatarra su. Che giovane d'oggi. Purtroppo, però, dall'esatto momento in cui è stato trasmesso il suddetto sclero, pioggia di critiche e predicozzi sulla collottola dello sciagurato "ribelle". Forse non così tanto ribelle, a dire il vero...
Nessuno ha notato, per esempio, un piccolo dettaglio: nel videoclip del brano, il cantante fa la stessa identica cosa. Estirpa rose, furibondo per la storia finita male di cui parla appassionatamente nel testo della canzone. Ohibò. Che fosse una performance prevista dalla scaletta del Festival più o meno come l'abbiamo vista? Il citazionismo c'è, l'ossessione per la polemica sterile e aprioristica, pure. Amadeus che, in diretta, resta di sale cercando di calmare, smarrito, il pubblico fischiante, la maschera di un inverosimile Carnevale. Tra gli addetti ai lavori, infatti, si mormora che l'esibizione fosse depotenziata ma affine a quella trasmessa, solo un filo meno furiosa. L'inconveniente tecnico ha scatenato, dunque, una sbroccata che, in ogni caso, ci sarebbe stata lo stesso per mera necessità interpretativa.
È il baraccone del Festivàl, bellezza. Possiamo davvero stupirci e aggrottare le sopracciglia davanti a queste pantomime? Assolutamente no. Eppure Blanco, come ha avuto modo di dire Amadeus in conferenza stampa all'indomani del "disastro", "ha chiesto scusa. Ha sbagliato e ne è consapevole. Lo perdono con serenità, dopotutto ha 20 anni".
Che peccato, Blanco! Occasioni come questa sono sempre ottime per sottolineare quanto l'esser bacchettoni sia di moda, anche se non va di moda mai. Per natura fuori dal coro dell'oratorio, non andremo certo ad accendere un cero in chiesa per la carriera di Blanco, che per altro "Ama" ha pure scambiato per "Salmo" sul palco. Piuttosto, ci ripromettiamo di regalare una rosa, finta, a ogni indignato da clickbait. Intanto, Blanchito: grazie dei fiori! Ci siamo tutti molto divertiti, non si parla d'altro, hai superato "addirittura" i capezzoli disegnati sull'abito di Chiara Ferragni a livello di can can mediatico. Senza di te, ci saremmo sorbiti solamente quelli h 24, come se non ne avessimo mai visti un paio in vita. Non potevi fare meglio di così. Spacca tutto. Sempre.