Per fortuna che in tv invitano la dottoressa Stefania Andreoli.
Ieri sera a Non è l’Arena, infatti, nel finale di puntata un Massimo Giletti spaesato – o volutamente ondivago - non è apparso in grado di contenere la macchina infernale da ascolti che aveva lui stesso allestito. Per discutere sull’evoluzione dell’inchiesta che coinvolge Alberto Genovese, l’imprenditore mago delle strartup arrestato per stupro e un’altra sfilza di reati, in studio sono stati chiamati Nunzia De Girolamo e Luca Telese. Collegato dall’Indonesia, dove dice di trovarsi per via di affari di lavoro e non per sfuggire alla giustizia, l’imprenditore Daniele Leali, amico di Genovese e uno dei pochi a essere stato presente alle feste di Ibiza e Terrazza Sentimento a Milano (e soprattutto tra i pochissimi a parlare pubblicamente). Meno male che il conduttore ha scelto di chiamare a supporto Stefania Andreoli, psicoterapeuta, che a tratti è riuscita a riportare la discussione su un terreno di decenza, sia giornalistica che di pudore.
Imbarazzanti, infatti, i percorsi sui quali gli altri due ospiti erano stati in grado di portare il confronto. “Lei si droga e giudica una ragazzina stuprata?” ha attaccato Nunzia De Girolamo, senza capire che l’imprenditore stava solo spiegando l’approccio disinvolto con la droga delle ragazze che frequentavano certi eventi e che personalmente non aveva mai dichiarato di aver fatto uso di stupefacenti, ma raccontava invece come la cocaina e altre droghe girassero ai party di Genovese, come in moltissime altre feste simili in giro per l’Italia. E così, populismo per populismo, si è sentita rispondere: “Non faccia la buonista, lei che difendeva i Bunga Bunga di Berlusconi e pensi al suo processo con accuse gravissime (per gli appalti irregolari all’Asl di Benevento il pm ha chiesto 8 anni di condanna, ndr)”. L’ex ministro, guardandosi bene dal rimanere sul tema – visto che dimostrava persino di non sapere le basi della vicenda (“Giletti, scusa ma chi portava le ragazze?” e Leali: “C’erano le liste, di Genovese, di lavoro e mie”), l’ha buttata sul femminismo d’accatto: “Si dovrebbe vergognare per come tratta le donne, visto come mi risponde”.
Per niente meglio Luca Telese, talmente egocentrico che nelle domande non solo già inseriva le risposte, ma persino l’ulteriore domanda e l’ennesimo contro ragionamento, fino a perdersi totalmente in una supercazzola prematurata con scappellamento a destra che ha portato tutti a pensare: “Ma ci è o ci fa?”. E da giornalista, è apparso davvero incomprensibile che, nonostante l’imprenditore fosse particolarmente in vena di raccontare novità, invece di cercare di farlo parlare e quindi ottenere nuove rivelazioni, si sia perso dietro alla definizione di “presunzione di innocenza”, arrivando a farsela spiegare dallo stesso Leali: “Fino al terzo grado di giudizio non si può dire che Genovese è colpevole”. È vero, ci sono le telecamere, però Telese fa pur sempre il giornalista di mestiere, non il pubblico mistero o il giudice, ma se ne dimentica spesso mentre guarda in camera e si perde narcisisticamente nelle sue sesquipedali domande. E anche qui, a razzolare nel torbido, si è attirato la sua secchiata di fango: “Perché non pensa a pagare i dipendenti del suo giornaletto dopo che è fallito?”. Leali si riferiva a Pubblico, il quotidiano fondato da Telese qualche anno fa, dopo la sua uscita dal Fatto quotidiano, durato un brevissimo periodo e che ha lasciato in chi ha partecipato non poche recriminazioni economiche.
È solo al culmine di tanto trash-talking – ancora più stomachevole vista la delicata vicenda – che è giunta la ventata di buonsenso e preparazione della dottoressa Andreoli, che ha rimesso in sesto qualche coccio: “So che esistono dinamiche, che non sono la fisiologia, ma che in psicologia chiamiamo ‘dinamica delle coppie perverse’. Ha a che vedere con il sesso ma solo in quota parte. È qualcosa che devia dalla strada maestra. Sono coppie sadomasochistiche (Genovese e la sua fidanzata, a quanto pare presente durante le violenze, ndr), dove ci si fa male reciprocamente. In questo tipo di coppie capita che uno dei due incarni una apparente bontà, che adesca e prova a irretire un terzo, la vittima, per quello che apparentemente è un gioco sessuale, ma dove non ci si diverte e si finisce a perpetuare una violenza”.
A questo punto, persino Giletti si ricorda le basi del giornalismo e gli rivolge finalmente una domanda aderente alla questione: “Siamo di fronte a due predatori seriali?”. E la risposta è ancora una volta da manuale: “La dinamica predatoria sembra esserci ed è quella portata avanti dal tentativo rassicurante che non ci sia pericolo. Sappiamo che tutti gli studi hanno identificato il maschile come patologico, ma forse in questo caso la presenza di una donna era più rassicurante”.
E ha poi proseguito, cercando di rimettere ordine in un pollaio: “Non ignoro che stiamo parlando di droga, ma l’abuso di droga è un altro tipo di file da trattare in modo diverso. Qui il punto è la passivizzazione, la vittimizzazione e l’assoggettamento di una persona trattata come ‘una bambola di pezza’, che viene cosificata, ridotta ai limiti della mancanza di sensi al punto da non ricordarsi niente per 20 ore ed è una situazione molto più simile alla necrofilia, che a un rapporto sessuale”.
La dottoressa avrebbe meritato un applauso, ma Telese da predatore seriale delle polemiche tv, non si è fatto mancare l’ennesima gaffe: “Ne è uscita solo perché è scappata” ha tuonato. Che è una stupidaggine, tanto che lo stesso Giletti lo ha interrotto e Leali, particolarmente loquace l’altra sera, ha illustrato la trattativa tra Genovese e la ragazza dopo la presunta violenza, con il 43enne che le ha prima chiesto un documento d’identità per sapere se fosse maggiorenne e, al suo rifiuto di presentarglielo, avrebbe bruciato una manciata di soldi in una pentola. A questo punto De Girolamo, la cui presenza in certi programmi è sempre più “un indovinello, avvolto in un mistero all'interno di un enigma”, come avrebbe detto Winston Churchill, ha pensato bene di tornare a personalizzare la diatriba con Leali: “Lei ha dei valori, dopo che ha parlato così con me che sono una donna?”. E ridaje…
Peccato, perché i contributi audio raccolti dalla redazione di La7 erano di grande interesse, così come la propensione di Daniele Leali a fornire ulteriori dettagli di due vicende davvero inquietanti, accadute nelle ville di Genovese a Ibiza e a Milano. Una occasione sprecata, ma non totalmente, grazie a Stefania Andreoli che rispetto agli altri ospiti ha una sola caratteristica che la differenzia, oltre alla preparazione: parla solo di quello che conosce.
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