“Se non ci fosse il referendum sarebbe una certezza”. Così Marco Cappato sul timore che la questione eutanasia faccia la fine del Ddl Zan contro l’omotransfobia, cioè che venga affossato in Senato. L’umore non è dei migliori fra chi, in questi mesi, ha sostenuto il disegno di legge sul suicidio assistito che nelle scorse ore ha subito un nuovo slittamento dell'approdo in Aula, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019. L'ufficio di presidenza delle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno deciso, infatti, di chiedere al presidente della Camera Roberto Fico, uno slittamento della calendarizzazione del testo dal 22 al 29 novembre. Un primo rinvio aveva portato allo slittamento dal 25 ottobre al 22 novembre. Ma la data del 29 novembre, su cui hanno insistito i presidenti delle commisisoni, Mario Perantoni e Marialucia Lorefice, viene contestata da Lega e Coraggio Italia.
“È inaccettabile la pretesa della Lega di dilazionare ancora i tempi per chiudere in commissione il provvedimento sul Fine vita” ha dichiarato Eugenio Saitta, capogruppo M5S in commissione Giustizia. “Si tratta di un testo sul quale lavoriamo da molto tempo, era previsto l'inizio della discussione in Assemblea il 22 ma, a causa dei numerosi impegni in commissione, i presidenti oggi hanno chiesto un rinvio di una settimana - nel frattempo stiamo chiudendo la riforma del processo civile. La Lega, in realtà, vuole impedire che si arrivi fino in fondo su questo provvedimento di civiltà”, conclude Saitta. E anche fuori dal Palazzo torna lo spettro Ddl Zan, come ha confermato Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni e tra i promotori del referendum per il quale ha contribuito a raccogliere 1 milione e 240mila firme: “La prima richiesta della Consulta alle Camere è arrivata tre anni fa, quando la Corte si è espressa sul caso dell’aiuto al suicidio per Dj. Fabo. Lo fece con una ordinanza. Fu di fatto l’anticipazione del giudizio di incostituzionalità per l’applicazione delle pene, fino a 12 anni di carcere, per l’aiuto al suicidio in una condizione come quella. Si rimise nella mani del Parlamento, anche con un ultimatum: la legge”.