Dal 2009 a oggi non so quante volte alla settimana mi sia capitato si essere stata molestata sui social. Ho fatto appena in tempo a vedere Myspace che subito è arrivato Facebook: blu, confuso, nuovo. Ma con l’avvento di un pianeta nuovo, tutte le malsane abitudini del vecchio mondo ci si sono riversate dentro: i classici maniaci del parchetto sono arrivati a frotte, come una secchiata di sterco liquido in una pozza d’acqua che, allora, era ancora bella pulita. In tanti anni non ho mai pensato di parlare con un maniaco; la reazione è sempre stata pragmatica, calma come un attentato e basata su un concetto e uno soltanto: "blocca contatto". E ci mancherebbe pure. Dopo i primi anni passati a offendermi di fronte ai vari “troia” “cagna” etc l’automatismo diventa il ban selvaggio e preventivo.
Va sempre così: uno mi insulta e io lo blocco. O almeno, lo è sempre stato fino a un mesetto fa, quando tal Patrizio (profilo più fake di me quando dichiaro la mia età) decide di farmi sapere quanto, a suo dire, io fossi predisposta per il sesso anale in tutto le sue forme. Secondo l’utente io dovrei addirittura girare con un plug infilato nel retto proprio per risultare sempre pronta a un sesso sodomita con chiunque. Avrei dovuto, se il buon senso guidasse normalmente la mia vita, bloccarlo e dimenticarmi di lui, ma dopo averlo insultato un attimo ho deciso di fare l’impensabile: chiedergli se la tecnica avesse mai funzionato. Cioè uno ti scrive con tutta questa sicurezza, ti manda pure una dick pic per farti capire cosa ti stai perdendo e la domanda a me è sorta spontanea: ma sta cosa funziona? Su mille donne approcciate dal nostro Patrizio, novello digitale maniaco e molestatore seriale, almeno una che gli dice “sì ok, sono una mezza pervertita/disinibita che ama il sesso sporco con gli sconosciuti; dai vediamoci e copuliamo come lepri del caucaso” c’è?
Una. Non dico tanto. Una.
La risposta a questa domanda, specifica e diretta, non è arrivata, ma è arrivato invece un clamoroso cambio di registro. “La mia non è molestia. Definirla molestia mi sembra esagerato. Volevo farti capire che per me sei bella, speciale e desiderabile. Se ti avessi fatto un complimento ora non staresti qui a parlare con me. Sarei stato come tutti gli altri (ovvero quelli civili e che non ambiscono a una denuncia presso la Postale, ndMicol). Sono disponibile a parlare con toni normali e a non scriverti più quelle cose”. Il passo da molestatore a bff è stato velocissimo. Le scuse si sono moltiplicate come porcini in Val d'Orcia a ottobre, ma nonostante la tenerezza che questa enorme coda di paglia abbia smosso in me, la curiosità mi è rimasta: funziona questa tecnica di approccio sì o no? Al nostro eroe l’ho chiesto più volte e ancora più volte ha cambiato discorso, fino a innervosirsi non capendo il senso della mia insistenza. Da bff a potenziale braccato della Digos il passo è stato ancora più veloce: “Allora sparisco!”
Oltraggiato. Ed è sparito.
Non del tutto, ovviamente.
Grande e silenzioso orbiting, messaggi da altri account con stile di scrittura identico , chiamate perse dall'account protagonista della vicenda; ogni tanto il genio digitale in soprabito grigio e bigolo al vento (voglio immaginarlo così) mi appare, silenzioso e desideroso di molestarmi ancora, ma questa volta con una certezza poco arrapante: il fatto che come la peggiore delle pettegole in un salone di bellezza gli chiederei ancora: “Ma allora hai trovato una che te le dà facendo così? Sì? E dove vi siete visti? Casa tua? Casa sua? Parchetto coi bambini che giocavano in distanza? Ti ha risposto alla foto della melanzana con una foto della patata? Avete fatto un’insalata? Se sì, com’è venuta? Ti è piaciuta?”
Temo che non avrò mai risposta alla mia domanda.