Che vivessimo in una strana società ce ne eravamo accorti. Ma che fosse così accartocciata su sé stessa, probabilmente, ce ne rendiamo conto soltanto in momenti particolarmente (trend) topici. L’ultimo in ordine di tempo è il monologo di Fedez al concerto del Primo maggio, che in un colpo solo ha fatto imbestialire i leghisti – nonostante abbia riportato soltanto loro dichiarazioni -, messo in difficoltà gli organizzatori (che rispondono ai sindacati Cgil, Cisl e Uil) e i vertici della Rai che hanno provato a smorzare i toni delle sue invettive.
A un giorno di distanza, però, a stupire non è il tentativo di censura, l’imbarazzo da parte di chi risponde a chi finanzia l’organizzazione di un evento o la reazioni della politica (a favore Pd-Leu e M5s, contro Lega e tutto il centrodestra). Se pensavate che la Rai fosse libera dal condizionamento dei partiti, forse vivete su Marte. Lo ha confermato il presidente della Camera Roberto Fico: “Basta lottizzazione, anche i 5S hanno sbagliato. Sui diritti serve uno scatto”. Eh grazie, ora che la maggioranza è cambiata e il suo partito conta quanto il due di bastoni quando è briscola coppe. Il Pd in generale sul tema delle lottizzazioni non meriterebbe neanche di essere commentato, visto che il neosegretario è stato premier (prima del famoso “Enrico stai sereno”) e non si ricordano suoi interventi concreti – così come dei leader precedenti e successivi - per liberare il servizio pubblico dall’ingerenza partitocratica. Stesso discorso per Giuseppe Conte. Sugli organizzatori, invece, cosa potevano fare? Chi mette i soldi comanda e quindi rispondono a chi mette i soldi: i sindacati. Forse il loro “errore” è stato invitare Fedez in un momento caldo dal punto di vista delle battaglie civili. Ma vivaddio che sia accaduto.
Tutto questo, benché rilevante, non è però il punto della questione. Perché sugli argomenti sollevati da Federico Lucia in arte Fedez possiamo ancora dividerci. Anzi, ognuno è legittimato ad avere la propria opinione (meglio se informata) e non bisogna prendere per oro colato quello che ha sostenuto lui, così come il contrario. Il fulcro, invece sono convinto sia un altro. E cioè la reazione di ognuno di noi all’atteggiamento che ha avuto il famoso rapper, cioè quello di impuntarsi a voler dire in pubblico quello che pensa su determinati argomenti. E qui scattano altre logiche.
Perché lo ha detto? Perché proprio lui? Cosa c’è dietro? Quanto ci guadagna? E sua moglie? Però c’era anche altro di cui parlare… e via così in un infinito dibattito complottista, che ci fa sempre pensare alla dietrologia di ogni azione. Come se quando John Lennon e Yoko Ono – che erano personaggi di successo e vivevano vendendo dischi e opere d’arte – inscenarono il famoso “Bed-In”, la forma di protesta non-violenta contro la guerra in Vietnam messa in atto nel 1969. Perché lo hanno fatto? Perché proprio loro? Cosa c’era dietro? Quanto ci hanno guadagnato? E sua moglie? (che in quel caso era accusata addirittura di averlo fatto litigare con gli altri Beatles) e anche allora forse c’era la possibilità di parlare di altro… Quale sarebbe stato poi il contraddittorio? Il presidente Nixon, invitato nel lettone con loro? Quindi, non sarebbe potuta mancare una delegazione di Viet Cong.
È palese che Fedez non sia John Lennon e che Chiara Ferragni non sia Yoko Ono, così come la guerra in Vietnam non è paragonabile a quattro tromboni che rispondono a logiche di partito per fare carriera, ma chi se ne importa? Le domande che dovremmo porci, infatti, credo siano altre: ha fatto bene Fedez a mettere in evidenza (di nuovo) che la Rai – cioè il servizio pubblico pagato da tutti i cittadini – è spartita ancora con logiche da manuale Cencelli? Ha detto cose sensate, pur opinabili? Quello che ha sostenuto è in favore di qualcuno che chiede aiuto? (categorie che si sentono discriminate e lavoratori dello spettacolo dimenticati). Le dichiarazioni riportate degli esponenti leghisti sono vere o no? E se gravi, come le affronta il partito che esprime il presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama e relatore del Ddl Zan? Io so come risponderei, ma non serve ve lo dica. Qui entriamo nella vostra libertà di formarvi una opinione. Ma smettetela di pensare che dietro ci sia sempre un complotto. Se Fedez dopo questa intemerata avrà più follower o venderà più dischi (o smalti per le unghie) a me non interessa assolutamente nulla. Perché dovrebbe? È il suo lavoro. Sarebbe come dire che Matteo Salvini sostiene certe cose per avere più voti, quindi per cercare di vincere le elezioni e governare. È sbagliato? No. Per cui non rinfacciatelo a Fedez, benché abbiamo un ruolo completamente diverso.
Fanno sorridere, poi, le critiche di chi lo accusa di essere incoerente e di portare avanti certe battaglie e non altre. Come quelle di Selvaggia Lucarelli, che prima rivanga il testo di una canzone in cui Fedez (quando aveva 19 anni) avrebbe discriminato gli omosessuali, in particolare Tiziano Ferro, e poi gli ricorda di essere testimonial di Amazon, il colosso dell’e-commerce che sui diritti dei lavoratori ha senz'altro grandi lacune. Sulla prima accusa, la giornalista dimentica – quando le conviene - che esiste la libertà di espressione (e di ironizzare) per gli artisti e il diritto di tutti di querelare se ci si sente diffamati. Ad oggi, non sembra che Ferro sia passato alle vie legali contro quel testo. Chissà come mai? Se fossimo Selvaggia Lucarelli, potremmo ipotizzare che fosse troppo impegnato a difendersi dall’accusa di aver trasferito fittiziamente la sua residenza fiscale nel Regno Unito per non pagare circa 3milioni di euro di tasse. La Cassazione, in questo caso, ha respinto il ricorso del cantante sostenendo addirittura: "Chi è famoso deve avere più etica". Senza contare che l’artista decise di farsi rappresentare dall’avvocato Giulia Bongiorno, senatrice prima di Fratelli d’Italia e poi della Lega, non certo due partiti molto sensibili sulle tematiche Lgbt. Sulla seconda accusa relativa ad Amazon, sembra invece la solita solfa del “benaltrismo”. Hai parlato della censura in Rai, dei diritti mancati degli omosessuali e dei lavoratori dello spettacolo dimenticati, ma non di chi opera nella logistica, delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, della deforestazione dell’amazzonia e della tartaruga liuto in via di estinzione. Anche in questo caso, se fossimo Selvaggia Lucarelli ci chiederemmo come mai Selvaggia Lucarelli (sempre lei), avendo tempo per esprimersi su qualsiasi questione dello scibile umano, non abbia chiarito del tutto il caso che la vide coinvolta nella sottrazione delle fotografie di Elisabetta Canalis e George Clooney per cui fu imputata con Gianluca Neri e Guia Soncini. I tre sono stati assolti, ma un successivo servizio di Luigi Pelazza a Le Iene ha sollevato più di un dubbio sul come siano stati assolti. A quanto pare, per un cavillo burocratico e non perché effettivamente non curiosarono indebitamente (e per loro interessi personali) nella posta elettronica altrui. Tanto che la stessa Elisabetta Canalis (la vittima), dopo la condanna di Pelazza per aver cercato di chiederne conto a Guia Soncini dichiarò solidarietà all'inviato della trasmissione di Italia1: "Hai pagato in prima persona per la verità".
Come vedete, è sempre attuale la massima di quel vecchio fricchettone di Gesù: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Fortunatamente, sono piuttosto convinto che tutte queste polemiche non cambino di un millimetro le opinioni che la maggior parte delle persone sopra i 30 anni avevano delle questioni sollevate da quel monologo del Primo maggio. Infatti, non è ai Baby boomer o alla Generazione X che quelle parole daranno una spinta in più per pensare e cercare di formarsi una idea più precisa in merito, al massimo, come vedete, ci portano a scannarci senza trovare una soluzione. Saranno invece utili a chi appartiene ai Millennials e ancor di più alla Generazione Z. Ai giovani e ai giovanissimi, insomma. A loro, che non hanno ancora le stratificazioni politiche, ideologiche, economiche e di invidia sociale che appartengono a noi “adulti”, si spera che quelle parole li stimolino a partecipare maggiormente nella costruzione del loro futuro, per arrivare a una società meno schizofrenica (e discriminatoria) di quella attuale.