Il biliardo è come l’ergastolo vero, “fine pena mai”, laddove la pena è il dolore che si prova nella sconfitta, sempre causata dalle nostre azioni e da scelte talvolta tanto inopportune quanto scellerate nei tempi e nei modi.
O fine pena mai è la condanna per chi ha commesso il grave reato di non sapersi adattare ai cambiamenti della vita?
E se fosse fine pena mai per coloro che non trovano pace e serenità in amore, sul lavoro, nelle amicizie?
Ma siamo davvero obbligati a vivere secondo regole non nostre specchiandoci negli altri solo per trovare piacere attraverso una percezione di ciò che in realtà non solo non siamo, ma probabilmente nemmeno vorremmo essere?
No.
Ci sentiamo costretti, spesso sì, per lo meno fino a quando mettiamo le nostre emozioni nelle mani di altri, o le percepiamo vere solo se per l’appunto ne osserviamo effimero compiacimento negli altri. Questa sì che è fine pena mai.
“Qui non si salva nessuno”, quando è così, perché viviamo senza nostre regole emotive, per citare un passaggio di Aureliano Adami in Suburra.
Ma quando poi, come ce la raccontammo con un caro amico un po’ “scappato”, riaccompagnata a casa l’ultima conquista (quando non sei tu a essere il conquistato), ti accorgi di aver passato l’ennesima serata da solo con il tuo superego, capisci e realizzi che le emozioni sono quelle che ti può dare un tramonto, un viaggio, una canzone, un sorriso da uno sconosciuto, un grazie inaspettato…le cose cambiano. Ma che cazzo stai facendo, ti domandi, sacrosanta verità.
Cambia la percezione, i bisogni diventano diversi e più definiti, le rinunce meno difficili, le scelte future sono immediatamente più chiare.
In serenità quindi ora il gioco scorre facile, leggero, onesto. Soprattutto con noi stessi.
Fine pena mai è se non si ha mai l’onestà di sapere chi si è e chi si desidera avere al fianco, in condivisione, non in effimera presenza.
Mi risposo a 52 anni. Si legge nei miei occhi perché, per come la guardo, per come la cerco e per quanto mi cerca e sono ricambiato.
C’è un tempo per tutto, se si ha la pazienza di aspettarlo con onestà.
52 sono i tre birilli più importanti del castello della “goriziana”, il gioco reso celebre da Francesco Nuti nei suoi film.
Certo, il birillo rosso vale 60, ma è solo se fatto da solo.
Per lui si, grande gloria, ma…fine pena mai.