Le cosiddette fasi vita sono spesso molteplici, ma i tempi dei rapporti amorosi si dividono spesso in due parti primarie. Prima e dopo la consapevolezza di capire con chi percorrere la seconda parte della propria vita, che è tutta un’altra storia, perché si vede più vicina la fine e si sorride dei tanti ricordi del passato e ci si accarezza le cicatrici delle delusioni patite.
Il progetto comune di quando si è giovani è spesso diverso da quello che si intravede ed intraprende quando si è più maturi, laddove maturità è sì indice non solo di esperienza o esperienze vissute, ma anche e soprattutto visione di ciò che renderebbe tranquilla la parte in discesa della propria vita.
Dopo i 50 anni, o per lo meno così è stato nel mio caso, vita in campagna lontano dalla natìa Milano e secondo matrimonio, spesso è differente l’approccio che si ha verso il proprio futuro, una discesa che non è un declino, ma solo un lento abbrivio dopo una lunga salita, che ci conduce alla maturità di poter chiederci se sia il caso di fare delle scelte basate sulla consapevolezza di SAPERE di stare bene piuttosto che non sullo status quo dovuto all’affermarsi nel pensiero degli altri.
“Lo farò quando lavoro, salute, famiglia, figli avranno un trend o un mood positivo”, ci diciamo spesso.
Ed invece no, si sceglie quando è il momento, non quando si aspetta il momento giusto… ma giusto per chi, poi? Se non per due persone che si amano? Per i parenti? Per gli amici? Ma a chi dobbiamo chiedere se siamo felici, se non a noi stessi?
Sono proprio le nostre MIGLIORI scelte che ci rendono pace e ci restituiscono la serenità per creare lo spartiacque nel percorso con il nostro (o i nostri) partner nelle due fasi della vita.
Si passa dall’amore entusiastico ed impulsivo a quello della serenità e delle scelte con una visione di più lunga distanza.
Avere accanto lo stesso partner per tutta la vita è un affare da veri fuoriclasse, da “numeri diez”, perché significa aver condiviso un percorso di cambiamento, modifica e riadattamento di visione ed ideali che è (quasi) sovrumano al giorno d’oggi. Io non ce l’ho fatta, sono uno della “ligera” delle storie d’amore e non me ne faccio una colpa, me la dovrei fare se stessi reiterando l’errore nel tempo, con chiunque accanto piuttosto che convivere con una giusta solitudine.
Non parlo di condividere lo stesso tetto, per convenienza o connivenza con l’altro, ma di riuscire a vivere in un giardino in cui si possano coltivare ed annaffiare ogni giorno le piante che ci fanno stare bene e di essere i giardinieri a cura dello stesso terreno, il proprio cuore.
Il peso delle persone ce lo fornisce il loro comportamento. La tara, invece, è la differenza tra le azioni promesse o proclamate e quelle effettivamente intraprese.
Si dice che nel biliardo le gare migliori siano quelle con partita, rivincita e bella. Combattute fino alla fine, all’ultimo sangue.
In amore il pareggio è il vero successo.
Questo perché la grandezza dei rapporti d’amore è pari all’anarchia dei battiti del proprio cuore.