Energia, audacia, passionalità, entusiasmo: è il segno dell’Ariete, nemico giurato del compromesso che farebbe davvero di tutto per essere se stesso.
Nata non a caso sotto questo astro ormai 80 primavere fa, Vivienne Westwood festeggia oggi il suo compleanno: cifra pari, sia per la sua età che per la sua carriera, di appena trent’anni più giovane.
50 anni nella moda, dunque, e 80 di spirito ribelle. Nata nelle Midlands nel 1941, Vivienne Westwood è molto più che una stilista inglese: è un’icona, non solo per ciò che tutt’oggi rappresenta ma anche per ciò che con coraggio ha creato.
In un XXI secolo dove tutto è una scusa per definirsi “femministe”, Vivienne a soli 12 anni già cuciva i suoi abiti autonomamente: se non è self made questo. Con un post adolescenza come insegnante d’Arte alle scuole elementari, la figlia di una coppia di operai tessili del Derbyshire ruppe presto la sua carriera pedagogica ed il suo primo matrimonio per seguire un sogno: quel desiderio pulsante, che l’ha vista lavorare ogni sera fino a tarda notte realizzando instancabilmente creazioni che in principio nessuno voleva decidersi a considerare. Un successo sudato il suo, suggellato da un carattere forte e rivoluzionario che da sempre l’ha condotta controcorrente. “Tu mi dici che non valgo niente? E io mi impegno il doppio per dimostrarti che la mia moda è unica!” : la pensava così Miss Westwood, quando sentiva scorrere inesorabili i no del suo inizio percorso a conferma di quel classico snobbare un qualcosa che diventa poi famoso in tutto il mondo. A far la differenza, è stata la sua determinazione. Lavorando incessantemente alla macchina da cucire, la stilista britannica finì per conoscere Malcom McLaren, agente dei Sex Pistols. Inizialmente solo un compagno professionale, la storia d’amore con McLaren ha sancito la nascita di un brand che oggi non è solo una casa di moda, ma un universo progressista ed eccentrico sede del pensiero giovanile più provocatorio che sia mai esistito: il Punk.
Ribelli del nostro tempo, unitevi; bene e ora nascondetevi, perché siete già vecchi! In termini di disobbedienza, la griffe Vivienne ha già insegnato tutto. Dalla prima boutique aperta a Kings Road, Vivienne Westwood e Malcom McLaren non passarono certo inosservati: in costante cambio di nome, stile ed arredamento, il look da loro proposto passò dalla tendenza rocker fino ad accogliere abiti in cuoio, catene, spille da balia e bottoni a forma fallica. L’obiettivo di Vivienne, in fondo, è sempre stato uno: provocare, sbalordire e, con questo shock buono, portare a un cambiamento o a una presa di coscienza.
Più volte in manette per la diffusione di magliette controverse (celebre nel 1975 la raffigurazione di due cowboy nudi) Vivienne Westwood, di attivisti moderni ne porta a scuola ancora tanti. Con lei, per la prima volta nel mondo della moda è stato inserito il concetto di fluidità di genere; con lei, viene sdoganata anche la perfezione di una modella impeccabile come Naomi Campbell caduta da tacchi alti 30 cm durante una sua sfilata.
Nata come simbolo di uno stile – il punk- che fa della rabbia ed il disagio i suoi maggiori capisaldi, con esso Vivienne Westwood condivide senza dubbio il voler esprimere un cambiamento tramite lo stile. “I vestiti sono emotivi”, dice: “ti fanno affrontare il mondo in modo spettacolare”. Questa ira profonda, abbracciata nel Punk da giacche di pelle che creano un’identità contrapposta alla borghesia, si trasforma con Vivienne in un universo di possibilità: un modo per essere diversi, ma sempre migliori e fedeli a ciò che siamo. Si perché, la signora della “moda libera” non si è mai piegata ai voleri di chi la voleva differente; a niente le sono serviti gli schemi di marketing, avendo sempre e solo seguito quello che la rappresentava nel profondo. Da qui, un’altra lezione di vita che molto ci insegna anche al giorno d’oggi: il rischio. Passando da una sfumatura all’altra della sua colorata proposta di abbigliamento, Vivienne ci propone da anni diverse angolature del suo pensiero senza mai alcuna paura del cambiamento: e così, all’inizio degli anni 80, la vediamo ad esempio abbandonare la modernità del tempo per abbracciare la tradizione.
Ecco che spuntano i corsetti, dunque, affermandosi come la prima stilista a riportare in auge questi antichi accessori cospargendoli della sua personale rivisitazione: non più corsetto come indumento intimo, quindi, bensì come top da sfoggiare quotidianamente. Altro che body shaming: con la stilista britannica regina del punk, non esiste discriminazione ne divieto ed ogni caratteristica fisica è esaltata ed incoraggiata dal semplice e puro atto di essere se stessi. Una lotta per il cambiamento consapevole, la sua, che rivisita tessuti del passato (tartan e lana inglese) attualizzandoli al contesto attuale. Vivienne Westwood, che dopo il secondo divorzio con McLaren sposò uno studente di 25 anni più piccolo, è un personaggio da studiare: da proporre ai giovani ma anche ai più grandi, come esempio di chi fa delle proprie passioni il lavoro dei sogni e da quest’ultimo trae il meglio, proponendolo come fonte di ispirazione e miglioramento. Il suo animo rivoluzionario ha dato di che parlare a stampa inglese e mondiale: per aver incontrato la regina senza biancheria intima, ad esempio, e per aver posato sulla cover del magazine inglese Tatler vestita come Margaret Thatcher. Oltre gli eccessi, tuttavia, il suo è un impegno per cambiare il mondo a tutto tondo che abbraccia anche l’ambientalismo. Da sempre dalla parte degli isolati e delle minoranze, Vivienne combatte infatti assieme a Greenpeace contro il riscaldamento globale ed usa da sempre l’ampio riscontro mediatico del mondo della moda per lanciare messaggi davvero importanti; la sua filosofia, si pone inoltre in netta contrapposizione con l’industrializzazione di massa, promuovendo slogan ormai famosi come buy less, choose well, make it last (compra meno, compra meglio e fallo durare) . I colossi multinazionali del cheap market si indignano? Forse, ma ancora oggi Vivienne non si piega a nessun compromesso.
Capelli rossi (bianchi ormai, ma sempre dall’anima aggressive) , colori sgargianti, trucco definito e accessori vistosi: a più di 30 anni dal suo debutto in passerella e a 80 anni compiuti ma per niente dimostrati, la Eastwood è l’unica icona punk vivente e forse uno dei pochi esempi rimasti di quella ribellione sana che non diventa ostilità, ma pura forza costruttrice. Praticamente, ciò di cui abbiamo bisogno oggi: speriamo che i semi da lei piantati, germoglino ancora a lungo. Non solo con la moda, s’intende.