“Penso al sesso una volta ogni sei pensieri”, e qui arriva la zampata belvosa di Francesca Fagnani: “Quindi almeno una volta all’ora” e Alessandro Borghi, che interpreta Rocco Siffredi nella serie Netflix “Supersex” conferma, anche se secondo alcuni studi (questo lo prendiamo da “Focus”) un essere umano (uomo o donna) dovrebbe fare 6200 pensieri al giorno, quindi Alessandro Borghi sarebbe abbondantemente sotto la media. Un altro studio, invece, ritiene che un uomo pensi al sesso 514 all’ora (in questo caso lo studio è dedicato solo agli uomini): ci sembra esagerato, ma gli studi sono studi. In ogni caso, Alessando Borghi, ha detto una grande verità: gli uomini vogliono fottere. Sembra strano che non vi siano altrettanti studi sulle donne, perché il sesso, solitamente, si fa in due, almeno tutti coloro che non hanno con il sesso un rapporto esclusivamente mediato da Rocco Siffredi e dalla pornografia.
Alessandro Borghi, oltre all’intervista a Belve, ha rilasciato una intervista anche a Vanity Fair, in cui si sente molto in colpa di essere maschio, addirittura si pente di avere guardato le donne in gioventù perché – secondo Borghi – guardare le donne è un retaggio di una cultura maschilista. Secondo questo ragionamento, però, le donne, quelle rarissime volte che pensano al sesso, lo farebbero bendate, finirebbero a letto con qualcuno, per così dire, a tastoni, brancolando nel buio. Oppure le donne possono guardare gli uomini e ma al contrario non si può fare?
Ecco, noi plaudiamo a Borghi per avere detto una grande verità: gli uomini pensano spesso al sesso, però non comprendiamo come gli vengano in mente pensieri sessuali se non guarda le donne. Comprendiamo anche che lui non escluda di avere rapporti sessuali con uomini, vivaddio, anche se questo mezzo coming out lui la racconta come una provocazione (non si provocano così i gay, cattivaccione!). Ergo ragion per cui, non guardando le donne (è stato un processo lungo, questo di liberarsi dagli sguardi “insistenti” diretti alle donne, aiutato in questo, per stessa ammissione di Borghi, dalla moglie, che lo ha addestrato) resta soltanto che in quei sei pensieri, desolati e spersi nella sua mente, uno riguardi gli sguardi insistenti che Borghi rivolge ai maschi. E qui non possiamo che chiederci perché sarebbe aggressivo guardare le donne e invece si possano concupire con lo sguardo, con i gesti, con la linguina di fuori (alla Fantozzi) gli uomini. C’è un equivoco di fondo, ci pare.
Questa cultura del “maschilismo tossico” toglie di fatto alla femminilità persino il potere della seduzione: l’uomo pensa al sesso, la donna giammai. Boh! Io sono ovviamente per la disincarnazione assoluta hegeliana o eremitica, e sono fermamente convinto che uomini e donne siano identici (il clitoride è il vero organo sessuale erettile, di fronte al quale il pene sembra solo una pallida imitazione). In ogni caso la media di un pensiero all’ora dedicato al sesso sarebbe bassina, secondo altri studi che stabiliscono le volte dedicate al pensiero del sesso in 6-7 ogni ora (per gli uomini e per le donne). In questo senso, il Borghi, pur avendo detto una grande verità (gli uomini pensano al sesso) si dimostra quasi una educanda, se non fosse che le educande pensano al sesso più di tutti. Altresì non comprendiamo l’atteggiamento punitorio, quasi da confessionale cattolico, con il quale Borghi ha affrontato le domande della Fagnani, del tipo “sì padre, ho peccato, nelle azioni e nei pensieri”, anche se l’atteggiamento giudicatrice della Fagnani, forse, porta un po’ ad autofustigarsi. Un uomo, interrogato sul sesso da una donna, sembra sempre un imputato alla sbarra, come se le donne non fosse mai sfiorate da pensieri sessuosi. Io, ad esempio, lo ricordo un tempo, in cui, per rimorchiare, dovevi far finta di non pensare al sesso (voi cciofani non potete ricordare) e in cui le donne stavano al gioco e anch’esse facevano finta che il sesso non c’entrasse in una relazione. Da questo partivano come razzi tutta una serie di complessi e frustrazioni, raccontanti meravigliosamente dal primo Woody Allen: situazioni in cui bisognava parlare di faccende intellettuali quando il fine era rotolarsi a letto come se non ci fosse un domani. All’epoca le donne, assolutamente, non si masturbavano (o almeno così dicevano).
Ecco, ci chiediamo, sono davvero cambiate le cose? Come è stato notato qui su MOW c’è una grande differenza tra la reazione di Melissa Satta, accusata (ingiustamente) di essere “sex addicted” e quella di Alessandro Borghi che confessa, serenamente, alla Fagnani non solo di avere solo sei pensieri l’ora (tutti noi esseri pensanti lo invidiamo tantissimo) ma che uno di questi sei è dedicato al sesso. Non notate anche voi una certa disparità di trattamento? Ci ha detto la Fagnani quante volte pensa al sesso? (Diciamo la Fagnani solo perché ha fatto lei l’intervista, non è una curiosità “ad personam”). Che si pensi al sesso, immaginiamo, sia una cosa, normale, sana, anche se uno – rispetto alla media – ci pensa pochino come Borghi. Ma perché, ancora, le donne lo prendono come un insulto? E’ questa la parità che stiamo costruendo?