È morto a cent’anni abbondanti Heinz Alfred Kissinger, bavarese di nascita che ha consigliato o ha servito direttamente dodici presidenti americani, risultando nei fatti più potente di almeno alcuni di loro. E a proposito di potenti, Kissinger era stato anche amico personale di Gianni Agnelli.
Henry Kissinger e Gianni Agnelli. Due mondi lontani, legati da una profonda amicizia e da una visione che li ha portati a diventare pilastri del Novecento. Uomini esaltati, insultati, ma soprattutto persone appassionate: "Gianni aveva molteplici passioni e interessi - spiegava qualche tempo fa Kissinger, ricordando Agnelli su Repubblica nel giorno in cui l'Avvocato avrebbe compiuto 100 anni - era un uomo del Rinascimento che amava l'Italia, credeva nell'Europa unita e si sentiva profondamente legato all'America".
Divisi dall'Oceano l'ex segretario di Stato americano e l'amico di una vita si perdevano in lunghe telefonate in piena notte: "Parlavamo tre o quattro ore a settimana al telefono. Il problema era che Gianni non faceva troppa attenzione alla differenza di orario. Chiamava, ad esempio, quando in Italia erano le 10 del mattino e da me sono le quattro, quindi piena notte. Parlavamo a lungo, di tutto. Di politica americana, di politica italiana, di economia come di affari internazionali e di sport".
Un'amicizia nata quasi per caso, durante un evento al Quirinale nel febbraio del 1969, in occasione della visita a Roma del presidente Richard Nixon: "Iniziammo a parlare quasi per caso. Ma divenne uno scambio sempre più intenso. Avemmo una grande, intensa, conversazione. Ci isolammo da tutti gli altri e parlammo tra di noi per oltre mezz'ora. Fu allora che lo conobbi, e lì nacque la nostra straordinaria amicizia".
Agnelli era un uomo d'affari, Kissinger uno dei politici più influenti dell'occidente, ma insieme erano anche - solo - due amici. Entrambi amanti dello sport, andarono a vedere insieme molte partite di calcio: "Ricordo che guardammo insieme molte partite in Inghilterra, e poi, soprattutto, in Italia. Una volta andammo a Torino per un match tra Juventus e Napoli che terminò con molti goal, credo sei o sette. Ma il problema è che Gianni voleva andare sempre via dallo stadio dieci minuti prima della fine e spesso le partite erano in bilico in quegli ultimi minuti. Ma non c'era nulla da fare, uscivamo".
Passioni legate da uno spirito comune, e divise dalla morte dell'Avvocato che se fosse vivo oggi - spiega Kissinger - lavorerebbe duramente per aiutare l'Italia a rialzarsi dalla crisi economica innescata dalla pandemia: "Provava una specie di combinazione di amore per l'Italia e di consapevolezza della necessità dell'Unione Europea. Dunque credo che se oggi fosse vivo vedrebbe con favore i grandi sforzi che l'Italia sta facendo per risollevarsi".