La promozione del corso, perfettamente pubblicizzata sui social a circa un mese dall’evento, ha fatto notizia da subito: nel paese in cui Matteo Renzi si presenta come relatore a comizi in Medio Oriente per cifre comparabili al costo di un’utilitaria, i 39 euro richiesti per tre ore in compagnia di Alessandro Di Battista non potevano che scatenare una certa attenzione mediatica. Nel dettaglio, l'evento è promosso da Marco Venturini ad un prezzo che è viene definito “scontato per un periodo di tempo limitatissimo”. Venturini, classe 1984, si definisce ‘un consulente in comunicazione politica per politici, ministri e candidati a elezioni di ogni livello’.
Così, versando 39 euro all’indirizzo IBAN del signor Venturini, mandiamo giù la proverbiale pillola rossa di Keanu Reeves per scoprire quanto è profonda la tana del Bianconiglio. Un percorso che inizia dal libro omaggio “Il manuale del candidato - una guida passo passo su cosa fare in campagna elettorale” stampato in Polonia da Amazon Fulfillment e arrivato per posta dopo circa una settimana. Il giorno dell’evento arriva una mail con il link di Google Meet, l’appuntamento va dalle 18.30 alle 21.30.
A dieci minuti dall’inizio ci sono già una trentina di persone connesse, mentre l’apice si raggiunge poco dopo con quasi un centinaio di partecipanti. Lo spirito sembra lo stesso di una riunione di condominio online: c’è chi causa un ritorno di audio, chi non riesce a spegnere la telecamera, borbottio di sottofondo. Venturini presenta brevemente il corso, poi spegne i microfoni a tutti e chiede di intervenire per alzata di mano. Alessandro Di Battista esordisce con un trasparente “non conosco nessuno di voi” e l’organizzatore ci mette il carico: “Ale rifiuta tutto, ma ha fatto un’eccezione per noi”. Segue una gran voglia di protagonismo da parte degli iscritti, dai fan boy dell'ex 5 Stelle a chi non perde occasione per fare propaganda. Prima di lanciare la registrazione, Venturini fa una premessa: “Ci sono dei giornalisti iscritti al corso, dovete saperlo. Non dite cose da querela”.
La prima e unica slide che ci viene mostrata (foto sopra), pescata dal file ‘slide corso amministrative 2022’ è un indice, le altre non le vedremo mai. Marco ci tiene a sottolineare che lo strumento più efficace per fare comunicazione politica, ad oggi, è Facebook: se non avete una pagina, apritela. Se l’avete, usatela. È il suo primo comandamento. Di Battista replica dicendo che lui, invece preferisce YouTube: “Su Facebook scrivo solo qualche pezzo”. I suoi concetti sono chiari, d’impatto e totalizzanti: “Se non lo comunichi è come non averlo fatto”, dice subito. I temi più ricorrenti del suo monologo sono YouTube e Gianroberto Casaleggio, che definisce a più riprese “come un secondo padre". In mezzo ai partecipanti al corso Alessandro Di Battista è una rockstar. Lui lo sa, forse se ne compiace, forse no. A riprova della sua fama di grande comunicatore - del tutto meritata - riesce ad intrattenere senza tentennamenti una settantina di persone nel pieno dell’ora di cena.
Di Battista parla di coerenza come valore cardine della sua linea di pensiero, aggiungendo di credere molto nella “sobrietà politica”. Dice di non leggere i giornali, così quando gli chiedono come si informa senza la stampa tradizionale, lui risponde candidamente che passa tanto tempo su YouTube: “È la piattaforma più utile. Guardo Barbero, TV anni Sessanta, teatro ed Eduardo De Filippo”. Dopo un’abbondante mezz’ora però aggiunge un dettaglio: “Io studio le notizie prendendo solo i titoli, rileggendoli più volte e ricopiandoli in un taccuino. Ogni tanto poi li vado a rivedere”. La comunicazione in video, invece, l’approccia in maniera artistica: “Non seguo mai uno schema, la prima versione è sempre giusta”. E soprattutto: “Non rivedo mai quello che pubblico su YouTube”.
Il consiglio più concreto agli aspiranti colleghi è: “Avere un programma, uno qualunque, altrimenti è fuffa”. Di Grillo parla poco, dei Cinque Stelle anche: “Non ho rabbia nei loro confronti, ma oggi non voterei nulla”. Racconta poi tanti aneddoti, come “Il Dibba Tracking” e la campagna elettorale in motorino in cui ad ogni appuntamento “sembrava che l’Italia avesse vinto il mondiale”. Di Battista racconta le cose come un reduce del proprio personalissimo Vietnam - che poi sarebbe la campagna elettorale - ma a tratti suona come Pietro Castellitto a proposito della sua gioventù a Roma Nord. Consiglia di essere populisti, aggiungendo di non essersi mai offeso per essere stato bollato come tale. Dice, Di Battista, di non rilasciare interviste a giornalisti del Gruppo GEDI.
In un involontario tributo al Manuel Fantoni di Carlo Verdone, 'Dibba' racconta di come si è fatto le ossa in Sud America: “Non ho mai fatto PNL (Programmazione Neuro Linguistica, ndr.) nei miei discorsi. Ho fatto l’insegnante in Guatemala in spagnolo, una lingua che non conoscevo, parlando della storia dei Maya ai bambini ed è stata una bella scuola anche per me. Io ogni volta che vado in TV dico subito che sono filo-palestinese e contrario alla NATO: Quello che funziona è prendere posizioni nette”. E poi ancora: “Nei comizi bisogna stare dritti, tenere il microfono sul mento e guardare le prime file. Non dare un’immagine sciatta. Ma sono cose che non ho imparato nei libri”.
Lui parla seduto sul divano, in penombra, indossando una t-shirt. Racconta cose interessanti, altre meno, il tutto sempre decisamente ego riferito: “Una volta che sono uscito dalla doccia e mi sono trovato Fazio davanti, mi ha chiesto di andarci piano in diretta”. Oppure: “Draghi fa gaffe e nessuno lo attacca, a me sì, ma va bene”. Di certo chi ha pagato il biglietto per ascoltare Alessandro e le sue storie è rimasto soddisfatto.
Dopo più di due ore segue un breve spazio per le domande. In molti sono collegati dal meridione, una signora chiede consigli dopo aver preso 20 voti (di numero, specifica) alle ultime comunali. Per un ragazzo diciottenne che si dichiara già in politica il consiglio è quello di studiare. A un altro corsista, preoccupato per la censura, viene detto “Apriti un blog”. I più interessati all’evento sono candidati di centrodestra, o per lo meno sono quelli che tengono di più a prendere la parola. Uno di questi si premura di specificare che ha grande rispetto per Di Battista nonostante una visione politica differente dalla sua.
Poi saluti, grazie a tutti, arrivederci.
Il giorno seguente, come promesso, arriva una mail con la registrazione dell’evento: è un video di tre ore e mezza segnalato come “non in elenco” su YouTube. Assieme al video c’è anche quello che sembra a tutti gli effetti il fulcro dell’intera operazione: “Un’opportunità rarissima: quella di avere il mio videocorso di comunicazione politica per candidati, politici eletti e spin doctor a prezzo scontato [… ] Il corso è in promozione (evento più unico che raro) fino a lunedì. Infatti puoi averlo a €530 invece di €590”. Il piatto forte, anche stavolta, sono gli ospiti. Il primo è Dario Adamo, social media manager di Giuseppe Conte, “con le strategie che hanno portato il presidente del Consiglio a quadruplicare il numero di follower in un anno e a comunicare in modo efficace durante la più grande crisi dal dopoguerra”. Segue poi un secondo round di Alessandro Di Battista e, in chiusura, Tommaso Longobardi, il social media manager di Giorgia Meloni con cui vedere “le strategie social usate dalla Meloni per fare grandi numeri e raccogliere consensi”. Chi abbia deciso di acquistare il corso, chiaramente, non ci è dato saperlo.
Chiudiamo con qualche considerazione personale. La prima è che Marco Venturini fa il suo lavoro, che è quello del venditore. Non di coltelli o di materassi in televisione, ma di popolarità e consensi su internet. Sui risultati è difficile avere qualcosa da opinare perché lui non nomina mai i suoi assistiti. Evidentemente però, se continua a farlo è perché gli riesce bene. Alessandro Di Battista invece si è confermato un grande intrattenitore, anche se piuttosto che un glossario di politica ha sciorinato una lunga serie di aneddoti comprendenti abitudini personali e scelte di vita. Quella che inesorabilmente traspare nell'insieme è la sciatteria di tutta l’operazione.
Davvero vogliamo un Paese guidato da leader istruiti su internet con corsi da 39 euro? E davvero, dall’altra parte, c’è chi pensa di ottenere una valida preparazione in questo modo? Di essere un’alternativa migliore rispetto ad altri per come ha stampato il volantino, per come si è messo in mostra su Facebook? Il corso fa leva su di una specie di sogno americano, un gratta e vinci in cui è nascosta la possibilità di essere uno di loro, la classe sociale più tutelata del paese, grazie a qualche video lezione su internet. Non c’è etica, ma nemmeno preparazione. Dietro alle lezioni di comunicazione, tutte da verificare previo versamento di 530 euro, c’è solo il baratro. È vero, chi governa - in Italia come altrove - si appoggia a specialisti della comunicazione e fa bene a farlo. Se anche il candidato sindaco ad un paesino di quattrocento anime parte da qui però, è perché fare politica per trarne dei privilegi è diventato il punto di arrivo, il fine ultimo dell'impegno. Non solo, è anche stato socialmente sdoganato e accettato con una scrollata di spalle. I corsi online per vincere le elezioni (dedicati a qualunque livello d’incarico e schieramento politico, lo ricordiamo) sono il trionfo della forma sul contenuto, un vivaio per influencer dell’amministrazione pubblica. Ecco perché, in fin dei conti, i 39 euro spesi ci hanno lasciato addosso un discreto carico di livore e disillusione. Ascoltare per tre ore la vita di Alessandro Di Battista, a confronto, è stato tutt’altro che spiacevole.