“Il corpo è mio e lo gestisco io” è il famoso e stracitato slogan femminista che rivendicava il diritto delle donne di decidere del proprio corpo, della propria sessualità, del diritto di mettere o non mettere dei figli al mondo. Un’amica in vena di sociologia mi ricorda: “La donna acquisiva consapevolezza della sua soggettività e dei suoi diritti”. Ma oggi qualcosa è cambiato, forse. In pieno clima neofemminista, lgbtqa+ , le attiviste che vorrebbe urlare una cosa del genere alla manifestazione prenatalizia di turno contro la cultura patriarcale, potrebbero sentirsi censurata con un “No, carina, non puoi più gestirlo tu il tuo corpo: devi attenerti al politically correct, non puoi gestirti come vuoi, devi seguire le regole del nostro pensiero, se no, se non lo fai, mercifichi il corpo della donna. Tu sei una donna e vuoi mercificarti? No, non devi. Obbedisci e muta”. Le mie sembrerebbero frasi provocatorie, ma è quello che succede in questi giorni di fronte all’ennesima proliferazione di calendari con ragazze sexy, dai corpi perfetti come le veneri scolpite da Prassitele nel 360 a.C., come l’Afrodite cnidia oggi nota a noi solo tramite le copie di epoca romana, che se andiamo avanti così non ci sarà più permesso di ammirare nei musei. Erano statue nude, sexy, ma anche dee dominatrici. Non ho mai appeso calendari, l’unico è quello di Padre Beccaro che tengo in cucina, figuriamoci quelli sexy, ma trovo demenziale che un calendario 2024 stia creando una vera guerra ideologica. Parlo del calendario femminile pubblicato a San Benedetto del Tronto, finanziato dal Comune per il lancio turistico della città, criticato da alcune forze politiche e femministe. Secondo Giuseppe Cruciani, che ne ha parlato alla sua trasmissione La Zanzara, “le femministe che si sono gettate anima e corpo contro questo calendario sono le vere forze conservatrici oggi in Italia. Invece di esaltare la bellezza femminile e i corpi delle donne, dicono che queste non possono essere rappresentate in un calendario”. Cruciani, a differenza mia, va giù pesante: “Vi dovete vergognare. State rinnegando tutte le vostre battaglie storiche in nome del ridicolo femminismo conservatore di cui siete rappresentanti”.
Già, perché le ragazze riprese nel calendario non sono povere schiave del ses*o portate illegalmente in Italia da scafisti senza scrupoli (quelle non se le fila quasi nessuno), poi finite nella rete della malavita nigeriana, romena o albanese e messe a prostituirsi nelle nostre strade per una clientela quasi esclusivamente Made in Italy, che è uscita a comprarsi le sigarette mentre la mogliettina mette a nanna i pupi, ma modelle che decidendo in piena libertà hanno voluto posare e esibire il proprio corpo. “Finché tiene conviene, almeno ti rimane un bel ricordo quando la gravità avrà avuto il sopravvento”, mi dice mia moglie Betta Guerreri e sembra seria. Una delle modelle del calendario di San Benedetto ha poi voluto dire la sua ai microfoni di Cruciani, che non è certo un maschilista, un moralista (ha scritto anche la prefazione della biografia di Luana Borgia), un omofobo. La modella, Nicole Burzi, ai suoi microfoni ha detto: “È stato un lavoro come un altro, contratto regolare, perché oltre a studiare io faccio anche la modella. Parlare di mercificazione femminile per un calendario mi sembra esagerato. Non abbiamo mai fatto male a nessuno e abbiamo scelto di prendere il potere di decidere di fare del nostro corpo quello che vogliamo”. Poi, la sventurata (come definirebbe Alessandro Manzoni questa, per alcuni, neo monaca di Monza) ha aggiunto: “A me fa piacere ricevere i complimenti per il mio fisico, non dobbiamo essere ipocriti. Parlando da donna, a tutte piace riceverli soprattutto se nei modi corretti”. Ovvio tra complimenti e molestie ne passa, e che non si dica che il confine è impercettibile perché se è così gli uomini (ma pure le donne) per essere perfetti, corretti, dovrebbero dimenticare di avere voce. Ripeto, non mi piacciono i calendari in genere, ma quando in Il ciclone, di Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini si rivolge al mese del calendario esposto sulla sua parete e dice “Te, Giugno, tu ti tingi un po’ troppo i capelli”, confrontando il castano pubico con la chioma platino, ho riso e non ho certo pensato alla mercificazione di Miss giugno.
È strano che non abbiano mai creato grandi dibattiti i calendari passati della Pirelli (che ora ha rivestito le sue top model perché forse la moda è quella), forse perché è sempre duro mettersi contro grandi gruppi e soprattutto grandi fotografi, visto che portano la firma dei più giganteschi maestri della fotografia mondiale, da Terence Donovan a Richard Avedon, da Herb Ritts a Bruce Weber ad Annie Leibovitz. Helmut Newton fu talmente sexy e spudorato che scandalizzò l’allora amministratore delegato Pirelli, Filiberto Pittini, che preferì pagare 300 milioni di lire per ritirare gli scatti che poi, per il 50° anniversario, furono pubblicati nel libro celebrativo. Sono scampate alla gogna del politicamente corretto anche i calendari, bellissimi per altro, di Sabrina Ferilli, Alessia Marcuzzi, Samantha De Grenet, tre donne che certo sono da sempre registe della loro vita, pure loro riprese come dee dominatrici come faceva Prassitele con le sue veneri. Dalla gogna del politicamente corretto sono invece esclusi gli uomini, il loro corpo si può mercificare, il nulla osta non è nemmeno da chiedere. E lo hanno fatto Raoul Bova, Alessandro Gassman e molti altri. Addirittura scopro dal web che si possono chiedere calendari maschili 2024 anche personalizzati con il nome della propria ditta. E ora come la mettiamo: difendiamo il corpo delle donne e lasciamo che il ragazzo di gennaio si cali le braghe a pagina uno? Il poverino non va lasciato al suo triste destino? Come si vede, certe accuse di machismo, con richieste di dimissioni della giunta comunale di San Benedetto, sono solo forse il pretesto per l’ennesima bagarre politica, e non mi interessa nemmeno sapere da che parte stanno i contestatori mentre urlano che il calendario è stato “un messaggio obsoleto e inappropriato... è mercificazione del corpo femminile”.
Via libera quindi alla mercificazione del copro maschile. Elodie e Arisa dovranno pensarci prima di spogliarsi (le ha sgridate indirettamente anche un ex libertino come Gino Paoli), ma gli uomini possono tutti iscriversi al club della mutandina allegra. Nulla è cambiato, basti pensare che nella bigottissima Australia (dove hanno censurato perfino la foto di un canguro che mostrava troppo) il calendario dei vigili del fuoco ha compiuto 31 anni. E l’attesissimo calendario 2024 dei vigili del fuoco australiani è stato già ufficialmente lanciato. Tutto va in beneficienza, dalla sua nascita nel 1993, il calendario ha donato oltre 3,4 milioni di dollari ad enti di beneficenza in tutta l’Australia: l’Australian Firefighters Calendar sostiene da sempre i rifugi per animali e la fauna selvatica australiana, oltre ai bambini affetti da cancro. Applausi. Di certo però, a parte i cuccioli che posano con loro, le loro foto non fanno venire in mente Florence Nightingale, l’infermiera britannica nota come “la signora con la lanterna” che assisteva i feriti. Per l’edizione 2024 oltre venticinque vigili del fuoco australiani hanno mostrato il meglio di sé: spalle larghe, pettorali e toraci depilati, bicipiti guizzanti, addominali che si spingono fino alle grondaie inguinali che trattengono pantaloni dalla vita bassissima, e tanto tanto sudore maschio con i fuochi alle spalle. Si saranno sentiti mercificati pure loro?