“Milano non si ferma” non è solo lo slogan che a febbraio sembrava poter esorcizzare la prima ondata di Coronavirus. Ma è anche un atteggiamento che la città ha nel Dna da sempre. Solo che a volte questa propensione può risultare decisamente fuori luogo e controproducente. In particolare, durante una pandemia. Anzi, la seconda ondata di un virus che sembra non volerci lasciare in pace.
E così sotto la lente di ingrandimento sono tornate le zone della movida milanese. Nel nuovo Dpcm sono previste chiusure anticipare e limitazioni agli alcolici? Nessun problema, tanto “Milano non si ferma” alcuni pensano ancora e così si portano tutto da casa per fare comunque il loro aperitivo sul Naviglio.
L’unico problema è che dovrebbero costantemente mantenere la mascherina, che è impossibile dovendo sorseggiare lo spritz e non potrebbero stare vicini, mentre invece i gruppi avvistati lungo i canali comprendevano ben più di sei persone senza distanziamenti.
A stigmatizzare questo atteggiamento, ci ha pensato il giornalista e critico musicale Marco Molendini in un post su Facebook, dove in poche righe riesce a condensare l’esatta natura del fenomeno: “Sono tosti, disposti a tutto, pronti a sfidare Covid e vigili, sono i pasdaran dello spritz, i kamikaze dell’happy hour, gli irriducibili dell’aperitivo, gli ultimi mohicani della social hour. Portano la mascherina sotto il mento (altrimenti come bere?) quando la portano, stanno a distanza ravvicinata (altrimenti come chiacchierare?), non rinunciano al rito se piove, tira vento o fa un freddo cane. E neppure se i bar sono chiusi, in quel caso le bevande si portano da casa. Fra le tante categorie che non vogliono fare un passo indietro per la pandemia, le mamme preoccupate per la scuola, i lavoratori che temono di perdere il lavoro, i ristoratori che temono di chiudere, il calcio che non vuole vedere il pallone bucato, sono i più insensati, quelli che hanno meno da perdere (un’ora di socialità al giorno per difendere la propria salute e quella degli altri), ma sono fra i più tenaci: la mia vita per un bicchiere”.
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