Ieri sera mi hanno picchiato in centro a Milano. Una lesbica e un ragazzo di colore mi hanno aggredito in quanto maschio bianco eterosessuale. Ho l’occhio messo male e dolori sparsi alla schiena, alle caviglie, alle ginocchia. Ho attivato una raccolta fondi perché ho bisogno di supporto psicologico. Se volete donare ecco il link: gofundme.stocazzo. Sì, è una cazzata. La foto qui sotto è un selfie di qualche settimana fa e la benda l’ho messa per coprire un orzaiolo. Però ho avuto la vostra attenzione, ho generato una vostra reazione e forse avrò pure il vostro like. Vi pare poco? Probabilmente no, non è poco. Diverse persone mi hanno chiesto in questi due giorni: cosa ne pensi del caso Malika? Ne penso tutto il male possibile. Ma non per come si è comportata lei: per quello che siamo diventati noi. Noi tutti. Tu che leggi e io che scrivo. Io che leggo e gli altri che scrivono.
Mi sono fatto delle domande. 1) Se Malika mi avesse mandato gli audio della madre per pubblicarli su Mow così come ha fatto con Fanpage li avrei pubblicati? Sì, con molta probabilità sì. Una madre che offende una figlia perché lesbica e la figlia che chiede aiuto oggi sono una notizia. 2) Se Malika mi avesse chiesto dei soldi per supportare la sua vita e la sua psiche glieli avrei dati? No. E di fatto, infatti, non gliel’ho dati. 3) Dato che qualcuno invece gliel’ha dati reputo oltraggioso e scandaloso il modo in cui li ha spesi, ossia comprandosi una Mercedes, dei vestiti e un bulldog francese? No. Anche perché la richiesta fatta da lei e da sua cugina era quantomeno vaga. E chi può decidere come debba spendere i soldi una persona se non quella persona stessa? Cosa doveva farci Malika per non essere attaccabile dalla massa moralista?Darli in beneficenza? Comprarci solo farmaci e medicine? Presentare le fatture di uno psicologo, una cartomante e un centro yoga? Bah, mistero.
A essere oltraggioso e scandaloso per me è il buonismo dietro il quale ci redimiamo dai nostri peccati e dentro il quale affondiamo per sentirci tutti più socialmente accettati e accettabili. A essere oltraggioso e scandaloso è il perorare delle cause di cui non sappiamo nulla, è il fermarsi ai titoli senza mai approfondire granché, è l’andare dietro all’opinione comune, al pensiero comune, a tutto ciò che è comunemente giusto fare perché così guadagni like e follower che tranne in rari casi si traducono in soldi veri.
Almeno Malika ci ha guadagnato davvero. Tanti di noi invece non fanno altro che donare la propria privacy al signor Zuckerberg per far guadagnare solo ed esclusivamente lui. Adesso che ogni giorno è il giorno di qualcosa - venerdì ho scoperto che esisteva pure il giorno dell’incontinenza, per esempio - perché non istituiamo un giorno lontano dai social? Impossibile. Impossibile perché questo siamo diventati: una marmaglia di chiassosi digitatori di parole a caso, una pletora di postatori di video inutili, un branco di commentatori che intervengono solo su questioni su cui si sono già espressi i capo branco.
E non è soltanto il caso di Malika a metterci davanti alle nostre coscienze, ma anche quelli degli influencer Iconize e Riphuda. Il primo, che ha denunciato di essere stato picchiato per omofobia quando in realtà si era tirato del ghiaccio da solo in faccia. La seconda, che ha denunciato la violenza razzista della Polizia su alcuni ragazzi di colore in zona Navigli a Milano quando in realtà il razzismo non c’entrava niente. Cosa ha mosso questi due influencer a mentire o a sposare finte cause? I like, i follow, il sentirsi e l’apparire dalla parte del giusto. Cosa ha spinto noi a seguire e a supportare queste cause? Le stesse cose.
È questo ciò che siamo diventati? Dei cialtroni buonisti che seguono solo un’approvazione social e sociale? Ieri, a 24 ore dalla vittoria dell’Italia sul Belgio, nella storia di un amico ho letto questa frase: “Abbiamo perso la partita più importante: quella contro le nostre coscienze”. Severo, ma coerente. Severo, ma anche limitante. Perché spesso perdiamo pure quella contro la nostra libertà di pensiero e contro la nostra reale volontà. E la cosa peggiore è che non ci facciamo nemmeno caso. E avanti così, tanto domani ci sarà un’altra causa da seguire a buon mercato.
P.s. E comunque se volete donarmi qualche euro no problem. I dolori alle caviglie, alle ginocchia e alla schiena li ho sul serio. Però il link che ho lasciato sopra non funziona, se volete vi mando direttamente l’Iban. Grazie, M.