Nei canali Telegram in cui si organizzano i no vax italiani si parla da tempo del 14 febbraio. Nicola Franzoni, convinto leader antivaccinista nonché segretario del movimento “fronte di liberazione nazionale”, aveva annunciato una marcia su Roma per emulare l’azione di protesta dei camionisti no vax di Ottawa, in Canada. L’obiettivo era quello di arrivare a Montecitorio, bloccare la città e far cadere il Governo Draghi con il supporto del Freedom Convoy. Noi di MOW abbiamo seguito le operazioni dall’interno nei giorni di preparazione all’evento, per conoscere davvero queste persone e capire la portata delle loro azioni politiche. Per farlo ci siamo divisi in due gruppi, volevamo realizzare due servizi differenti: da un lato siamo stati a stretto contatto con lui per farlo parlare senza filtri, dall’altro lo abbiamo seguito dall’esterno per capire quello che invece dichiara alla stampa.
Nicola Franzoni ci ha aperto le porte della sua organizzazione convinto di avere un aggancio per presentarsi in diretta TV su Rete4 dove invece, in prima serata per Zona Bianca, è andato in onda il servizio di Moreno Pisto in cui l’operazione di Roma viene raccontata in tutta la sua grottesca realtà. Lui dice che è tutto tagliato ad arte per farlo passare da pazzo, la verità è che non c’è un programma televisivo al mondo che può mandare in onda 24 ore di Nicola Franzoni.
Due giorni con i no vax
È il pomeriggio di sabato 12 febbraio, Franzoni dà appuntamento ai suoi sostenitori alle porte di Roma ma non si presenta per via del daspo con cui è costretto a fare i conti. Decide quindi di fermarsi fuori Velletri, in una villetta bifamiliare nella campagna di Sant’Eurosia. Durante la sera passa tra diverse ‘basi operative’ seguito da Digos, Polizia e Carabinieri. A Roma, nel frattempo, i no vax sono pochissimi. Quando il numero dei partecipanti comincia ad essere più chiaro, che come spesso accade sono poche centinaia a fronte di migliaia di consensi sui gruppi Telegram, Franzoni rincara la dose: “Andiamo in cento, duecento, mille. Gli altri arriveranno”. La sensazione è che, dopo l’attacco alla CGIL dello scorso ottobre, a dedicare la massima attenzione alla questione siano soltanto le forze dell’ordine. Moreno Pisto, che è con lui, ci gira l’indirizzo in cui Franzoni passerà la notte, l’idea è quella di aspettare che torni per intervistarlo a freddo. La stazione di Sant’Eurosia dista 50 minuti dalla capitale, scendiamo solo noi. È buio, non sappiamo dove sia la casa e l’unico binario su cui passano i treni è attraversato esclusivamente da una strada di campagna: non c’è un bar, un negozio, la biglietteria. Mentre prepariamo il lancio del servizio sentiamo degli spari, probabilmente un fucile da caccia. Ci facciamo una risata, ma dopo venti minuti a piedi nel buio della campagna in direzione di un imprecisato presidio no vax fa un po’ meno ridere. La casa indicata nel messaggio è in una strada chiusa, fa freddo, i cani abbaiano e abbiamo paura di essere scoperti. La prospettiva è pessima. Dopo venti minuti in silenzio seduti a fumare una sigaretta via l’altra cominciamo a credere che Franzoni non lo vedremo mai, che abbiamo bucato il servizio. Invece poco prima delle 21 si palesa lo stesso furgone inquadrato in un video di Franzoni su Telegram.
Il momento è tutto. Ed è più dura di una diretta, perché nessuno ha intenzione di sedersi a chiacchierare mentre aggiustiamo le luci. Veniamo riconosciuti, più che dichiarazioni da mandare in onda raccogliamo insulti. Sono una decina di persone che cominciano a pensare di riempirci di botte. A fermarli, con la stessa autorità insindacabile che vige nel regno animale, è proprio Franzoni.
Nicola vuole aumentare il suo consenso per entrare in politica, verosimilmente puntando al Parlamento con l’estrema destra. La sua propaganda - come è stato per i Gilet Arancioni dell’ex generale Pappalardo - fa leva sull’obbligo di certificazione verde, sull’aumento dei carburanti e sul costo dell’energia. Nonostante tutto, almeno questa è l’impressione, Franzoni ci tiene a parlare con la stampa. Dice che a causa del daspo vive una situazione impossibile per un politico (!) e che è disposto a parlare soltanto in diretta. Dice che faranno un casino, a Roma. I suoi cercano di fermarlo, di farlo smettere di parlare, ma il capo è lui. Ed è un fiume in piena che scarica rabbia e promesse davanti alla telecamera per quasi dieci minuti. Il servizio c’è, torniamo alla desolata stazione di Sant’Eurosia per prendere il treno di ritorno. La sera, invece, la passiamo a Trastevere: è la sera in cui riaprono le discoteche, è il centro di Roma di sabato notte, è un casino. In qualunque altra città d’Italia una festa così, in strada, la vedi solo l’ultimo dell’anno.
Nei due giorni che Moreno Pisto passa con lui, Franzoni parla di nuovo ordine mondiale, dei sionisti e di controllo delle masse, la verità però è che non gli interessa davvero. Quello che gli interessa è andare in diretta televisiva e guadagnare in esposizione mediatica ritagliandosi una qualche credibilità politica. I no vax sono cordiali, gli aprono le porte del camper invitandolo a cena. Sembra un gruppo di pensionati che hanno lasciato a casa le mogli per un weekend a pescare al lago. Pane e salame, vino da una boccia in plastica da cinque litri e rivoluzione, di cui però si parla come se fosse una partita di pallone. La mattina dopo decidiamo di entrare nelle aree in cui i no vax si stanno preparando per dare l’assalto alla capitale. Sono quattro in tutto, campeggi e parcheggi distribuiti in diverse zone di Roma Sud, dalla Via Appia Antica alla Casilina.
Al primo punto di ritrovo non troviamo nessuno, fatta esclusione per una coppia di francesi che applaude alla gestione italiana dell’emergenza: “Gli italiani sono molto attenti alla sicurezza, è richiesta la mascherina nei luoghi chiusi e senza il vaccino non avremmo potuto fare la nostra vacanza. In Francia non è così”.
Passiamo al secondo luogo d’incontro dove troviamo un no vax da solo, con il camper a noleggio, in attesa che i suoi compagni di viaggio tornino da una passeggiata nella capitale. Ci dice che sono in sei in tutto, ma non vuole rilasciare dichiarazioni: “Non sono bravo a parlare - spiega - c’è chi è più capace di me, aspettate lui”. Quando gli chiediamo perché è venuto dalla Liguria con un camper a noleggio risponde che “vuole tornare come prima”. Decidiamo di andarcene.
È all’ultimo presidio, sulla Tuscolana, che troviamo buona parte degli organizzatori. Sono una decina di persone con altrettanti camper, sembrano in gita, qualcuno parla con noi. Uno dice che “Hanno tolto le mascherine perché sotto c’è qualcosa di pericoloso e si sono accorti dei danni che provocano” e quando gli chiediamo se occuperà Roma con il camper risponde che “Per fortuna ho diverse opzioni, anche l’elicottero”. Un altro ci racconta che il motivo della protesta è “far cadere il governo e il Green Pass, perché il vaccino è sangue demoniaco”. Il tutto prosegue finché uno degli organizzatori si accorge di quello che sta succedendo e comincia a litigare sia con noi, che non possiamo “intervistare senza il permesso di Franzoni” che con loro, che stanno parlando senza autorizzazione.
C’è tensione, si sentono fregati e non sanno se prendersela l’uno con l’altro o attaccare noi. Quando scelgono la seconda opzione qualcuno manda le nostre foto nei gruppi Telegram con “Ordine a tutti i dirigenti iscritti del fronte nazionale di non rilasciare alcun tipo di dichiarazione a questi 2 signori.. facenti parte del clan dei giornalai (sic)”. Franzoni però ha grande fiducia in Moreno, che l’ha intervistato per Zona Bianca: “Mi fido di lui, è l’unico giornalista serio”. Quando va in onda il servizio però, Franzoni si sente preso in giro, attacca. E nella mattinata di lunedì viene portato via da una volante che gli confischerà tre telefoni cellulari.
In piazza, a Roma, sono arrivate circa duecento persone capitanate dall’ex generale Pappalardo che, per l’ennesima volta, ha chiesto l’arresto del capo dello stato Sergio Mattarella.