Enrico Michetti è il candidato sindaco del centrodestra alla carica di sindaco di Roma. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono riusciti a fare sintesi puntando sull’uomo indicato da Giorgia Meloni. L’accordo prevede la candidatura di Michetti in ticket con il magistrato Simonetta Matone che sarà vicesindaco. Quest’ultima, in tanti hanno già avuto modo di conoscerla anche fuori dalla Capitale per la sua attività di magistrato (dal 2018 ricopre il ruolo di Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello), ma soprattutto per le tante apparizioni televisive in cui commentava alcuni dei più noti casi di cronaca. Ma il candidato sindaco, invece, per chi non ascolta le radio romane è ancora un perfetto sconosciuto.
Professore di diritto, avvocato e imprenditore, fra le tante attività porta avanti anche quella di speaker radiofonico e i suoi interventi a Radio Radio sono da tempo molto seguiti. In uno dei programmi, l'opinionista di punta è infatti proprio Michetti, che interviene sulle materie più varie, dalla politica alla sanità e a volte, almeno in passato, lasciandosi andare a qualche posizione complottista sulla pandemia (definita «una influenza» su cui si starebbe facendo «una politica del terrore») o vagamente nostalgica sul ventennio fascista («se il saluto romano per qualcuno è rievocativo del nazismo o del fascismo, è un problema suo. I romani quando inventavano le cose rasentavano la perfezione. Salutavano in quel modo perché era il modo più igienico»).
Per conoscere meglio quello è ormai a tutti gli effetti il primo competitor di Virginia Raggi per la poltrona di primo cittadino, abbiamo chiesto al direttore di Radio Radio, Ilario Di Giovambattista, che ci aveva visto lungo sulla capacità di Michetti di attrarre pubblico.
Quando è stata annunciata la candidatura nel centrodestra, lei su Twitter ha scritto: «Enrico Michetti è preparato, colto, intelligente, onesto, romano vero. La persona giusta al momento giusto. A Roma serve la rivoluzione». Che rivoluzione pensa sarà in grado di fare?
A Roma serve un sindaco che conosca benissimo le leggi. Come dice lui, se non conosci la burocrazia rischi di finire in un pantano dal quale è difficile uscire. Ma se la sai utilizzare è un volano di crescita. La Capitale ha bisogno di qualcuno che metta le mani in queste cose con una visione chiara e con la conoscenza di quello che ha davvero bisogno la città.
E sulle competenze lei ci metterebbe la mano sul fuoco, mi pare.
Certo, perché è stato per 25 anni il risolutore dei problemi dei sindaci della Regione Lazio essendo avvocato dell’Anci da tanti anni. Posso garantire che quando si vociferava della sua possibile candidatura, sono arrivati a Enrico decine e decine di riconoscimenti e messaggi dei sindaci, anche di centrosinistra e del M5s che lui in questi anni ha aiutato. Non come il sindaco attuale.
Si riferisce a Virginia Raggi?
La Raggi ha dichiarato lei stessa che per i primi tre anni e mezzo ha avuto difficoltà nel comprendere il funzionamento della “macchina”. La rivoluzione è che Michetti da subito, già nelle prime 24 ore, è in grado di compiere atti amministrativi che danno un segnale di cambiamento.
È stato definito un «tribuno radiofonico» visto che dalla sua emittente interviene su tutto, a volte anche esprimendo posizioni che hanno fatto molto discutere.
Ha una grande empatia con la gente e una bella voce. Noi siamo da tanto tempo la radio di comunicazione dell’Anci Lazio. Ogni giovedì ospitiamo a mezzogiorno un sindaco e otto volte su dieci ci facevano riferimento al “professor Michetti”. Per questo rispetto agli altri candidati non c’è partita sulla preparazione amministrativa. E poi è uno studioso della storia di Roma.
Se ne sono accorti in molti quando ha detto che il saluto romano era utilizzato perché “più igienico”. Aveva fatto molto discutere.
Però nessuno ha pensato che, forse, è un po’ più antico di Mussolini e Hitler, no? Ha spiegato che cos’era dal punto di vista tecnico. Lui è profondamente legato alla storia di Roma e tra i cinque punti del suo programma c’è proprio il rilancio del turismo.
Era una spiegazione “tecnica” anche quando disse che il Covid è «una influenza» su cui si starebbe facendo «una politica del terrore»?
Guardi, lui si è vaccinato da poco, per cui è per la libertà di ognuno su certi temi. Ma io dico una cosa. Un sindaco deve amministrare una società, quindi capirne di urbanistica, di viabilità, di progettazione, di sistemi ferroviari e metropolitani e lui in questo è eccellente. Sulla pandemia, in quanti ci hanno capito qualcosa? Per cui, visto il ruolo che andrà a ricoprire, le sue idee su altre questioni non sono così influenti. Però le posso assicurare che si è reso conto che la pandemia è diventata nel tempo una grossa problematica, però si pone delle domande e questo è importante.
Se sulle competenze amministrative non sembrano esserci dubbi, forse qualche perplessità potrebbe sorgere sulla capacità di tenere a bada i partiti che lo sostengono?
Lui è l’arte della diplomazia. Sono convinto che sarà molto bravo anche in questo. D’Altronde lavorando da 25 anni al fianco dei sindaci ha sviluppato anche questa competenza. È un tecnico, ma che ormai da tempo sa fare anche il politico.