Mai come stavolta si può parlare di “Pal-Amara day”, la giornata in cui sulla cronaca giudiziaria si intrecciano i destini di Luca Palamara e Pietro Amara, i due principali protagonisti degli scandali paralleli che hanno investito la magistratura. Per Palamara una possibile svolta positiva: davanti alle sezioni unite civili della Cassazione era in programma l’udienza sul ricorso presentato contro la radiazione dall’ordine giudiziario. Per Amara uno sviluppo di certo negativo: l’arresto da parte della guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta sull’ex Ilva di Taranto coordinata dalla Procura di Potenza. In entrambi i casi è ipotizzabile che da oggi in poi sia per Palamara che per Amara le cose cambieranno: smetteranno di parlare, almeno per come l’hanno fatto finora? Dopo essere stato radiato in seguito all’emersione del “sistema” relativo alle nomine nella magistratura che da allora porta il suo nome, Palamara era apparso in moltissime trasmissioni, aveva rilasciato tantissime interviste e ha pure scritto un libro con l’allora direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Uno scenario che difficilmente si ripeterà sia nel periodo di attesa della decisione della Cassazione (presumibilmente ci vorrà qualche mese) sia in caso di reintegro.
Per Amara (che nel complicato intreccio risulterebbe essere anche il principale accusatore di Palamara a Perugia) avevano parlato invece soprattutto i verbali trapelati sul caso della loggia Ungheria (a sua volta legato anche e soprattutto alla magistratura e in particolare al Csm), anche se di recente, dopo alcuni tentativi di interviste volanti che non avevano portato a grandi dichiarazioni, l’avvocato ex consulente esterno dell’Eni aveva deciso di partecipare a Piazzapulita. Durante la trasmissione di Corrado Formigli su La7, come avevamo già riferito, Amara aveva detto tra le altre cose di aver registrato alcuni dei componenti della loggia, che i verbali sarebbero usciti dalla Procura ancora non finiti, che avrebbe iniziato a parlare della loggia Ungheria dopo che gli inquirenti avrebbero scoperto nel suo computer un file del 2015 indirizzato a L.L. (secondo Amara, Luca Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), che i verbali che stanno circolando non sarebbero la trascrizione integrale e che soprattutto ci sarebbe almeno da parte di alcuni membri di Ungheria un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio”. Aveva parlato anche di Telecom (ma era stato stoppato dal conduttore) e di guardia di finanza, parlando delle manovre attivate prima del suo precedente arresto da parte delle fiamme gialle (a quanto pare in quella fase riusciva a monitorare le indagini): “Rispetto alla tutela personale certamente avevo programmato e mi aspettavo degli aiuti importanti (dalla loggia Ungheria, ndr). Non solo mi ero rivolto, ma anche garanzie erano state date. Nel caso specifico avere amicizie nella guardia di finanza non implica [però] che tutta la guardia di finanza sia disposta a fare un illecito”. Ora la guardia di finanza lo ha arrestato di nuovo, nell’ambito di un’indagine in cui risulta coinvolto anche l’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo, già arrestato un anno fa per concussione e ora destinatario di un provvedimento di obbligo di dimora. L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Amara deriverebbe a quanto pare dal suo ruolo di consulente legale dell’azienda tarantina quando questa si trovava in amministrazione straordinaria. Le accuse nei confronti di Amara riguarderebbero l’aver favorito alcuni procedimenti relativi alle indagini sull'ex Ilva. Netta, al riguardo (anche se non necessariamente suffragata da prove), la presa di posizione di Guido Crosetto: “Amara ha parlato troppo. Oggi è stato arrestato. Chi comanda veramente odia essere disturbato”.
Tornando a Palamara, l’ex segretario dell’Anm (il sindacato dei magistrati) spera in un ribaltamento della decisione dello scorso ottobre da parte della sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, che lo aveva mandato a casa adottando il provvedimento più severo e raro: la radiazione, appunto. Tre gli scenari possibili: conferma della sentenza, annullamento con conseguente ritorno in servizio o un esito intermedio, il rinvio al Csm per un nuovo giudizio. Palamara nel ricorso avrebbe puntato tra le altre cose sul ruolo di Davigo nel precedente pronunciamento, sul possibile funzionamento “a singhiozzo” del trojan che l’ha intercettato e sul “taglio” dei testimoni a proprio favori nel “turboprocesso” disciplinare.
Il Riformista, che ritiene che i presupposti per l’annullamento della radiazione ci siano tutti, fa notare che a presiedere il collegio che deciderà il futuro di Palamara è Margherita Cassano, attuale presidente aggiunto della Cassazione: “La magistrata è iscritta a Magistratura indipendente, la corrente definita di «destra» delle toghe e di cui per anni è stato leader indiscusso Cosimo Ferri, il magistrato coinvolto con Palamara nella celebre cena all’hotel Champagne di Roma a maggio del 2019». Sul giornale diretto da Piero Sansonetti si sottolinea comunque che “Cassano ha fama di essere un giudice poco condizionabile. È stata anche a un passo da diventare la prima donna nella storia presidente della Cassazione”.