Per chi non lo conosce, credo che uno dei migliori modi per introdurre Jack Savoretti sia il cinema. La sua musica folk rock è perfetta per quella scena del film in cui, nel finale, i protagonisti si salutano con un lungo abbraccio e la melodia, prima in sottofondo, lentamente aumenta di volume, fino a diventare preponderante e accompagnare il momento in cui l'inquadratura si alza sulla macchina che si allontana. Signori e signore, questo è Jack Savoretti. Per questo il suo ultimo album, Euopiana, uscito nel 2021 e subito al primo posto delle classifiche Uk, è una prdouzione diversa, anticonvenzionale, in cui l'artista ha voluto raccontare la giovinezza e l'adolescenza scegliendo un flow differente, elettronico, quasi dance rispetto ai suoi ritmi convenzionali.
Oggi esce una versione italiana con doppio vinile di Euopiana encore - con Io che non vivo senza te cantata in italiano da Savoretti -, una lavorazione e un contenuto diverso e lavorato appositamente per gli ascoltatori italiani. Cui 100 di loro (i primi che preordineranno l'album) potranno assistere a un concerto privato dell'artista il prossimo 18 luglio.
Nato a Londra ma cresciuto a Genova, papà italiano e mamma di origine tedesche-polacche, Savoretti è un melting pot di tanta musica diversa e si definisce tale. Non inglese, non italiano, ma europeo. Eppure i legami con l'Italia non mancano, a partire da quando ha registrato l'album Singing to strangers a Roma, nello studio di Ennio Morricone. O quando ha girato il video della canzone Home durante una partita del Genoa nel 2014. O la sua presenza a Sanremo con gli Ex Otago. O ancora, la scelta di lavorare a un contenuto esclusivo per il pubblico italiano. Un lavoro che ha raccontato a Mow magazine in questa intervista.
Da cosa nasce questa iniziativa? Raccontaci un po' il progetto
Con questa Italian release volevo fare qualcosa apposta per l'Italia. Sai io sono un tipo un po' nostalgico, mi piaceva fare le cose alla vecchia maniera. Mio padre aveva un disco di Jonny Cash, At San Quentin, nella sua versione italiana, perché la versione britannica era diversa, la BBC non voleva far mettere le parolacce, così mio padre si prese quella italiana. Quindi sono cresciuto con queste edizioni diverse, ne avevo tanti, e pensavo che sarebbe stata una figata farlo anche ora. Un album in cui mettere due o tre canzoni in più, farlo un po' diverso. Tra l'altro il vinile di Euopiana encore non è uscito in Europa, si può comprare solo in questa edizione italiana.
Anche se ti sei sempre definito europeo per tanti motivi, hai sempre dato molta importanza alle tue origini italiane. Quali sono i tuoi artisti italiani preferiti?
Di italiano ho ascoltato ogni cosa. Fra tutti forse direi Lucio Battisti, ma in generale tutti i cantautori, De Gregori, Dalla, Tenco, tutti mi hanno lasciato qualcosa. O anche le colonne sonore, Ennio Moricone, Piero Umiliani. Per comporre questo album ho voluto prendere proprio quella vibes italiana lì, il periodo d'oro di quella musica.
Viaggi tanto e sei un musicista di livello mondiale. Cosa ne pensi della musica italiana contemporanea?
Che la musica italiana è tornata. E secondo me questo è grazie al fatto che viene dato un po' meno spazio ai reality. Per carità, non ho niente contro i reality, ma con quel sistema prima non c'era spazio per altro e per gli artisti giovani, in Italia ma non solo, c'era meno possibilità di farsi vedere. Perché tutto era legato ai reality. Tutto bloccato. Aesso invece grazie allo streaming e alle nuove tecnologie, si possono scoprire più talenti e i giovani hanno più chance di avere spazio. Diciamo che streaming e reality ora convivono. La musica non ci deve dire cosa funziona, deve reagire a quello che funziona.
Cioè?
I reality rappresentano l'industria che ti dice cosa ascoltare, cosa è buono o meno, mentre la musica deve arrivare dalle strade, dalle persone. Poi l'industria può farci quello che vuole, ma la creazione deve arrivare dagli artisti. Ora mi fa piacere che sta tornando questa genuinità, questa spontaneità dei contenuti.
I tuoi artisti italiani preferiti?
Sono un super fan di Diodato, The leading guy, artista favoloso. E poi Andea Laszlo De Simone. Un altro che mi piace molto è Marco Castello. Ma la mia band preferita sono i Nu genea, anzi ti direi che Mar Mediterraneo è proprio il miglior album del momento.
Che ne pensi dei Måneskin?
Li adoro. Sono riusciti a costruire quel ponte fra reality e genuinità, perché hanno fatto entrambi, sia i reality che la gavetta, quella vera, per strada! Cioè hanno preso la musica del reality e l'hanno portata per strada. Sono un caso molto raro e credo che non succederà più una cosa del genere.
Sei arrivato in Italia in questi giorni e immagino avrai visto che siamo un po' in difficoltà fra crisi energetica, politica ed economica. Quale può essere il ruolo della musica in questa situazione?
Speranza, osservazione, ricordare alla gente che bisogna stare attenti, ma non si può soltanto ascoltare le notizie. Bisogna anche vivere, sentire, amare, toccare, ballare, essere insieme. La cosa bella della musica che vedo ora è la forza di unire le persone insieme. A noi essere umani stare insieme ci fa bene e la musica ha la forza di regalarti quello, di darti anche un feeling.
Il tuo album va in questa direzione?
Europiana è un album che voleva dare felicità, leggerezza, spensieratezza. Ho fatto album nella mia vita che ho scritto nonostante la rabbia e le difficoltà. Stavolta voelvo celebrare la leggerezza e il romanticismo della musica europea.
Progetti per il futuro?
Si, ma non posso dirteli, ovviamente (e ovviamente ride, ndr). Ti dico però una cosa: ho dei progetti che porterò avanti in Italia. Prima di Natale ho perso mio papà che era un l'ancora che mi teneva legato all'Italia e adesso vorrei riscoprire le mie radici italiane più in profondità.
Ti lascio andare con una domanda facile, credo: preferisci Milano o Roma?
Dipende cosa devo fare. Se devo godermi una giornata in giro, passeggiando, Roma è imbattibile. Ma se devo lavorare preferisco Milano.