E’ giovane e era stato in discoteca nell’unico mese di vacanza che ha. Fa il pilota e stava giusto giusto nel bel mezzo di una rotatoria deserta, ok con un’auto normale e pure a trazione anteriore, ma le rotatorie deserte sono una tentazione troppo grossa per tutti. O non ce lo ricordiamo? Sì, ok, Pecco Bagnaia aveva bevuto anche un po’, ma lo 0,87, zerottantasette, che gli è stato rilevato non è un dato da crocifissione immediata. Ha sbagliato, Pecco, e nessuno lo mette in dubbio, ma il suo errore è stata la cosa più oscena in tutta la narrazione che ne è conseguita?
No. Sappiamo che saremo criticati, sappiamo che a qualcuno già sono venuti i capelli dritti dopo sole poche righe, però non ce la facciamo proprio a mettere Pecco sulla croce per l’incidente della notte scorsa a Ibizia. Sia chiaro, e lo ripetiamo a scanso di equivoci, poteva e doveva evitare, ma “essere umani” significa anche sbagliare. Così come “essere umani” significa anche saperci passare sopra. E nella vicenda di Pecco a non passarci sopra sono stati in tanti. Troppi. A cominciare dalla Guardia Civil, perché qualcuno quelle foto che girano le ha scattate. Chi scrive viene dalla cronaca nera, tanti anni di cronaca nera, e di uomini in divisa con la rubrica piena di numeri di giornalisti ne ha conosciuti tanti (per fortuna!) e - sempre chi scrive- non ha problemi a scommettere che più veloce di Pecco con quella Citroen c’è andato il qualcuno che ha avvisato la stampa. Ma così gira il mondo e non ci scandalizziamo, anzi. Golosa, troppo golosa la notizia del pilota italiano allievo di Valentino Rossi che ha avuto un incidente dopo aver bevuto. Possiamo capire anche questo. Non c’è passata sopra, ci risulta, neanche Ducati, ma poi non ci lamentiamo se in questa MotoGP sembrano tutti soldatini che non mettono mai una virgola distante dal dove dovrebbe stare.Quello che invece non ci riesce proprio di capire è stata la corsa alle scuse da parte dello stesso Pecco. Un post sui social tradotto direttamente in tre lingue per dire con parecchie parole ciò che invece si poteva dire con quattro: ho fatto una cazzata! Sarebbe stato più simpatico, più umano, più da pilota vero. In quel post, però, Pecco dice di essere astemio e di aver probabilmente sottovalutato il tempo in cui l’alcool resta in circolo nel corpo di uno che a bere non ci è abituato. Errori di valutazione che a vent’anni abbiamo fatto tutti e che, per carità, quando sei un personaggio pubblico non dovresti fare. Però può succedere, dai! O davvero vogliamo credere che un pilota di MotoGP, uno che ha una sensibilità di guida disumana per il solo lavoro che fa, possa davvero perdere il controllo di una macchina, tra l’altro una macchina normalissima, per uno zerottantasette di tasso alcolemico? Fosse stato così gente come Lucchinelli e quasi tutti i piloti del passato sarebbero morti da un pezzo e tutti di incidente stradale.
C’era una rotatoria deserta alle tre del mattino, avrà provato a far partire la macchina in qualcosa che risultasse simile a un traverso (per quello che si può con una trazione anteriore) e qualcosa è andato storto. Dai su, ma che c’entra lo zerottantasette? O magari c’entra pure, però tanta mortificazione fa vomitare più di quanto fa vomitare una sbronza (vera) a Ibiza quando hai meno di trent’anni e stai in vacanza. Pecco, signori, fa il pilota. Significa, signori, che Pecco è, insieme ai suoi colleghi di oggi, l’erede di quei pazzi furiosi che hanno fatto grande il motorsport e che ce l’hanno fatto amare anche per le sparate da cazzoni che facevano fuori dai circuiti. Non diciamo che dobbiamo erigere un monumento a Pecco, ma metterlo sulla Croce è roba che non si dovrebbe fare più da almeno 2000 anni. Dai tempi di Quello che possiamo parafrasare con un “chi è senza Pecco scagli la prima pietra”. Anche perché là fuori, fuori da tutto questo perbenismo odioso e per nulla identificativo dell’animo umano, c’è pure una guerra alimentata dalla vera follia umana e quello lì, Pecco Bagnaia da Chivasso, è solo un ragazzo che ha messo una ruota fuori posto dopo essersi divertito con gli amici.
Avremmo capito se qualcuno fosse rimasto coinvolto nell’incidente, se qualcuno si fosse fatto male o se quello zerottantasette fosse stato un numero doppio o molto più alto, però così non capiamo proprio tutto il veleno che sta venendo fuori oggi. E che magari viene fuori proprio da chi un tempo raccontava di Falappa che aveva aperto lo sportello in piena autostrada, di Lucchinelli che arrivava in circuito ancora con i postumi della sbronza, di Loris Reggiani che si faceva confiscare la macchina a 240 km/h e veniva preso per il culo da tutto il paddock perché a 240 km/h ci vanno solo i fermoni. Loro esageravano e ai tempi di oggi non si potrebbe certo più, ma anche così stiamo esagerando e fare un pochetto meno renderebbe tutto dannatamente più umano. Umano come è umano chi sbaglia, umano come è umano chi perdona o, al limite, disinnesca e ci passa sopra.