"Mi piacerebbe sapere che cosa passa per la testa di chi getta i rifiuti lungo le strade, e vorrei che fosse un proiettile". Jeremy Clarkson si lancia così, nel suo nuovo articolo settimanale per il The Sun, in un'invettiva contro tutti quegli "incivili inglesi" che dopo un picnic all'aperto o una passeggiata in mezzo alla natura, scelgono deliberatamente di abbandonare i rifiuti per strada o buttarli fuori dai finestrini delle loro auto.
Il fatto che Jeremy Clarkson abbia più volte preso di mira la giovane attivista Greta Thunberg non rende l'ex star di Top Gear un uomo insensibile nei confronti dell'ambiente, anzi: molti non sanno infatti che Clarkson possiede una propria azienda agricola, che cita nell'articolo del The Sun come sua personale vedetta per osservare l'inciviltà dei suoi connazionali: "Ogni singolo giorno, sulla strada panoramica che attraversa la mia fattoria, le persone accostano a un cancello, pranzano e poi, prima di ripartire per riprendere la giornata, tirano fuori dal finestrino tutti i loro rifiuti".
Il presentatore televisivo - che questa settimana farà uno storico ritorno nel programma Top Gear per rendere omaggio alla pilota Sabine Schmitz, scomparsa lo scorso 16 marzo - si è posto alcune semplici domande su quali possano essere le motivazioni che portano le persone ad abbandonare i loro rifiuti lungo le strade di campagna.
"In che modo spetterebbe a qualcun altro raccogliere quello che loro hanno gettato? - ha scritto sul The Sun - e che cosa pensano succederà alle bottiglie e le lattine che si lasciano indietro?".
Una soluzione per Clarkson, famoso per la sua un po' macabra ironia inglese, sarebbe la pena di morte: "Sono contrario alla pena di morte ma farei un'eccezione per le persone che lasciano cadere i loro rifiuti. Dovrebbero essere portati dietro al cespuglio più vicino e bastonati a morte. Nessuna prova. Nessuna ultima parola. Solo morte istantanea".
Ma rendendosi conto che la pena sarebbe FORSE un tantino eccessiva, il presentatore propone di far tornare di moda le catene attaccate ai piedi dei carcerati, magari con una pesante palla come nei vecchi film, e costringerli a pulire le strade, simbolo di un disinteresse preoccupante nei confronti del proprio paese.