Girare in lungo e in largo il Regno Unito per le riprese della nuova stagione di The Grand Tour deve aver fatto bene all'umore di Jeremy Clarkson che, dopo alcune settimane di assenza, torna in splendida forma sulle pagine del The Sun per la sua ormai famosa rubrica settimanale.
Questa volta però, complice il periodo di stop, l'ex presentatore di Top Gear non si concentra su un solo argomento ma mette per iscritto una carrellata di pensieri che in queste settimane lo hanno accompagnato in giro per l'Inghilterra nel corso delle riprese.
Il primo grande tema è quello delle vacanze estive: "Molti di noi sono tristi nel pensare che per il secondo anno consecutivo - ha scritto il presentatore - quest'estate potremmo essere costretti a non lasciare il paese, e andarcene su una spiaggia greca".
Clarkson però coglie il lato positivo della situazione, elencando alcune delle grandi bellezze del Regno Unito, spesso sottovalutate dagli stessi inglesi, e dei tanti aspetti positivi delle vacanze in Inghilterra: "Nessuno prende la malaria, non esiste il problema della crema solare e delle scottature, e tutti guidano sul corretto della strada".
Come direbbero gli inglesi "go off on a tangent", Jeremy Clarkson abbandona il tema delle vacanze estive e si concentra su un altro argomento che in queste settimane ha interessato i media britannici: uno studio che mette sullo stesso piano i problemi di salute mentale dei bambini di oggi e di quelli delle generazioni precedenti, sottolineando come trascorrere tutto il giorno sui social media porti agli stessi disturbi di chi - anni fa - faceva lo stesso con la televisione.
Con la sua solita ironia dissacrante Clarkson commenta: "Credo ci sia della verità in questa cosa. Sicuramente da bambino ho avuto la FOMO (paura di essere tagliati fuori) quando ho visto Roger Moore e Tony Curtis, sfrecciare su quelle Aston Martin e Ferrari in The Persuaders. E quando ho visto Joanna Lumley in quella tuta, con quel corpo perfetto, e poi ho guardato il mio corpo da insetto striminzito, avrei potuto facilmente sviluppare un disturbo alimentare".
Cos'è cambiato allora rispetto al passato? Per il presentatore è semplice: "La differenza è che oggi i risultati di quello che i bambini guardano e assimilano si chiamano "problemi di salute mentale" e ci si aspetta che vengano presi molto sul serio. Quando ero bambino, si chiamava semplicemente "essere infelice". Ed era OK perché a volte devi essere giù. La vita è così. Lo è sempre stato. Sarà sempre".