Nell’era digitale in cui viviamo, le piattaforme social sono diventate il centro nevralgico della comunicazione, del divertimento e, purtroppo, della banalità. Lo sono diventate soprattutto d'estate quando si è in vacanza e c’è più tempo da dedicare al cazzeggio. E mentre nel mondo imperversano sempre più guerre, TikTok e Instagram ne stanno vivendo una tutta loro per contendersi la supremazia su chi può offrire ai propri utenti la dose più massiccia di contenuti assurdi e inutili anche sotto l’ombrellone. E mentre milioni di persone scivolano senza sosta da un video all’altro, ci chiediamo: chi sta davvero vincendo questa guerra dell’inutilità? Perché ormai è davanti agli occhi di tutti, la deriva delle piattaforme social verso contenuti sempre più vuoti, il tutto mentre gli utenti continuano a inseguire la viralità a ogni costo. L’estate 2024 è stata, senza dubbio, la stagione dei social media. TikTok ha rapidamente scalato le classifiche dei social preferiti di chi cerca contenuti brevi, dinamici e, il più delle volte, completamente privi di senso. L’algoritmo della piattaforma è progettato per spingere qualsiasi cosa possa catturare l’attenzione, anche se solo per pochi secondi, premiando la viralità a scapito della qualità. Tra le cose che qualcuno ricorderà così all'improvviso in futuro, sarà la tendenza dei video di lipsync, dove utenti di ogni età si riprendono mentre sincronizzano le labbra con tracce audio di canzoni o dialoghi famosi. Nello specifico, un esercizio di ripetizione sterile, con migliaia di persone che replicano lo stesso identico contenuto. Eppure, milioni di visualizzazioni continuano ad accumularsi, alimentando l'infinito ciclo della banalità. Ma TikTok non si ferma qui. Una delle sue ultime “genialità” è rappresentata dalla “Tube Girl”, una celebrazione dell’autostima tutta femminile durante i lunghi spostamenti in metropolitana. Questa tendenza è diventata un simbolo di empowerment femminile, con migliaia di utenti che si riprendono ballando sui mezzi pubblici per dimostrare la loro fiducia in se stesse. Per non parlare della Npc Challenge, dove gli utenti si comportano come personaggi non giocanti (Npc) dei videogiochi, replicando movimenti e dialoghi ripetitivi e meccanici. Invece tra le tematiche più trattate e curiose come non citare le migliaia di contenuti sulla vasellina, sull’utilizzare una tazza da 1 litro o forse la più sensata, la Travel Grocery, la tendenza di fare la spesa nei supermarket del Paese che si sta visitando, alla ricerca dei prodotti più strani.
Se TikTok è la patria dell’assurdo, Instagram non è da meno quando si tratta di contenuti inutili, anche se con un tocco più estetico. O meglio, Ig ha puntato tutto sul superficiale. Con la sua enfasi sull’apparenza, è diventato il terreno fertile per la cultura dell'influencer, dove il superfluo viene confezionato in maniera esteticamente impeccabile. Qui non dilagano solo i fuffa guru a suon di primi piani e scritte in sovraimpressione su musiche da premio Oscar, ma ogni aspetto della vita quotidiana è trasformato in una performance curata. Dalle colazioni vista mare, passando ai tramonti mozzafiato, fino ai look del giorno per farsi notare d'estate, di giorno e di notte. Tutti contenuti che sembrano più una campagna pubblicitaria che uno spaccato di vita reale. Nei reel, gli utenti si cimentano dai tutorial di trucco per le sere a cena sul lungomare alle pratiche di vita sana ovvero Fitness Challenges, per mettersi in forma prima della fine dell’estate e avere il tempo di mostrare a tutti prima dell'inverno, pettorali, addominali e glutei da Strongman o Wonder Woman. Video inni al consumismo più sfrenato, camuffati da consigli pratici. Eppure, il successo è garantito, poiché gli utenti continuano a scrollare, affascinati da una perfezione che, ironicamente, si svuota di significato proprio mentre si cerca di venderci una guida, un metodo o un qualcosa che non funzionerà mai. Per non parlare poi dei Cooking Reels che hanno fatto il pieno di visualizzazioni con ricette assurde, dal Cappuccino salato alle torte con solo due ingredienti. In questa battaglia tra TikTok e Instagram per il contenuto più inutile dell’estate 2024, emerge un tema comune: l’ossessione per la viralità. Gli utenti, guidati dall'algoritmo, non cercano più di creare qualcosa di significativo, ma piuttosto di generare il maggior numero di visualizzazioni, like e condivisioni. La creatività è sacrificata sull’altare dell’immediatezza anche perché sotto l'ombrellone c'è bisogno di qualcosa di fresco e disimpegnato. Ma la domanda che dovremmo porci è dove ci sta portando tutto questo? In un mondo dove la quantità prevale sulla qualità, rischiamo di perdere di vista ciò che rende veramente prezioso un contenuto, anche se intercettato sdraiati in spiaggia. Il pericolo è che, inseguendo costantemente la viralità, stiamo contribuendo a una cultura dell’inutilità. Ma alla fine, chi sta vincendo la guerra tra TikTok e Instagram? La risposta, purtroppo, è che non ci sono veri vincitori, se non forse gli algoritmi stessi che continuano a spingerci, sempre più sudati e accaldati, verso contenuti privi di sostanza, incapaci di discernere il valore reale di ciò che consumiamo. Se dovessimo quindi decretare un vincitore, sarebbe difficile scegliere tra TikTok e Instagram. Dispiace a scriverlo ma il premio per il contenuto più inutile dell'estate 2024, va proprio a tutti noi, sdraiati sotto l'ombrellone con lo smartphone in mano che non siamo più capaci di giocare in acqua, far incazzare il vicino o che non socializziamo più in riva al mare. La vera guerra di questa estate non è stata quella tra TikTok e Instagram, ma quella tra noi e la nostra capacità di dire basta alla viralità vuota.