Il più grande mistero dell'universo? Dopo gli interrogativi sull'esistenza degli alieni non c'è dubbio: dove si trova il punto G? Spoiler: non si trova nell’Area 51. Quando si parla di sesso, la domanda sorge spontanea: “Come ti piace farlo?”, “In che modo raggiungi l’orgasmo?” e così via, per una serie di quesiti che, udite udite, riceveranno sempre una risposta diversa, a seconda del proprio interlocutore. Sì, perché se c’è una cosa che abbiamo capito (soprattutto io e le mie amiche, tanti uomini onestamente devono ancora capirlo), è che il punto G non è universale. Ma cambia posizione e dimensioni, da persona a persona. Pensavate che questo articolo vi facilitasse le cose? Nulla di più sbagliato. Vi aiuterò a trovare il punto G e a far godere la vostra partner? Forse, però la pratica sta tutta a voi. Posso solo dirvi che un po’ di teoria non guasta mai a nessuno, quindi diamoci dentro.
Le origini “ufficiali” del punto G
Fin dall’antichità, nella cultura orientale era nota la presenza di una zona, a livello genitale, particolarmente sensibile nel corpo della donna, che oltre al clitoride sarebbe stata determinante per il raggiungimento piacere sessuale a tutto tondo; veniva definita "punto del sole” (è così romantico). Il suo vero nome di battesimo, però, è “punto Gräfenberg”, perché è così che si chiama il ginecologo tedesco che ha scoperto, quasi per errore, di che cosa si trattasse. Il signor Ernst Gräfenberg nel 1950 stava indagando sulla stimolazione uretrale, quando decise di interrogarsi sul ruolo dell’uretra femminile nel raggiungimento dell’orgasmo. Scoprì dunque la presenza di una zona erogena sulla parete anteriore della vagina, lungo il decorso dell’uretra, di consistenza simile a quella di una spugna, che aumentava di volume durante la stimolazione sessuale. In pratica una specie di cuscinetto ruvido, qualche centimetro dopo l’ingresso vaginale. Ma nonostante questa scoperta, il concetto del punto G vero e proprio è entrato a far parte della cultura popolare solo intorno al 1982, con la pubblicazione di "The G Spot and Other Recent Discoveries About Human Sexuality" a cura di Alice Kahn Ladas, Beverly Whipple e John D. Perry. Ed è da allora che si è risvegliato l’interesse per questa zona altamente erogena, che se ben stimolata può regalare alle donne orgasmi intensi e ripetuti, molto più appaganti (e anche molto più difficili da ottenere) rispetto ad un orgasmo clitorideo.
Quindi tutte le donne hanno un punto G?
Mettiamo caso, dunque, che il signor Ernst abbia ragione e che il punto G esista. Forse non tutte sono riuscite ad identificarlo, ma scientificamente e fisicamente, esiste. Per i sostenitori “moderati”, l’ipotesi principale è che il punto G esista solo in alcune donne, il 50% per esattezza. Presa coscienza di ciò, ci troviamo di fronte al problema successivo: tutte le vagine sono diverse, e la posizione del punto G potrebbe variare da una donna all’altra, proprio come è diversa la preferenza della posizione sessuale a seconda della conformazione del proprio apparato genitale (e delle proprie fantasie). Ad alcune donne, addirittura, l’eccessiva stimolazione del punto G potrebbe provocare fastidio e tensione. Alcune di loro ce l’hanno della dimensione di una monetina, altre invece più pronunciato, altre a distanza di 5 cm dall’ingresso della vagina, altre ancora più in profondità, fino a circa 8 cm. Ma in linea di massima, se volete sperimentare e far provare questo tipo di piacere più intenso, i metodi per trovare il punto G sono due: lavoro di mano, o di sex toys.
Ok ma come si stimola correttamente?
Innanzitutto, armatevi di pazienza e lubrificante. Il punto G, oltre ad essere uno sprigionatore di piacere, è anche un punto molto sensibile al tatto, e per questo difficile da approcciare. La chiave è una sola: rilassarsi. Più ci si lascia andare, più ci si eccita, più questa zona diventa sensibile e gonfia… E più sarà facile da trovare. Se si decide di procedere “alla vecchia maniera”, basterà infilare con delicatezza un paio di dita all’interno della vagina e tastare, nella parte anteriore, un avvallamento un po’ più ruvido. In pratica dovreste fare un movimento ad uncino con l’indice e il medio, come a dire “vieni qui”. Eccolo lì! Quello è il famoso punto G. Se però non vi piace l’idea di andare in avanscoperta con le vostre mani, perdete la pazienza o avete poca sensibilità al tatto, potete servirvi di un sex toy. Sul mercato ce ne sono tantissimi, creati appositamente per la stimolazione del punto G, con un’incurvatura che va a sollecitare proprio quel luogo di piacere. Di solito le donne durante la masturbazione optano per questa scelta, un po’ per andare sul sicuro e un po’ - ammettiamolo - per pigrizia. Una volta identificato, comunque, potete sbizzarrirvi come vi pare: c’è a chi piace che venga stimolato insieme al clitoride, chi ama un approccio più deciso e violento, e chi invece gode di più se viene esercitata un po’ di pressione sul monte di venere, per stimolare il suo mister Gräfenberg anche dall’esterno. Il sesso è bello perché è vario, l’importante è che tra i partner ci sia comunicazione, per non trasformare un momento di passione in un fastidio o un dolore. La telepatia, in questi casi, non funziona quasi mai.
E poi (mi rivolgo soprattutto agli uomini, che per conformazione fisica non conoscono le sensazioni che questo tipo di penetrazione può dare ad un corpo femminile), date tempo alle vostre compagne di disinibirsi. Toglietevi dalla testa le attrici porno/fontane di Trevi dello squirting appena le si sfiora, perché la maggior parte delle volte è tutto falsato - e le restanti volte si tratta di urina. Non ho mai conosciuto una donna che squirta dopo quindici secondi di preliminari, ma solo uomini che dicono di esserci riusciti. Traete voi le vostre conclusioni.