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La Mantia: “Quella foto
simbolo come gli infermieri
con i segni delle mascherine”

  • di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

16 marzo 2021

La Mantia: “Quella foto simbolo come gli infermieri con i segni delle mascherine”
Lo chef ha chiuso il suo ristorante a Milano, dopo aver perso oltre il 50% degli introiti ed essere stato costretto a mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti. E quando ha visto la foto della ristoratrice disperata che ha fatto il giro del web, l’ha definita “iconica” come quella dell’infermiera segnata dalla mascherina che era diventata famosa nel primo lockdown

di Filippo Ciapini Filippo Ciapini

“Disperazione su cucina”, questo potrebbe essere il titolo della fotografia scattata alla ragazza sdraiata davanti al forno se fosse stato un quadro. Un’immagine iconica, che senza neanche aver bisogno di essere descritta racconta il dramma dei ristoratori, lasciati a sopravvivere nell’incertezza del futuro. E forse è questa la cosa peggiore della pandemia. L’impossibilità di non fare programmi, di vivere alla giornata sperando di non annegare. Purtroppo, però, questa situazione è inevitabile. Ce lo ha confermato lo chef (che non ama farsi chiamare così) Filippo La Mantia. “La guerra invisibile”, come l’ha definita, gli ha fatto chiudere il suo locale di Piazza Risorgimento a Milano che, perso circa il 50% delle entrate, non poteva andare avanti. “Ci sono state una serie di cose che non sono state gestite, ma non dico che sono state fatte male – ha continuato Filippo La Mantia – È una pandemia non una crisi economica, credo chiunque stia facendo il massimo”.

La Mantia, un commento sulla foto della ragazza in preda allo sconforto?
È una cosa su cui noi stiamo vivendo da un anno, è la sintesi praticamente di tutto. Per carità, le foto parlano da sole ma con tutto il rispetto per lei ed il suo luogo, devo dire che ci siamo dentro da tantissimi mesi. Poi sia chiaro, per risonanza è come l’infermiera con i segni della mascherina sul volto. La pandemia ha portato alla chiusura di tanti locali, tra cui anche il mio dal primo gennaio.

Quanto ha perso in percentuale di incassi in questo anno?
Abbiamo perso il 45-50 % che è praticamente tutto quello che serviva per mantenere attivo un posto tipo il mio, quella fetta importante per mantenersi in vita. Il ristorante ha lavorato sempre, ma mancavano gli eventi. Non si può campare d’asporto.

Quante persone ha dovuto lasciare a casa?
Nessuno. Tutti in cassa integrazione.

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Filippo La Mantia

Si poteva fare qualcosa in più?
Non si poteva fare niente, tutti i ristoranti, osterie, trattorie, bar e discoteche sono stati messi dentro al contenitore della movida. Forse avrebbero potuto costituire una task force per vedere se alcuni locali potevano rimanere aperti. C’erano strutture come la mia che è di duemila metri quadri dove il rischio è inesistente. Ci sono state una serie di cose non gestite, ma non dico che sono state fatte male. Tutti i primi ministri del mondo hanno avuto questa tipologia di problemi. Ragazzi, è una pandemia, non una crisi economica scaturita per mancanza di lavoro, siamo in una guerra invisibile dove tutti possiamo prendere il virus. È inutile che ce la meniamo, se non ci vacciniamo tutti non finiremo mai.

Cosa direbbe se potesse incontrare Draghi?
Assolutamente niente, credo che chiunque stia facendo il massimo. Tutti hanno a cuore la salute dei propri cari. Apprezzo il fatto che agisca senza parlare, è andato al governo da poco e vedremo i risultati.

Molti imprenditori, anche nella ristorazione si sono tolti la vita, che ne pensa?
Chi se la toglie è perché non sta bene dentro, io pure ho tantissimi problemi ma non me la tolgo perché ho figli e genitori. Perché cazzo devo togliermi la vita, perché ho i debiti? Dai ragazzi…

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