Arriva in libreria “Controcorrente”, il nuovo libro di Matteo Renzi, edito da Piemme. Nelle 272 del volume, l’ex premier ripercorre le tappe delle vicende che, con il suo contributo, hanno portato alla caduta di Conte, a causa del quale il leader di Italia Viva dichiara di aver “trangugiato ettolitri di Maalox”. Senza soffermarsi sul suo eventuale valore letterario, l’opera è senz’altro preziosa per conoscere vari retroscena e vari scazzi di palazzo, oltre che per crearne potenzialmente di nuovi. Peraltro Renzi sgancia una serie di bombe destinate a far discutere: abbiamo selezionato le dieci più significative.
1) “Gestione della pandemia? Una pagina tra le più oscure della storia repubblicana”
Renzi smonta la narrativa del modello italiano: “Mentre il Governo Conte Bis insisteva nel dire che andava tutto bene, che i ministri erano i migliori del mondo, che l’Italia era un modello per gli altri Paesi, inspiegabilmente i numeri e le statistiche dicevano altro: in quel momento eravamo il Paese in cima alle classifiche della mortalità, con un rapporto tra cittadini e decessi devastante. Avevamo chiuso le scuole più degli altri, subito un crollo del Pil superiore agli altri, gestito l’emergenza peggio di altri nonostante un infaticabile lavoro di medici, infermieri, volontari. Gli italiani avevano risposto alla grande, l’Italia intesa come organizzazione no. Eppure la propaganda a reti unificate e chat amplificate continuava a dire: «Andrà tutto bene». E nel complice silenzio degli addetti ai lavori continuavano a susseguirsi gli appalti dei banchi a rotelle, delle mascherine, dei ventilatori cinesi non funzionanti ma garantiti dagli amici degli amici. Una pagina, questa, tra le più oscure della storia repubblicana”.
2) “Serve una commissione di inchiesta su piani pandemici e struttura commissariale: questa vicenda è peggio di Tangentopoli”
Per Renzi “chiedere di fare chiarezza non è lesa maestà”. E “senza una commissione parlamentare di inchiesta non faremo mai tesoro degli errori dei piani pandemici, ma anche e soprattutto delle opacità di una struttura commissariale che ha permesso di fare lucrare a improbabili mediatori cifre enormi. Mentre molti, troppi, morivano, qualcuno faceva molti, troppi, soldi. È chiaro così? Chi ha interesse a non scoperchiare la pentola della verità? Davvero chi ha gridato per anni «onestà, onestà, onestà» oggi non vuole capire dove sono finiti i soldi degli italiani? Lo ripeto: questa vicenda è peggio di Tangentopoli. E mi colpisce il silenzio dei più davanti a un’affermazione così perentoria. Peggio di Tangentopoli, sì, peggio di qualsiasi altro scandalo corruttivo della storia repubblicana. […] In questo caso, se fosse vero ciò che viene da più parti paventato, singoli individui avrebbero lucrato un enorme vantaggio economico da una situazione di disperazione del Paese. Chi sono queste persone? A che titolo hanno ricevuto questi denari? Ci sono fiduciarie e fondi esteri implicati in questa vicenda? Fare chiarezza è un dovere. E mi colpisce che quando chiedo di votare la commissione di inchiesta nessuno mi dice nulla. Banchi a rotelle, gel, mascherine, ventilatori cinesi malfunzionanti ma garantiti da Massimo D’Alema: stiamo parlando di centinaia di milioni di euro”.
3) “Conte? Come Marx. Groucho Marx”
Renzi sottolinea che Giuseppe Conte è stato capace di “cambiare tutte le proprie idee pur di restare a Palazzo Chigi. Da sovranista era diventato europeista, da populista progressista, da leghista uomo di sinistra. Un uomo che aveva abbracciato il pensiero di Marx, inteso come Groucho Marx, non Karl: «Ho i miei principi. Se non vi piacciono, ne ho degli altri». Ecco dunque che alla guida del Governo giallorosso Conte era diventato europeista e antipopulista”.
Ciononostante, c’era poco da ridere: “La campagna di comunicazione pervasiva – senza alcun paragone possibile a livello di Paesi occidentali per quantità di messaggi, drammatizzazione del racconto pubblico, suspense comunicativa sapientemente elaborata per tenere milioni di persone davanti al teleschermo – lo aveva reso un personaggio dalle cui labbra dipendeva la vita quotidiana delle persone. Seguire le dirette Facebook non era semplicemente un’opzione di natura politica ma un bisogno vitale per sapere se si poteva incontrare il giorno dopo la fidanzata, se e come andare al lavoro, quale tipo di ristoro economico poteva permettere alla famiglia di arrivare alla fine del mese. E lo schema che gli strateghi della comunicazione avevano studiato era quello della concessione, mentalità tipica dello Stato ottocentesco che gli storici del Diritto definiscono appunto octroyée: vi consentiamo di uscire di casa per correre a un chilometro di distanza, vi consentiamo di portare il cane a svolgere le proprie funzioni fisiologiche, vi consentiamo di vedere il fidanzato solo se però il rapporto è stabile. E meno male che nella modulistica non c’era scritto: «Ma gli/ le vuoi bene davvero?»”.
Renzi quindi rivendica la scelta di aver fatto caderne il Governo: “Mandare a casa Conte è stato un atto di coraggio di poche persone che hanno rischiato l’osso del collo per cambiare tutto. Sapendo che cambiare è sempre un azzardo, un rischio, un pericolo. Ma se fossimo andati avanti come stavamo andando avanti in quel momento, il baratro si sarebbe aperto di fronte a noi e – peggio ancora – alla generazione dei nostri figli. Abbiamo messo a rischio le certezze dei nostri amici per garantire una speranza ai nostri figli. Per evitare che il debito pubblico potesse inghiottire una generazione, quella di chi verrà dopo di noi”.
4) “La macchina amministrativa pagata dallo Stato ha smesso di occuparsi della gestione del Paese per acquisire il voto dei senatori trasformisti”
Il 26 gennaio 2021 Giuseppe Conte si dimette. Per Renzi “lo fa dopo quindici giorni di caccia al senatore in una delle pagine più nere della storia repubblicana. L’intera struttura di Palazzo Chigi in queste due settimane si è messa – pancia a terra – a cercare di acquisire consensi. E un manipolo di parlamentari ha saputo resistere alle lusinghe e alle minacce restituendo dignità al ruolo del deputato e del senatore, che hanno la responsabilità di fare politica, non di mettere dei like. Ciò che è accaduto in quelle ore è stato cancellato dalla mente di molti. Ma è giusto ricordare […] che poche volte nella vita repubblicana si sono registrati livelli di cotanta meschinità come in quelle due settimane. Il simbolo non sono soltanto le proposte indecenti che sono girate, ma il modo con il quale un’intera macchina amministrativa pagata dallo Stato ha smesso di occuparsi della gestione del Paese per dare la precedenza all’acquisizione del voto dei senatori trasformisti. Tutto è stato pensato in quella direzione. Un simbolo che ho già ricordato ma che mi sembra sconvolgente: nelle ore più calde della crisi il profilo social della Presidenza del Consiglio pubblica sulle pagine ufficiali, istituzionali, materiale preparato dagli uffici di Casalino”. Secondo Renzi: “Con i soldi dei cittadini si pubblicano dei post in cui la mia faccia viene storpiata mentre il volto di Conte è presentato in modo perfetto. E dove si incita all’aggressione verbale contro un parlamentare della repubblica. Sul sito di Palazzo Chigi, a spese dei cittadini!”
5) “I grillini? Disposti a tutto per quindicimila euro al mese”
“Ho scommesso tutto sul cambio di Governo – scrive Renzi – perché sapevo che prima di andare a votare i Cinque Stelle che oggi siedono a quindicimila euro al mese in Parlamento avrebbero votato la fiducia anche al mostro di Loch Ness come premier”. Al riguardo il leader di Italia Viva offre varie argomentazioni: “Loro pur di tenersi l’incarico hanno cambiato tutte le idee. Tutte. Erano contro la Tap e oggi hanno votato, inaugurato, festeggiato il gasdotto pugliese. Erano contro le infrastrutture e oggi fanno parte di un Governo pro Tav e loro stessi hanno proposto di rilanciare – giustamente – il ponte sullo Stretto a Messina. Erano contro le Olimpiadi e hanno festeggiato l’arrivo delle Olimpiadi a Milano e Cortina. Erano contro gli aerei di Stato e le auto blu e oggi sono i principali utilizzatori di questi strumenti di lavoro che per loro erano simboli del potere da abbattere. Erano contro i soldi alle banche e i due Governi Conte sono stati gli esecutivi che più di ogni altro hanno aiutato gli istituti di credito. Erano contro Autostrade e hanno regalato ai Benetton una montagna di denaro pubblico, senza averne neanche la sufficiente consapevolezza. Erano giustizialisti senza se e senza ma, e da quando alcune vicende hanno riguardato loro amici e familiari, hanno scoperto il magico mondo del garantismo”.
E ancora: “Gridavano «onestà» e oggi hanno paura a votare una commissione d’inchiesta sulle spese del Covid perché non sanno che cosa potrebbe venirne fuori. O forse lo sanno e sarebbe ancora peggio. Il Movimento Cinque Stelle è finito. Potranno mascherare questo tragico destino dietro la popolarità di Conte. Ma il fatto stesso che continuino a guardare ai sondaggi anziché alla politica dimostra che non hanno futuro. Il prossimo scontro sarà sul terzo mandato, non sul futuro del Paese. Perché quelli che vogliono fare politica in nome dell’ideale, in realtà, da tempo si preoccupano molto più dell’interesse personale. Altrimenti non avrebbero cambiato tre maggioranze in tre anni. Dall’uno vale uno all’uno vale l’altro: questa la parabola, triste e al contempo divertente, di chi voleva rivoluzionare la democrazia parlamentare e oggi fa rimpiangere i parlamentari della Prima Repubblica”.
Renzi parla poi dei lavori di ristrutturazione interna di Palazzo Chigi: “Li avevo bloccati durante il mio governo perché, pur non amando il «giallo Silvio» – così chiamavo io l’arredamento dell’appartamento presidenziale curato e pagato personalmente da Berlusconi –, l’idea che si spendessero soldi pubblici per togliere ciò che era stato appena messo a proprie spese da un predecessore mi sembrava poco rispettoso del contribuente. Quelli che dovevano aprire il Palazzo come una scatoletta di tonno e tagliare gli sprechi, invece, iniziano ritinteggiandolo e riarredandolo a spese del contribuente. Pensandoci bene, mi dico divertito, è già una metafora della loro politica. Dovevano scardinare tutto, hanno solo tolto la carta da parati perché non di loro gradimento”.
6) “Abbiamo vissuto sotto la dittatura di Casalino”
Renzi a un certo punto scrive: “Non ho ancora capito se a Palazzo Chigi governava Conte o Casalino”. Però un’idea se l’è fatta: “Casalino è un uomo che fin dai tempi del Grande Fratello vive di consenso, ma non il consenso elettorale che si esplicita una volta ogni 5 anni e che poi lascia spazio all’azione politica. Il consenso permanente, la dittatura del like, il trionfo del sondaggio permanente, 24 ore su 24. Un modello che, appunto, sta bene nella casa del Grande Fratello ma non nella casa della democrazia. […] Casalino faceva benissimo il suo lavoro nella creazione di un personaggio politico senza storia, senza gavetta, senza traccia nel passato. Si comportava come una specie di influencer. Qualcuno da destra strilla che viviamo sotto la dittatura di Conte. Falso. Viviamo però sotto la dettatura di Casalino, questo sì”. E ancora: “Casalino dice che «i vecchi mi fanno schifo, tutti i ragazzi down mi danno fastidio. Non so come spiegarlo, è come quelli a cui fanno schifo i ragni, io provo fastidio per i down». Io sono così fiero della mia nipotina Maria, una bellissima bambina, figlia di mia sorella, che ha un cromosoma in più di Casalino. Ma ha soprattutto molta umanità in più”.
7) “Va fatta chiarezza sul perché Conte non volesse cedere la delega ai servizi segreti”
“Perché – chiede Renzi – rischiare di far cadere il Governo su una faccenda del genere? Che cosa c’è sotto?”. Secondo il leader di Italia Viva “c’è una vicenda che nessuno in questi mesi ha mai fatto notare. E segnalarla non è frutto di malizia ma richiesta di verità. Nel maggio 2020 il commissario Arcuri fa sapere a uno dei principali beneficiari dell’intermediazione di mascherine, Benotti, il quale ha incassato milioni e milioni di euro da questa attività sulla cui legittimità sono aperte inchieste, che lui, Arcuri, non può più vederlo. Perché? Perché Palazzo Chigi gli ha fatto sapere che non è il caso. Ora, questa notizia può apparire banale e insignificante ma in realtà nasconde un grande quesito. Cosa significa? Palazzo Chigi ha informato Arcuri di che cosa? Dell’esistenza di un’indagine? Qualcuno ha intercettato telefonate particolari? A che titolo Palazzo Chigi conosce questi dettagli? Se davvero è Palazzo Chigi significa che sono i Servizi segreti e questo porterebbe a dire che già a maggio 2020 l’intelligence informa o viene informata in modo non tradizionale. È forse questo il motivo per cui il premier non intende cedere l’autorità delegata? O c’è dell’a ltro? E l’interrogativo è: quando si dice che Palazzo Chigi ha fatto sapere, a chi ci si riferisce? La domanda delle domande, cui nessuno vuole dare risposta, è semplice: Palazzo Chigi chi?”
8) “Il Fatto? Si intesta l’esclusività dell’onestà ma è diretto da un pregiudicato. Come Grillo”
Per Renzi “è fatto notorio che certe redazioni sono la buca delle lettere delle veline degli inquirenti”. L’ex premier ce l’ha in particolare con il Fatto (a cui d’altra parte a sua volta non sta molto simpatico): “L’amore di una certa sinistra e di una certa stampa per l’utilizzo politico delle indagini non finisce mai. Il «Fatto Quotidiano» è nato e cresciuto in questo humus. E, paradosso dei paradossi, è un quotidiano diretto da un giornalista, Marco Travaglio, che tecnicamente non solo è indagato ma è un pregiudicato, condannato con sentenza passata in giudicato. Eppure è riuscito a intestarsi l’esclusiva dell’onestà. Un po’ come ha fatto un altro pregiudicato, Beppe Grillo, altro uomo condannato con sentenza passata in giudicato per una tragica vicenda. Il condannato Travaglio si permette di etichettare come reprobi gli indagati, il condannato Grillo fonda il partito dell’onestà. Che poi è come dire che Dracula diventa socio onorario dei donatori di sangue”.
9) “Nel 2022 Italia Viva raccoglierà le firme per abolire il reddito di cittadinanza”
Renzi vuole un referendum, “e che siano i cittadini a scegliere se continuare con un sistema che costa miliardi di euro e che plasticamente non funziona. Non funzionano i navigator, non funziona il collocamento (ancora una volta colpa del fallimento referendario e della mancata riforma del titolo V), non funziona l’Anpal. Di Maio e Salvini ci hanno regalato il reddito di cittadinanza. Un referendum potrà cancellarlo dalla storia politica italiana. E vedremo chi ci sta, davvero”.
10) “Il ponte sullo stretto è fondamentale”
Secondo Renzi “è il caso di dire con forza, controcorrente, che il ponte sullo Stretto di Messina non solo è un’opera fondamentale dal punto di vista del collegamento ferroviario tra Napoli e Palermo ma è anche e soprattutto un grande simbolo della potenziale svolta del Mezzogiorno. Il mondo intero parlerebbe di Reggio Calabria e Messina – destinatarie peraltro di cospicui investimenti anche sulle infrastrutture cittadine – non per la ’ndrangheta e per la mafia ma per un capolavoro di design. È la criminalità organizzata, al contrario, che preferisce che le cose restino come sono”.