30 morti l’anno a causa delle buche. Questa la triste stima del quotidiano Libero circa le strade colabrodo della Capitale, caratterizzate da vere e proprie voragini che molto spesso fanno più che rovinare sospensioni e pneumatici, ma si rivelano vere e proprie trappole mortali per gli automobilisti e i motociclisti romani.
Ne potrebbe rappresentare uno sciagurato esempio il calciatore 19enne della Lazio primavera Daniel Guerini, che proprio lo scorso mercoledì 24 marzo è stato coinvolto in un brutale incidente tra viale Palmiro Togliatti e viale dei Romanisti, quartiere Torrespaccata. La zona è sotto accusa per le condizioni del manto stradale, e a quanto sembra la Procura effettuerà accertamenti anche in questo senso, per valutare se eventuali anomalie stradali possano aver favorito o aggravato l’impatto tra le due auto che ha poi portato al decesso del ragazzo.
Ma quello del calciatore biancoceleste potrebbe purtroppo essere solo l’ultimo dei casi di decessi legati alle strade romane. Per Libero pochi dubbi: si tratta di condizioni tali da “meritare l’intervento della Protezione Civile”, e probabilmente la principale spiegazione dell’elevatissimo tasso di incidenti nella Capitale.
Siamo infatti di fronte al rapporto più alto tra incidenti automobilistici e decessi in Italia: 4,6 abitanti ogni centomila, numeri che la sindaca Virginia Raggi non ha di fatto peggiorato ma non ha neanche minimamente migliorato, così come migliorata non è affatto la condizione delle strade, finita tra l’altro nel bel mezzo di una pandemia che sta inevitabilmente risucchiando tutte le energie e gli impegni dell’amministrazione locale.
E la situazione continua a segnare statistiche allarmanti: basta andare a ripescare il report targato ACI di due anni fa che contava oltre 5.000 sinistri l’anno, 14 al giorno, con la vice presidente dell’Aci Giuseppina Fusco che citava esplicitamente “lo stato delle manutenzione delle strade” come “uno dei fattori di incidentalità maggiore”.