Le parole del papà di Tommaso fanno fare pace con il dolore. Le parole di Patrizio D’Agostino perdonano perfino l’ingiustizia di vedersi portare via il proprio figlio, di soli 4 anni, schiacciato da un’auto senza freno a mano. Resta un nome. Resta una foto su tutti i giornali oggi. Resta il dolore. Ma per noi restano anche le sue parole.
È stato intervistato da La Repubblica. Dice: “La madre dei gemellini non c’entra niente, è stata una fatalità, non viviamo un senso di vendetta verso quella donna, sarà disperata quanto noi, anche la sua vita in fondo è stata rovinata”. Ha ragione Paolo: le vittime, in questa tragedia, sono molte di più. Piange, non smette di singhiozzare: “Si vede che il Signore aveva bisogno di un angelo e ha chiamato Tommaso”. La fede. La fede aiuta. La fede verso qualsiasi cosa. Dio o altro: aiuta sempre.
Patrizio ha visto l’incidente quasi in diretta. Ha sentito il rumore, lui abita davanti all’asilo, è sceso da casa, ha attraversato la strada e ha visto Tommaso per terra, i dottori cercavano di rianimarlo, ma lui aveva già capito. Mi ha ricordato le parole di Paolo Simoncelli quando ha visto Marco, nella pista di Seipang, per terra. Perché alcune cose prima si sentono e poi si sanno. Soprattutto se sei un genitore e quella cosa riguarda tuo figlio.
Di questa intervista mi ha colpito anche l’ultima parte. Lui e la madre di Tommaso avevano deciso di sposarsi il 3 luglio. Il giorno di San Tommaso. Lo faranno lo stesso, ma solo in Comune. “Non sarà una festa, glielo dobbiamo a nostro figlio”.
Poi continuerà la vita, Patrizio e sua moglie, inutile essere retorici, saranno più soli, questa è la realtà. Ma avranno i ricordi e il dolore. Dovranno essere forti, così forti da far diventare il proprio dolore una guida. Intanto però, nonostante in questa storia sia tutto brutto, le sue parole, le parole di un papà, oggi sono bellissime.