I francesi la vittoria dei Måneskin all’Eurovision vogliono farcela pagare più dei Mondiali 2006. Non c’è altro motivo oltre alla cieca e furente vendetta che possa spiegare altrimenti la seconda parte di Lupin, serie tv realizzata dai nostri cugini d’oltralpe, e disponibile su Netflix da qualche giorno. Saldamente ancorata al primo posto delle ciofeche più viste della piattaforma in Italia (diffidate – quasi – sempre da quella top 10 se siete alla ricerca di qualcosa che non vi faccia sanguinare le cornee o morire di tedio), Lupin è una melassa action dove i buchi di trama splendono ben più dei diamanti che tanto interessano al protagonista Assane Diop, interpretato dal pur bravissimo Omar Sy.
Non veniteci a parlare di budget: se è vero che per Stranger Things Netflix ha sborsato 6 milioni di dollari a episodio e per The Crown addirittura 13 – già che ci siamo citiamo anche gli 8 per ogni puntata di Sense8 delle Wachowsky -, qui il problema non è certo la mancanza di location straordinarie – che, per altro, di tanto in tanto fanno capolino – ma proprio la scrittura in associazione a delinquere con un montaggio nato per ferire.
Per chi ne fosse lietamente a digiuno, vediamo insieme quella che vorrebbe essere la trama di questo gioiellino inspiegabilmente re delle views del catalogo Netflix: a gennaio 2021 avevamo imparato a conoscere Assane Diop con i primi 4 episodi della serie e un cliffhanger finale che ci aveva lasciati con uno sbadiglio sospeso. Non era malaccio vedere Assane, cresciuto a baguette e romanzi di Lupin, ordire strategie e piani articolatissimi tesi a ottenere giustizia per il padre, morto in carcere dopo 25 anni per un furto che non aveva commesso ma di cui era stato accusato da una ricchissima famiglia francese, i Pellegrini, per motivi loschi che non saremo certo noi a spoilerarvi. Il problema, già manifesto in questa prima tranche, era che quasi nessuno dei piani messi in piedi da Assane avrebbe goduto di un nanosecondo di fattibilità della vita reale. Invece, mai un intoppo. Alla faccia delle leggi della fisica e del buonsenso. Per chi ha sofferto con noi, vi riportiamo alla memoria la famigerata scena dei rider…
La soglia di sospensione dell’incredulità richiesta era già altissima nella prima tranche di episodi, quindi, e viene almeno triplicata in questa seconda gittata unendosi a dialoghi stralunati e a reazioni umane che non avrebbe nemmeno un rettiliano appena sbarcato sul pianeta terra. I sotterfugi di Assane per raggiungere i suoi vendicativi scopi arrivano a un livello di banalità che nemmeno Frank Matano a Lol – lui però lì, almeno, faceva ridere mentre qui l’impostazione è serissima -. Esempio clou: nell’ultima puntata, ergo gran finale, per allontanare da sé la polizia che gli sta alle calcagna, il nostro eroe – un belloccio di due metri visibile anche dalla Luna, come la Muraglia Cinese – si infila una parrucca nera per passare inosservato. E passa inosservato. Ripetiamo: una parrucca. Ok.
Eppure, la Francia, oltre a polemiche e rosicate in contesti internazionali di prestigio, ci ha regalato delle perle mirabili a livello televisivo. Stiamo parlando di “Chiami il mio agente!”, straordinaria comedy (sempre su Netflix) ambientata nel mondo di chi ha la sciagura di dover curare immagine e ingaggi delle star del cinema (protagonista di una puntata, anche Monica Bellucci) e la serie horror “Marianne”, una chicca – di genere, per carità – ma perfetta per i fan degli spaventi (mai) pigri. Invece poi… l’inspiegabile Lupin (di cui è in arrivo una terza parte con nuovi gustosi episodi da evitare come la scabbia).
Mettiamola così: chi ha una folta chioma lo sa bene, ci sono serie tv perfette per asciugarsi i capelli. Mentre si armeggia con spazzola e phon, in sottofondo (possibilmente coi sub attivati, ma qui agite pure a piacere) si inganna quel tempo morto guardando qualcosa di scarso interesse ma bello da vedere a livello di immagini. Tendenzialmente, questo discorso vale per qualunque serie Netflix spagnola con i suoi protagonisti boni d’ordinanza. Da oggi, si aggiunge Lupin. Considerato che la seconda stagione è già in produzione, vi consigliamo di fare come Assane: un paio di Nike ai piedi (il protagonista non deambula mai senza vari modelli, tra i quali Air Jordan 1 Mid “Lakers Top 3”, Air Jordan 1 High “Fearless UNC Chicago”, Air Jordan 1 Mid “Yellow Toe”) e via di corsetta rigenerante per scappare dallo streaming. Una volta tornati a casa, dopo la doccia, saprete già cosa guardare per asciugarvi (in tutti i sensi). Questo sì che è un piano perfetto, alla faccia di Arsenio Lupin.