Cos’è la linea Quintessenz della Cantina Kaltern? Si tratta di una collezione di cinque vini monovarietali che vanno a rappresentare l'eccellenza vitivinicola del Lago di Caldaro in Alto Adige. Noi di MOW abbiamo intervistato Thomas Scarizuola, il Kellermeister (l’enologo), che ci ha raccontato com’è davvero lavorare all’interno di una cooperativa, sfatando eventuali miti e credenze, e degli obbiettivi che l’attività intende raggiungere ovvero “portare in bottiglia la nostra uva più bella, di avere un prodotto tipico nel suo miglior modo, nel suo miglior stile e di aumentare ancora di più la qualità.”. La linea è composta da cinque vini, che prendono vita da vigneti storici: Pinot Bianco, Sauvignon Blanc, Kalterersee (Schiava), Cabernet Sauvignon e Moscato Giallo Passito. Vini che in realtà sono un vero e proprio viaggio sensoriale, vini che sanno raccontare la propria storia con profonda intensità e freschezza.
Come nasce la linea Quintessenz?
La linea Quintessenz è la nostra linea premium, quella più alta. Il nome è un po' di fantasia, giocando con il numero cinque che è importante nella nostra storia, ed è anche l'essenza del nostro territorio. La nostra azienda è una cooperativa, che nasce da cinque cooperative storiche fondate a partire dal 1900, e poi negli anni successivi, fino agli anni 20, quando sono state create cinque cooperative che andando avanti nel tempo si sono unite in varie fusioni, fino all'ultima nel 2016.
Sono cinque i vini che compongono la linea?
Cinque vini, sì. Sono i nostri vini più importanti: Pinot Bianco, Sauvignon Blanc, Kalterersee (Schiava) simbolo della tradizione, Cabernet Sauvignon e Moscato Giallo Passito. Poi c’è qualche annata in cui manca un vino, perché per cause riguardati la natura non siamo riusciti a produrlo. Ad esempio il 2024 è stata un’annata abbastanza difficile, in cui siamo riusciti a portare a casa uva sana, ma che nella qualità manca delle caratteristiche che vogliamo avere.
Di questi cinque vini qual è la vostra eccellenza?
Il Kalterersee, che è il nostro vino più storico e tradizionale. Più di cuore e tra i più premiati. Poi il Pinot Bianco, che è la varietà che rappresenta anche di più l'Alto Adige è un vino fresco, minerale, che sa di pesca, sempre con una freschezza alpina che riusciamo a produrre noi: abbiamo i vigneti fino a 650 metri di altitudine.
Quali sono gli obiettivi che avete raggiunto e che volete raggiungere ancora?
L'obiettivo è quello di portare in bottiglia la nostra uva più bella, di avere in bottiglia un prodotto tipico nel suo miglior modo, nel suo miglior stile. L'obiettivo è ovviamente quello di aumentare ancora di più la qualità. Sono molto contento di dove siamo arrivati ma non ci fermiamo mai, lavoriamo tanto, soprattutto con i nostri agricoltori per cercare di migliorare la viticoltura e portarla su una viticoltura più precisa. Ottenere dell’uva di qualità che ci porta a vini profondi, vini strutturati e longevi. Siamo su una buona via. In cantina non cerco di modificare il vino, ma di restaurare tutte le sue caratteristiche per poi portarle in bottiglia.
A chi ancora non conosce la vostra linea che cosa vorreste dire?
Che sono sempre molto orgoglioso di poter lavorare in una cooperativa, e forse è una realtà che non si conosce così bene in Italia. È una forma di aziendale molto bella, molto socievole. Siamo una grande famiglia con 550 soci che, alla fine, sono i proprietari dell’azienda con le loro quote. In Alto Adige le cooperative sono un esempio molto positivo, possiamo competere dal punto di vista della qualità anche con aziende private.