Le nuove regole del Codice della Strada su alcool e volante hanno creato non poche polemiche, e non soltanto tra i bevitori occasionali. Il vino, specialmente in Italia, è cultura, tradizione, economia. Ci lavorano in tanti, la filiera è enorme. Abbiamo parlato con Luca Gardini The Wine Killer, star dei sommelier italiani. Campione italiano, europeo e mondiale, figlio d'arte e immerso nel mondo del vino fin dalla nascita. Il suo punto di vista non poteva essere che critico e costruttivo. Se la difesa del ministro Matteo Salvini sul tasso rimasto invariato non basta, perché le pene sono state insaprite, la risposta non può certo essere quella di smettere di bere, di “gambizzare” un intera filiera o di puntare su una “boiata” come il vino dealcolato. C'è una soluzione?
Salvini si difende: il tasso alcolemico non è cambiato.
È vero, i tassi non sono stati modificati, ma le pene sono diventate severissime. Secondo me si sta un po’ esagerando. Non voglio entrare troppo nel merito delle sanzioni, perché per me si deve bere con consapevolezza. Ognuno sa, o comunque dovrebbe sapere come regolarsi, in base al proprio corpo e a ciò che tollera, sempre nella consapevolezza dei limiti previsti dalla legge. Però la questione è un’altra. Ti faccio un esempio: mi trovavo ad Asti, che è una cittadina di 75-80 mila abitanti. Avevo bevuto un po’ di vino a cena, ero a piedi. Per tornare in hotel ho cercato un taxi, ma non ce n’erano. Zero servizi. Bisogna garantire alternative, perché se vai a cena, ti godi dieci portate, bevi una bottiglia di vino e magari un digestivo, non è la fine del mondo. Ma se non ci sono soluzioni per spostarti, cosa fai?
Ti metti in macchina anche se hai bevuto.
Io, quando bevo, o mi muovo con i mezzi o mi faccio accompagnare da qualcuno che non beve. Non dico di eliminare i controlli, ma di potenziare i servizi di trasporto da e verso i ristoranti, perché in molti posti non ci sono proprio. Questo crea problemi soprattutto nei piccoli centri, perché chi vuole andare a cena, ma anche a pranzo, è costretto a muoversi in auto.
I piccoli centri che poi sono il fulcro del turismo enogastronomico.
Esatto, non possiamo gambizzare l’enoturismo e tutta la filiera enogastronomica per un’ossessione mediatica. Se vai in un ristorante, compresi quelli stellati, vuoi mangiare bene e bere bene.
Alcuni ristoranti hanno introdotto un servizio navetta per i clienti, ma sono costi extra.
Sì, e in ogni modo non è una soluzione. Devono esserci servizi più accessibili e frequenti, e soprattutto non devono essere a carico dei ristoratori. Una coppia di fidanzati si può fare una bella cena, una bottiglia di Barbaresco in due, magari un digestivo. Però se a fine pasto ci si trova in una città senza mezzi pubblici, così come in un borgo collinare o montano, cosa si fa? Si rischia la patente? Questo è il problema. Se fai un pasto di dieci portate e ci bevi sopra qualcosa magari non sei nemmeno ubriaco, ma con le tolleranze non si scherza, come è giusto che sia.
Tu per lavoro bevi: come ti organizzi?
Quando vado in cantina, mi fermo lì a dormire o mi faccio portare in hotel. Ma se devo spostarmi spesso, diventa complicato. Nelle grandi città è più facile, ma nei paesi piccoli è impossibile. Non ci sono taxi, niente. Si vuole evitare che la gente si metta al volante dopo che ha bevuto? È giusto, però bisogna offrire delle alternative, non si può pensare che tutti diventino astemi. Siamo in Italia, il vino è una componente fondamentale del nostro Paese, della nostra cultura, della nostra economia.
Come farete al Vinitaly? Tutti in bicicletta?
Devo dire che io al Vinitaly ci vado sempre meno perché è bellissimo ma per me è massacrante. Poi sono uno che non si è mai messo al volante dopo aver bevuto, e nonostante il lavoro che faccio da più di vent'anni non ho mai preso una multa per tasso alcolemico. Torno a dire che secondo me, a livello mediatico, sia le istituzioni che i media dovevano gestire un po' meglio la situazione, perché sembra quasi che una persona con 0,8 di alcol 0,9 sia un delinquente.
Questa normativa sta penalizzando tante categorie. Hai idea di quanto stiano perdendo produttori e distributori?
Difficile dirlo ora, perché le nuove norme sono entrate in vigore da troppo poco. Di sicuro c’è molta paura. Secondo me, l’enoturismo ne risentirà. La gente rischia la patente e magari evita di andare in cantina. Non ci sono ancora dati certi, ma il clima è di terrore. Produttori e distributori sono preoccupati, ma intelligenti. Sanno che chi vuole bere vino di qualità continuerà a farlo. Però c'è timore per l’enoturismo, per le piccole cantine e i produttori che stanno iniziando a brandizzarsi. Il problema è la gogna mediatica che si è venuta a creare. Hanno sparato a zero, tutti. Ci vuole buon senso da entrambe le parti.
Si parla anche di gente fermata a piedi per aver bevuto troppo.
Questo è esagerato, eccessivo. Ci vuole la patente per andare a piedi? Se parliamo di ubriachezza molesta è un conto, ma se io e mia moglie ci beviamo una bottiglia di Barolo in due e vogliamo farci un giro a piedi, cosa c'è di offensivo? Non c'è più libertà.
Una scelta più politica che sensata?
Sì, anche se non entro nel merito della politica perché non è il mio campo. Ad ogni modo la gestione mediatica di tutta la questione è stata pessima.
Nel frattempo si spinge sul vino dealcolato: cosa ne pensi?
È una boiata, per non dire altro. Il vino è vino, deve avere alcol. Puoi innovare, ma non snaturare il prodotto. È come fare la zuppa inglese senza alkermes, la crema al mascarpone senza mascarpone.
E per i turisti enogastronomici stranieri?
Loro magari si fermano qualche giorno in zona e trovano soluzioni. Ma se iniziano a cancellare le prenotazioni, rischiamo di perdere tanto. L’Italia è leader mondiale nella produzione vinicola. Non possiamo distruggere un settore così importante. Sarebbe un danno enorme per il Pil, e questo a causa di una gestione poco oculata.