Il corpo di un atleta è una macchina che deve funzionare sempre al massimo delle sue possibilità. Le prestazioni non possono abbassarsi al di sotto di una certa soglia, specie se l’obiettivo è il mantenimento del primo posto del ranking Atp di tennis. Jannik Sinner non beve alcolici e dunque nemmeno vino: “Il vino fa male a Sinner, Sinner fa male al vino”, scrive Camillo Langone nella sua “Preghiera” su Il Foglio. “Il famoso tennista è astemio (‘Mai un goccio di vino, soltanto acqua naturale’) e dunque è il controtestimone della bevanda cristica e italica per eccellenza”. Insomma, Jannik è il peggior ambasciatore dell’alcolico che più di tutti definisce la nostra identità culturale, culinaria e spirituale. Una scelta, quella di Sinner, che deriva ovviamente dalla necessità di esibirsi a un livello di gioco altissimo, contro i più forti del mondo. Ogni sbavatura, anche nella dieta, rischia di essere fatale per il risultato. Ma Langone (che tiene per MOW una rubrica sul vino) sembra proprio voler sottolineare che la scelta di essere astemio è dovuta “all’idolatria del corpo, il culto dell’efficienza fisica e della prestazione”. Una posizione che segue “l’idea (temo abbastanza fondata, anche se Roger Federer ogni tanto beveva) dell’alcol che danneggia i risultati sportivi. Sinner, che oggi impersona la prestazione migliore, per vincere si è imposto di non bere”. Se questa dieta ha degli indubbi effetti positivi sull’atleta, il danno si riflette, a dire di Langone, sull’economia. Del resto, tutti si lamentano della “crisi dei consumi (per quanto riguarda il rosso fermo bisognerebbe parlare di crollo)”, ma “nessuno è capace di individuare le cause”.
Dunque Sinner fa bene a se stesso (comprensibilmente), ma non all’industria del vino: “Pur provenendo da una regione prodiga di vini buonissimi, l’Alto Adige, non alza il calice”. Un “cattivo esempio”, che rende paradossale la sua stessa funzione di “campione nazionale”, dato che il suo essere astemio “nuoce a un pezzo di economia nazionale, di cultura nazionale, di anima nazionale (il vino è tutto questo)”. Un paradosso che Langone rende manifesto ai fan e agli estimatori del numero uno del mondo: “Chi lo applaude lo sappia”.