Fermatelo. E’ la prima cosa che viene in mente ogni volta che Oscar Haro dice qualcosa nella sua nuova veste di opinionista, dopo gli anni passati in MotoGP con Honda, prima nel Team Repsol e poi in quello di Lucio Cecchinello. Lo spagnolo, che non è nuovo a uscite decisamente oltre i limiti, è notoriamente il più accanito tifoso di Marc Marquez in circolazione e, nonostante gli anni passati nelle corse e le esperienze fatte, sembra parlare spesso più come un ultras che come uno che ha vissuto di motorsport.
Lo ha fatto anche questa volta, nel podcast di YouTube “Fast & Curious”, prima svelando anche una curiosità interessante su Marc Marquez che racconta tanto dell’otto volte campione del mondo e dello spirito con cui vive l’essere pilota. “Ho nella memoria tanti ricordi con Marc – racconta Haro – Marc è uno che mi chiamava alle 22 di sera, quando tutti erano andati a dormire o comunque erano tornati in albergo dalla pista. Mi chiamava a quell’ora perché voleva parlare con l’ingegnere di pista, con chi si occupava della telemetria, magari perché c’erano due curve che non aveva capito. Quando hai quella fame che è così forte non ce ne è per nessuno. Se hai fame, ma non un buon talento te la giochi con gli altri, ma se hai quella fame e per il talento che ha Marc, allora sei superiore a chiunque e nessuno può competere con te”.
Affermazioni che, al netto del tifo, della simpatia o dell’antipatia di Marc Marquez possono anche essere condivisibili. Ciò che invece è pura opinione è ciò che Haro dice subito dopo, alimentando l’eterno scontro tra tifosi del 93 e quelli del 46. “Alla fine Valentino Rossi è stato molto bravo e con un talento incredibile – ha proseguito l’ex manager spagnolo - ma non ha lavorato come lavora Marc. Anzi, tutt’altro. Rossi ha lottato con piloti come Biaggi, Capirossi, Gibernau e si è scontrato con due o tre piloti ai suoi tempi in MotoGP e non lo ha fatto con la ferocia che c’è adesso di diciassette piloti in un secondo“. Ce ne erano di meno, ma Haro sembra dimenticare i vari Lorenzo, Pedrosa, Melandri e un certo Casey Stoner, oltre a cadere in un errore che non è da addetto ai lavori: confrontare protagonisti di tempi differenti.
Il confronto, piuttosto, è quello del momento, con Haro che torna a parlare anche dell’incredibile velocità di adattamento di Marquez sulla Ducati, prima di lasciarsi andare a un paragone che, francamente, è anche poco piacevole da un punto di vista umano oltre che sportivo. “Marc Marquez è arrivato in Ducati e corre otto secondi più veloce dell’anno precedente – ha concluso - Primo anno e in quattro gare senza esperienza sulla Ducati gira otto secondi più veloce, senza lamentarsi mai di niente. Questa è la grandezza di Marc Marquez. Dal punto di vista sportivo, a mio avviso, è al di sopra Michael Jordan. È come se Schumacher adesso si alzasse, corresse e vincesse ancora. Marc ha fatto questo: si è spezzato un braccio, lo ha compromesso e lo ha saldato, tornando per diventare campione del mondo. Questo non ha prezzo”.