Gli europei di calcio 2024 stanno facendo discutere soprattutto per l’ultima prestazione dell’Italia che ha perso contro la Spagna. Non poche le critiche per il ct della nazionale Luciano Spalletti che, contro la Croazia, sembra schierare una formazione diversa, con l’inserimento di Matteo Darmian al posto di Federico Dimarco, Matteo Retegui a sostituire Gianluca Scamacca e probabilmente Bryan Cristante al posto di Davide Frattesi. Su MOW era stato ottimista Marino Bartoletti, mentre Ivan Zazzaroni un po’ meno, sostenendo che l’Italia non fosse neanche tra le prime cinque. Ma, al di là della partita in sé, dove si vede il vero post-partita? E, soprattutto con chi? Al di là di Rai e Sky, dove c'è Federica Masolin, il vero post-partita è su Cronache di Spogliatoio, con Riccardo Trevisani, Fabrizio Biasin, Stefano Borghi, Nando Siani, Giuseppe Pastore, Stefano Ferrè e il direttore Emanuele Corazzi. Proprio con Corazzi abbiamo parlato di questi europei, della sfida contro la Croazia, delle scelte tecniche di Spalletti ma, soprattutto, di che cosa si cela dietro il mondo di Cronache di Spogliatoio, oggi il primo podcast italiano con numeri da record. Chi è stato il suo maestro? E chi il suo grande amico fraterno? Rivedremo Fontana di Trevi a teatro? E cosa riserva il futuro a noi cronachiste e cronachisti? E c’è un giocatore che per mentalità ricorda Jannik Sinner?
Emanuele, cosa ha fatto prima di essere il direttore di Cronache di Spogliatoio?
Ho lavorato per sette anni a Sky Sport facendo un po' di tutto. Poi nel 2013 è nata Fox Sports, che era una costola di Sky, nel senso che faceva parte dello stesso gruppo editoriale. Fox nacque perché Sky aveva l'esigenza, dopo aver perso la Champions League, di avere tutti i titoli del calcio internazionale; quindi, Corcione venne da me chiedendomi se volessi fare il responsabile editoriale di Fox Sports. Io gli ho detto subito sì al volo e ho iniziato a fare un po' il ruolo di player manager.
E che cosa ha fatto?
Ho costruito la redazione insieme al direttore di allora, Guadagnini, andando a prendere sul mercato gente come Borghi, Riccardo Mancini, Edoardo Testoro, Barsotti e Bernardi, tra i talent come Di Canio, Capello, poi ho fatto fare a Di Canio la commissione House of Football, proponendogli di fare il Gary Lineker italiano, lui si era fomentato a tutta questa cosa.
E dopo Fox?
Nel 2018 ha chiuso, però contemporaneamente è nato Dazn, e il direttore che poi era diventato il mio direttore anche a Fox, Foroni, è andato lì e mi ha preso come responsabile della redazione, ero il suo braccio destro, Marco è il mio papà lavorativo e insieme abbiamo costruito la redazione di Dazn, che implica sia i giornalisti che i talent. Abbiamo fatto insieme il piano editoriale e finché c'è stato Marco ho lavorato benissimo a Dazn, poi sono cambiate un po' di cose e non ero contento come ero prima.
Poi è arrivata l’esperienza di Cronache.
Sì, ho sempre ammirato Cronache di Spogliatoio e non mi vergogno di dire che io nella vita mi sono molto spesso candidato. In tanti pensano che proporsi sia una cosa da leccapiedi, io invece penso che sei tu prima di tutto che devi sapere se sai fare una cosa. Quindi sono sempre stato propositivo: ho chiamato Giulio Incagli, uno dei tre fondatori, gli ho chiesto se cercassero una persona e lui mi ha detto “ma veramente passeresti da Dazn a Cronache?”.
Cosa ha risposto?
Gli ho detto “guarda poi ti spiegherò per quali motivi, però sì lo farei, mi piacerebbe fare un'esperienza a livello digital”. Da lì è nato tutto, loro in un mese mi hanno fatto una proposta che mi ha soddisfatto e sono andato lì da una parte con l'idea di portare la mia esperienza e dall'altra imparare.
In che modo ha portato il suo background?
Sicuramente a livello di contatti con i club e a livello di gestione della notizia. Ma ho trovato in Giulio e Stefano (due dei tre fondatori) persone che hanno una conoscenza del prodotto come raramente ho visto anche in posti molto più grandi come Dazn e Sky. Infatti, uno dei segreti del successo di Cronache Spogliatoio è avere a che fare quotidianamente con un editore, con una proprietà che conosce il prodotto e che mi ha insegnato anche delle cose. Io conoscevo benissimo la televisione, ma molto meno i social. Giulio dal mio primo giorno mi ha rassicurato e mi ha fornito gli strumenti per migliorare.
Lei è un self-made man, chi delle persone con cui ha lavorato le ha dato il maggior imprinting?
Citerei quattro persone che sembrano tante ma è così. C'è stata una persona che mi ha dato l'imprinting involontario, perché era il mio idolo quando guardavo la televisione e poi da quando sono entrato mi ha preso in simpatia anche perché siamo molto simili. Quella persona si chiama Marco Cattaneo e ancora oggi siamo più che amici, qualcosa di ancor più forte. Lui mi ha dato un imprinting involontario, perché solo guardandolo ho imparato tante cose. Poi ci sono tre persone che mi hanno insegnato in modo diretto: Massimo Corcione che era il direttore di Sky che anche tante mazzate. C’erano giorni in cui mi diceva “oggi non venire a parlare con me”, perché magari si incazzava se facevo delle cose che non andavano bene. Ma è stato molto formativo ed era lui la persona da cui io andavo quando avevo un problema: lui mi aiutava a sistemare tutto ed è la figura più importante della mia carriera.
Gli altri due?
Marco Foroni e Sandro Sabatini. Sandro si arrabbia se dico che è più bravo a fare l'uomo macchina che l'uomo in video, ma credo sia molto bravo a fare l'uomo dietro le quinte. Mi ha insegnato tante cose, anche lui bastonandomi con la sua ironia toscana ma sono tutte cose che poi mi sono portato dietro.
Lei non c’era ancora, ma quali erano gli obiettivi iniziali di Cronache?
Non essendoci dall’inizio non lo so nel dettaglio, ma vi posso dire che loro sono molto ambiziosi. Se chiedete a Giulio Incagli qual è l'obiettivo è il più alto possibile che possa immaginarsi non c’è. Per lui bisogna puntare sempre più in alto. Quello che ho vissuto io da quando sono arrivato, è un senso di unione. Abbiamo cercato di fare sempre le cose insieme non si fa niente da soli; quindi, ciò che abbiamo realizzato l'ho fatto io insieme alla proprietà. Abbiamo aumentato la credibilità anche prendendo opinionisti molto validi come Biasin, Borghi, Trevisani, oltre a Pastore e Nando Siani che c'erano già. Poi c’è Stefano Ferré che non è un opinionista ma porta i dati e quindi porta affidabilità, e Walter Sabatini che ha lavorato con noi quest'anno. Abbiamo cercato di diventare parlanti, perché se hai delle persone che parlano sei molto più empatico rispetto a fare cose solo in forma scritta. Vedendoti in volto la credibilità aumenta.
Quando vi arriva una notizia come la verificate?
Abbiamo contatti costanti con i club, per cui se arriva una notizia borderline, se aprono un'inchiesta sul Milan, come è capitato, o su un’altra squadra noi ci confrontiamo sempre con i club. Non diamo mai una notizia se non l'abbiamo verificata. Io avendo lavorato a Sky e Dazn avevo contatti e ho spiegato ai ragazzi di interfacciarsi con le squadre. Questo lo abbiamo fatto piano piano con tutti i club e adesso questa cosa ci viene enormemente riconosciuta.
In che modo?
Ci invitano personalmente alle conferenze stampe chiave, come la prima conferenza di Conte. Abbiamo realizzato per primi alcune interviste, come quella a Francesco Calzona e ciò è avvenuto per la volontà del Napoli che ha scelto noi. Abbiamo intervistato calciatori che poi quest'anno hanno fatto uno step come Ederson o Calafiori.
Voi siete entrati a gamba tesa, all'inizio in modo più silenzioso e poi più dirompente, nel panorama giornalistico italiano come vero e proprio punto di riferimento.
Il primo step è il lavoro di credibilità che abbiamo svolto con i club: se dimostri che sei attendibile cambia tutto. Mi viene in mente la ricerca dell'allenatore del Bologna. In quel caso mi sono confrontato più volte con Sartori e gli ho fatto capire che a me interessava capire qual fosse l'indirizzo del club, ma al nome ci sarei dovuto arrivare io, non volevo che me lo dicesse lui. Noi abbiamo dato costantemente il messaggio che voleva far passare il Bologna, cioè che cercavano un allenatore che desse continuità tattica, che giocasse a quali erano, secondo me, i nomi. Poi ci sono i numeri, perché noi con Calzona abbiamo fatto due milioni e mezzo di visualizzazioni, e di conseguenza la gente è più invogliata a fare le cose per noi. C’è però un errore da non fare.
Ovvero?
Non bisogna vedere i social come se fossero una massa unica. Sui social ci sono gli autogol che sono bravissimi a fare ridere, c’è calciatori brutti, altrettanto bravi a fare le loro cose. Ma noi siamo sui social perché pensiamo che sia il modo attraverso il quale arriviamo a più persone, per cui noi non faremo mai un meme noi, anche se ce ne dovessero venire in mente.
La parola che vi si addice di più, oltre all'affidabilità, è l'identità. Quanto ci vuole per crearla e soprattutto mantenerla nel tempo?
Beh, qui sono stati bravi Giulio e Stefano, nel creare per primi un'identità forte. Poi, è proseguita attraverso degli allineamenti costanti: un gruppo deve allinearsi anche con gli altri. Noi ogni mattina alle nove e mezza facciamo una riunione e partecipano tutti. È anche in quella riunione lì che si costruisce l'identità. Magari uno fa una proposta e l'altro ne fa una opposta, ma così nascono spunti, idee, il dibattito che poi viene trasformato in quello che poi scriviamo.
In quanti siete a Cronache? Da chi è formato?
Mediamente ci sono sempre due persone in turno a fare i post, e due giornalisti un po' più senior che si occupano di dare il taglio giusto ai video, di coordinare. Poi abbiamo i nostri opinionisti e, per esempio, Pastore e Siani la mattina partecipano alla riunione, anche se poi non sono loro a fare il post. Ma ci sono e alimentano il dibattito.
Come nasce il primo format, Fontana di Trevi?
Siamo partiti con l'idea di fare una programmazione, ma ci siamo resi conto che piuttosto che fare tante live e quindi avere un approccio quantitativo, era meglio un approccio qualitativo. Quindi abbiamo ridotto le ore di live, ma abbiamo aumentato, dal nostro punto di vista, la qualità. Ci siamo messi io, Giulio e Ste, abbiamo pensato a come potevamo fare e io ho proposto Trevisani, che era il mio collega ai tempi di Sky. Da sempre mio amico, lo prendevo in giro e a Sky lo chiamavamo “saccentino”. Ho sempre scherzato su questo suo modo di essere, e da lì è nato Fontana di Trevi, perché Trevi è un opinionista preparato che si espone sempre. Successivamente, con Giulio e Ste è stata costruita la trasmissione, che in prima persona pensano alla trasmissione proprio da un punto di vista creativo. Tante rubriche sono state pensate proprio da loro e poi il programma ha avuto una sua evoluzione naturale.
Poi l'idea di ampliare il palinsesto con Taconazo e l’Ascia raddoppia.
Sì, abbiamo deciso di fare tre di live, ognuna in modo un po' diverso rispetto alle altre. Dopo aver capito che l'approccio qualitativo era premiante, abbiamo scelto Borghi e Biasin. Poi c’è stata la possibilità di portare dentro Walter Sabatini, per cui Taconazo è nato così: è la trasmissione che partiva dai dati, un po' più tecnica. Invece l’Ascia raddoppia nasce anche dall'idea era di avere Biasin, di portare a bordo sia un punto di riferimento dell’Inter, ma in anche un bravissimo giornalista. Perché Fabri se non lo conosci è l'uomo dell'Inter, ma se lo conosci è un bravissimo giornalista. Anche quando lo vedo a pressing mi rendo conto che è sempre molto preparato, fa delle riflessioni intelligenti. Questo a Eurocronache sta emergendo.
Per gli europei, infatti, siete diventati Eurocronache. Quanto ci avete messo a partorire un progetto così impegnativo? Visto che va tutti i giorni live per un mese.
Siamo partiti da febbraio con l'idea di voler fare qualcosa sugli europei, e di nuovo Ste e Giulio ci avevano visto lungo, perché abbiamo fatto i contratti tutti fino al 30 luglio proprio perché c'erano gli europei, specificando che avremmo fatto qualcosa. Dopo abbiamo impostato il programma. Quando mancavano due o tre mesi, abbiamo iniziato a creare delle rubriche, abbiamo deciso di coinvolgere tutti quelli che facevano le live durante l'anno, che già di per sé erano posizionate bene. La cosa straordinaria di Cronache è anche che c'è una grande velocità di realizzazione dei progetti: che sia l’arrivo di un brand per cui devi realizzare un progetto, o che sia qualcosa di interno.
Prima di una diretta di Eurocronache, vedete la partita tutti insieme?
Sì, sempre. Sempre. Fondamentale. Il prepartita di Cronache si svolge anche in un gruppo WhatsApp che abbiamo, in cui costantemente, dalla mattina alla sera, ci mandiamo commenti e notizie. Poi, in genere, c’è qualcuno che arriva alle sei, qualcuno alle ventuno, dipende anche in base agli impegni, ma la vediamo tutti insieme. C’è un costante lavoro di gruppo, e già dalla mattina si inizia a costruire la scaletta.
Voi avete riempito in soli 16 minuti un teatro con tanti delusi per non aver potuto comprare un biglietto. Ve lo immaginavate? E soprattutto, si potrà ripetere una cosa del genere?
Sì, e la felicità è stata impressionante. Si ripeterà, sicuramente. Siamo stati molto contenti, è stato molto bello vedere la community presente, perché abbiamo dato la possibilità ai nostri appassionati di vedere dal vivo i loro riferimenti. Per quanto riguarda la frequenza, bisogna dosare le cose, non bisogna esagerare. Però sicuramente lo rifaremo. Io non credo nella regolarità, bensì nell'esoticità della cosa, che secondo me le rende interessanti e di appeal.
Che cosa si aspetta da quest'Italia? Riuscirà a qualificarsi?
Il nostro obiettivo è battere la Croazia, provare ad andare avanti bene e poi quando rincontri un'altra volta una di queste tre nazionali, provare a giocartela e fare del tuo meglio.Poi, se mi chiedi se questo livello superiore si può contrastare in modo diverso, può essere. Però è un dato di fatto.Ci sono tre nazionali che sono sopra le altre, che sono Spagna, Germania e Francia. Non metto l'Inghilterra perché ha un allenatore troppo mediocre. Queste tre squadre sono di un livello superiore. Noi non siamo l'Italia del 2021, che era più forte di quella di adesso. C'erano Chiellini e Bonucci in difesa. Abbiamo incontrato una squadra come la Spagna che era di livello superiore e di questo dobbiamo essere consapevoli.
E le critiche a Spalletti non sono eccessive?
Ha fatto delle scelte giuste e coraggiose. Tra queste c’è quella di mettere in campo Calafiori dall'inizio, dalla prima partita. Io sono convinto che sia un ottimo giocatore, preziosissimo nel calcio moderno. Non c'è da criticare Spalletti, c'è da essere consapevoli dei nostri livelli.
Oggi Cronache che numeri fa?
Dall'ultima classifica ci sono 70 milioni di interazioni al mese, che sono 24 milioni in più di Sky, che ci rendono il media più influente sui social. Dopo 24 ore dalla conferenza di Ibra, abbiamo raggiunto 3,3 milioni di persone. In più siamo il primo podcast in Italia su one podcast, il che vuol dire davanti a tanti altri grandi nomi. Le nostre live, considerandoli come contenuti on demand, arrivano praticamente sempre le 100mila visualizzazioni. Con “on demand” intendo che il nostro prodotto funziona al di là di chi lo guarda live la sera, numero che comunque è in grande crescita. Quello è il dato più veritiero di come stanno andando le cose.
Come la vede contro la Croazia stasera?
Io sono un ottimista e credo sia bene non fare calcoli ma batterli, anche per trovare l’autostima necessaria. Spero anche che Pellegrini e Chiesa dimostrino di più perché stanno uscendo depotenziati da questo europeo.
Darmian può fare la differenza?
Penso che possa fare bene il suo.
In chi crede in modo particolare allora?
Credo che Barella e Donnarumma siano i due top player e spero si accenda un attaccante.
A proposito di Barella o Donnarumma vedi in loro delle similitudini con Sinner? O c’è un giocatore della Nazionale che te lo ricorda?
Non mi sento di fare paragoni con questa nazionale, sono sport e atleti diversi. Ma l’unico che mi ricorda Sinner come mentalità è Drogba.